Franco Capponi, il sindaco di Treia sospeso, fino al mese di giugno, ha coordinato la commissione Anci Terremoto, della commissione fa ancora parte il sindaco di Amandola Adolfo Marinangeli. I due amministratori fanno il punto sulla ricostruzione nelle Marche a due anni dalla prima scossa del 24 agosto 2016.
Quali sono i numeri da evidenziare e cosa manca ancora per dare slancio alla ricostruzione?
Franco Capponi: «Sanatoria edilizia e normative semplificate degli appalti pubblici ancora le criticità non risolte che bloccano la ricostruzione: solo 4600 le pratiche presentate all’Usr su 40mila attese è la cifra da cui partire per vedere cosa c’è ancora da fare. Certamente oggi, a due anni dal Sisma possiamo dire che l’emergenza è stata affrontata con una impostazione nuova che ha generato ritardi iniziali importanti e che ora va lentamente stabilizzandosi. Oggi abbiamo bisogno di avere a disposizione tutti i dati in merito all’avvio della fase di ricostruzione e cercare di individuare anche qui le criticità maggiori da affrontare – soprattutto in termini di normativa – per accelerare si, ma soprattutto per rendere possibile una ottima ricostruzione in tutti i territori della nostra Regione – e queste condizioni purtroppo ancora ci sono tutte. I dati presentati a tutti i sindaci delle Marche, nei giorni scorsi, dal presidente della Regione Luca Ceriscioli sono reali e come tali vanno esaminati. Emerge il dato delle poche pratiche presentate per la ricostruzione. I nodi li conosciamo ed abbiamo tentato di farli capire al legislatore ma ancora non abbiamo una risposta in merito.
Adolfo Marinangeli: «Le cose che oggi a due anni dal sisma saltano agli occhi sono queste: risulta quasi ultimata la realizzazione delle casette da parte della protezione Civile in tutta la nostra Regione. Circa 1850 Sae già consegnate alle famiglie su 1930 richieste avute e tutte saranno ultimate entro il mese di settembre 2018 assicurando quindi che il prossimo inverno tutte queste famiglie avranno una sistemazione adeguata e tutti i terremotati e le famiglie potranno tornare anche ad una vita normale sia dal punto di vista lavorativo che di relazione. Un toccasana per la ricostruzione del senso di Comunità; il contributo di autonoma sistemazione e l’accoglienza in albergo delle famiglie è stato un ottimo strumento transitorio per assicurare alle famiglie una soluzione alloggiativa adeguata. Sono state risorse importanti per il bilancio dell’emergenza. Sono circa 275 milioni le somme erogate alle famiglie sinora (circa 195 miloni di euro. Quelle destinate al solo Cas e quelle pagate al sistema dell’accoglienza turistica (circa 80 milioni di euro.). Soprattutto le risorse sono state liquidate con tempi adeguati (ogni mese sono state liquidate le somme spettanti del mese precedente. Abbiamo ancora una criticità e per questo sollecitiamo regione Marche, Protezione Civile regionale ed Erap a definire gli acquisti di circa 900 alloggi derivanti dall’invenduto immobiliare – importante forma di sistemazione definitiva delle famiglie – proposta che feci nei primi mesi del 2017 e arrivata attraverso Anci Marche al Commissario Errani e largamente sostenuta dal coordinatore della commissione Anci Marche Franco Capponi già nei primi giorni dopo la scossa più devastante del 30 ottobre 2016 e che andava oltremodo valorizzata dati i risvolti positivi che questa avrà anche in futuro e che porterà ad un rinnovamento del patrimonio di edilizia pubblica dei nostri territori. Abbiamo ancora una forte criticità invece sull’avvio del programma degli interventi sul patrimonio Pubblico (scuole, Municipi, edifici culturali, chiese ed edifici di culto) che dispone già di finanziamenti consistenti e superiori ad 1,6 miliardi di euro. Con più di 2000 edifici coinvolti che stenta a decollare nella fase realizzativa per le criticità legate alle norme relative agli appalti e alla mancanza di chiarezza delle procedure e della gestione delle stesse procedure di appalto. Queste criticità procedurali sembrano sgombrate con la pubblicazione delle ultime ordinanze (soprattutto con l’ordinanza 56/2018) ma il nodo dei tempi e delle procedure ordinarie in tema di appalti pubblici complicano ancora molto l’avvio di queste opere strategiche per il superamento della fase critica della ricostruzione. E’ proprio qui che Anci Marche ha cercato di proporre soluzioni di semplificazione, presentando continuamente emendamenti alle varie leggi che si sono interessate del Sisma ( sono ad oggi 10 leggi quelle che regolano la ricostruzione…. veramente troppe) ma la resistenza di Anac sembra avere ancora la meglio sull’obiettivo imprescindibile di accelerare la ricostruzione delle opere strategiche per i nostri territori.
