Il camoscio Berro
Da un parco a un altro: catturato sui Sibillini e trasferito sul Gran Sasso. E’ stata effettuata ieri mattina l’operazione di trasferimento di Berro, un esemplare di camoscio due anni e mezzo, dall’area faunistica del camoscio appenninico di Bolognola a quella di Farindola all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Un intervento fatto in sinergia con il parco abruzzese, che si è dimostrato da subito disponibile ad ospitare Berro, e che si è reso necessario per salvaguardare la crescita dell’animale evitando così una futura competizione con un altro camoscio più adulto presente nell’area faunistica, dove sono ospitati anche due esemplari femmine. Ad intervenire con la telenarcosi sono stati i tecnici specializzati del Parco Nazionale dei Monti Sibillini che hanno addormentato l’animale per poi trasferirlo nella nuova area, dove già vivono altri camosci. L’operazione si è svolta in totale sicurezza grazie anche al supporto dei responsabili dell’area faunistica e dei carabinieri forestali. Il camoscio ha reagito perfettamente alla cattura messa in atto con competenza dal medico veterinario del Parco, Federico Morandi.
Il trasferimento dell’esemplare
“L’operazione – spiega il veterinario – rientra nell’ambito della gestione del camoscio appenninico che il Parco dei Sibillini ha intrapreso insieme ad altri Parchi nazionali e regionali, che prevede degli scambi periodici di esemplari per cercare di ridurre al massimo la consanguineità. Per la cattura si è innanzitutto reso necessario indurre lo spostamento dei camosci in un sub recinto e, una volta individuato il momento giusto, si è provveduto ad addormentare l’animale target con la telenarcosi. Dopo aver atteso la totale sedazione sono stati effettuati tutti i controlli e i rilievi del caso e, grazie a un antidoto somministrato successivamente, Berro ha potuto affrontare in totale sicurezza il viaggio prima di essere liberato nell’area faunistica di Farindola”. Ad oggi la popolazione di camosci presente nel Parco Nazionale dei Sibillini è di circa 120/130 individui, che vivono prevalentemente nell’area del Monte Bove. Altri sono ospitati nell’area faunistica di Bolognola, una realtà nata nel 2006 nell’ambito del progetto “Life” per la conservazione della specia. Un’area recintata di circa 4 ettari di superficie che oggi ha diverse finalità, come spiega il biologo del Parco Alessandro Rossetti. “Innanzitutto – ha illustrato – vi è la necessità di provvedere alla conservazione del camoscio appenninico, specie di interesse comunitario, attraverso la riproduzione di individui che poi vengono immessi in natura e vanno a rafforzare la neo colonia dei Sibillini. Altro scopo dell’area è quello di cercare di incrementare il livello di diversità genetica degli individui e, non ultima, vi è la finalità didattica e di promozione del territorio in quanto l’area faunistica è un punto di interesse che può essere visitato dalle persone che arrivano a Bolognola”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Meraviglia ❤.