Un monumento unico nel suo genere è tornato pienamente a disposizione di turisti e cittadini a Valfornace. La riapertura della chiesa di San Giusto a San Maroto di Pievebovigliana nei giorni scorsi, al termine dei lavori di restauro dopo il terremoto, è stato un momento magico, il riappropriarsi di ciò che appartiene alla storia e a coloro che in questo luogo hanno vissuto e vogliono continuare a vivere. Molte le persone presenti, tra le quali il sindaco Massimo Citracca, che hanno seguito la messa concelebrata da Don Roberto Rafaiani , un parroco impegnato a ricostruire la sua comunità e da mons. Sandro Corradini, un profondo conoscitore della storia di questo territorio. San Giusto è un gioiello artistico che ha sopportato molti terremoti e rivederlo in tutta la sua bellezza è un segno di speranza per tutta la gente di Valfornace.
Il piccolo borgo di San Maroto domina dall’altura rocciosa su cui è insediato la media valle del Chienti. Le origini medievali del centro sono documentate dalla presenza della chiesa romanica , che ne costituisce non solo la testimonianza più antica ma anche la più prestigiosa. Situato su un modesto terrazzamento ai margini settentrionali dell’abitato, l’edificio di culto svetta come un faro dal fondovalle, ruolo esaltato dall’impianto circolare cupolato ritmato lungo il perimetro da quattro nicchioni. La singolarità delle sue forme architettoniche, in parte nascoste dall’addossamento del campanile e della sagrestia, fa di San Giusto un caso isolato nel panorama dell’edilizia religiosa marchigiana e limita i possibili confronti al di fuori della regione a un ristretto numero di complessi, tra i quali il più significativo è la cappella campestre di San Galgano nel contado senese per la particolare adozione della cupola chiusa entro un tamburo cilindrico.
Questo tipo di copertura impostata sopra il vano circolare appare indubbiamente l’elemento strutturale più significativo della chiesa marchigiana, ma è la semplicità del linguaggio architettonico osservabile nell’elaborazione delle cortine esterne a precisare la datazione di San Giusto alla prima metà del XII secolo supplendo in questo modo alla totale assenza di notizie riguardo la sua fondazione e lasciando comunque aperte le ipotesi sia su chi ne sia stato il committente sia sulla sua originaria destinazione. La particolare struttura della chiesa, a pianta circolare, sormontata da una cupola senza centine di sostegno, ha alimentato numerose congetture sulla sua nascita. Per la realizzazione si suppone l’arrivo di esperte maestranze dall’Oriente, in particolare dalla Siria. Alla sua tradizionale lettura come chiesa, si contrappone l’ipotesi di un padiglione da caccia, funzionante anche come osservatorio astronomico, risalente al periodo carolingio e voluto dallo stesso Carlo Magno.
Valfornace, torna agibile la chiesa di San Giusto in San Maroto
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