Poche pratiche presentate ma come procede per i finanziamenti?
Franco Capponi: Le pratiche invece finanziate, dopo l’istruttoria degli Usr, e che quindi hanno potuto o possono avviare i lavori non raggiungono il 40% di quelle presentate (circa 1500).
Sono ancora pochi quindi i cantieri della ricostruzione aperti ed è un peccato per l’economia locale che dopo le modifiche alla normativa sulla ricostruzione con l’innalzamento dell’obbligo dell’iscrizione delle Ditte alla Soa a 258mila euro, anzichè a 150mila euro precedenti e fortemente voluto da Anci Marche e dal sistema delle imprese marchigiane, avrebbe una capacità realizzativa molto più alta. L’apertura di numerosi cantieri avrebbe un effetto rassicurante e stimolante per i territori cosi devastati e psicologicamente positivo per la nostra gente che ha dubitato e dubita ancora sulla possibilità di ritornare alla situazione ante sisma ed anche migliore, vista la perdurante crisi in atto da un decennio sulle nostre realtà. La cosa più importante da notare è che la ricostruzione sta partendo non dalle aree epicentro del Cratere ma dalle aree periferiche e dei comuni più grandi (Macerata, Tolentino, San Severino, Corridonia, San Ginesio, Sarnano, Matelica, Treia, Amandola ed altri). Infatti le aree più colpite sono anche quelle con maggiori problemi burocratici dovuti alle fasi di rilevo dei danni prima ed ora alle operazioni di perimetrazione e soprattutto della mancata soluzione del problema qui fortemente presente delle difformità urbanistiche riscontrate. Difformità urbanistiche minimali a volta ma che il legislatore di prima (governo Gentiloni) e di oggi (Governo Conte non sono stati in grado di affrontare). Una proposta risolutiva al problema era stata presentata da Anci Marche e sottoscritta da numerose associazioni (Anci, Confindustria, Confartigianato, Cna, Cgil, Cisl, Uil, Legambiente, Symbola, ordini professionali ed altre) era stata presentata all’attuale governo e Parlamento in sede di conversione del Dl. 55/2018 ma alla fine questa non è stata presa in considerazione allontanando e ritardando di ulteriori mesi (almeno fino alla legge di bilancio dello Stato per il 2019) l’avvio della ricostruzione privata in questi territori. La percentuale di edifici con problemi di piccole difformità edilizia supera il 60 % di media nell’area cratere e più forte nelle aree interne più colpite e quindi la principale causa dei ritardi sembra essere proprio questa: le pratiche di edifici con difformità edilizie non sanabili sono oltre la metà di quelle presentabili e se non si interverrà con uno strumento legislativo ad hoc la ricostruzione sarà enormemente penalizzata soprattutto per questi aspetti. Questa proposta proponeva l’inserimento di due nuovi articoli e precisamente il 7 bis e 7 ter al decreto-legge 189 del 2016) relativi: all’accelerazione e definizione dei procedimenti di condono non ancora definiti nei Comuni del Cratere e disposizioni comuni per la sanatoria di eventuali abusi edilizi sugli interventi di riparazione e ricostruzione degli immobili danneggiati o distrutti dal Sisma 2016. Queste modifiche indispensabili prevedono l’efficacia estintiva del titolo abilitativo edilizio in sanatoria rilasciato ai sensi della presente normativa con l’estensione oltre che ai reati contravvenzionali anche ad gli altri reati “edilizi” e a quelli previsti sulle costruzioni in zone sismiche. Nei territori colpiti dalla crisi simica iniziata il 24 agosto 2016 infatti è stata rilevata una importante criticità nel percorso di riparazione o ricostruzione degli edifici danneggiati o distrutti, derivante dall’esistenza di modeste difformità in materia paesaggistica consistenti anche in minimi incrementi della volumetria o della superficie degli edifici, che impedirebbero il prosieguo del procedimento di concessione dei contributi. Attualmente questi edifici danneggiati dal sisma non potrebbero ottenere i contributi del terremoto ed ecco spiegato l’arcano anche delle poche pratiche presentate. E’ questo il principale ostacolo all’avvio della ricostruzione ed è questo che il Parlamento doveva affrontare ed ora dovrà affrontare con rapidità se non vorrà il fallimento della ricostruzione del cuore dell’Appennino».
Rendiconto opere e pratiche della ricostruzione avviate nelle Marche
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