La cerimonia delle lauree
di Monia Orazi
(foto e video di Andrea Petinari)
«Non rinunciare mai ad un sogno solo perché pensi che ti ci vorrà troppo tempo per realizzarlo. Il tempo passerà comunque». Con questa frase del poeta turco Nazim Hikmet il rettore Unicam Claudio Pettinari, ha chiuso il suo intervento alla festa della Laurea 2018, che oggi pomeriggio ha riempito il campus Unicam dei sogni e della gioia di quattrocento neo laureati, tante ragazze e ragazzi, provenienti da diversi Paesi del mondo, ma anche qualcuno con i capelli brizzolati, sorridente ed emozionato come gli altri. In tutto a concludere gli studi sono stati, nel 2016-2017, 1.289 studenti. Grande il colpo d’occhio offerto dalla scenografia nell’Agorà del campus, con i colori delle cinque scuole d’ateneo coronati dal rosso, il simbolo della laurea, in una bellissima atmosfera da film. I quattrocento laureati hanno atteso tutti il proprio turno, chiamati uno per uno dal rettore Unicam Claudio Pettinari, attorniato dai pro rettori e dai direttori delle cinque scuole d’ateneo: Architettura e design, Bioscienze e medicina veterinaria, Giurisprudenza, Scienze del farmaco e dei prodotti della salute, Biotecnologie. Un folto pubblico di familiari ed amici ha seguito emozionato i momenti di una cerimonia spettacolare.
L’inizio della cerimonia con il coro d’ateneo, diretto dal maestro Luciano Feliciani, che ha intonato il gospel “When the saints go marching in” e l’inno degli universitari il “Gaudeamus igitur”. «Una giornata importante per me come rettore, perché segna il momento più bello, il segno che ho compiuto il mio lavoro, concretizzando gli obiettivi. Per Unicam questa è una festa che si svolge da 700 anni, voi siete la centralità dell’università, all’università si impara che nel momento più buio si può ripartire, per seguire i propri sogni e puntare in alto. Questo è l’inizio di una nuova vita, vi auguro di contribuire agli scopi della società», ha detto il rettore Unicam Claudio Pettinari. Toccanti le testimonianze di due laureati Unicam che si sono distinti nel loro percorso professionale, Antonietta Lombardozzi laureatasi 25 anni fa in Chimica e oggi direttore del laboratorio forense del gabinetto di polizia scientifica di Torino ed il 37enne Ezio Bartocci, laureato in Informatica, che dopo il dottorato è divenuto professore di Informatica all’università politecnica di Vienna. «Sono entrata alla scuola per la polizia scientifica, un mondo con molti uomini e poche donne con lo spirito da pioniere – ha raccontato Antonietta Lombardozzi -. Sono serviti spirito di sacrificio ed abnegazione, resistenza agli sforzi come quella che sta compiendo la popolazione colpita dal sisma, alla quale mi sento vicina. Anche io ho avuto il mio terremoto personale, un tumore maligno, dal quale ho imparato a vivere il momento senza timore di fallire e senza mai perdere tempo». Ha aggiunto Bartocci: «Oggi guido un gruppo di sette persone che fa ricerca sui metodi formali, per controllare sistemi cibernetici complessi, come defibrillatori e pancreas artificiali. Sono andato a Los Angeles, appassionandomi alla ricerca e capendo che si cresce solo confrontandosi con il mondo». Dopo la consegna delle pergamene tutti si sono ritrovati per la foto di gruppo, cappello lanciato in alto, sguardo verso il futuro, pronti per il nuovo inizio di un’esistenza tutta da costruire.
Il rettore Pettinari
Ezio Bartocci e Antonietta Lombardozzi
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
“Sono la centralità dell’Ateneo”? Forse “sono stati la centralità dell’Ateneo”, visto che ormai si sono laureati.