Bocci, Pasqua nella “sua” Tolentino:
“Il sisma una ferita ancora aperta”

L'INTERVISTA - In attesa di tornare a ‘girare’ (il 24 aprile) come vice del commissario Montalbano nella fiction di Rai 1, l'attore si è concesso un giorno per passare la Pasqua con la mamma Angela, 96 anni. Ieri la consueta tappa alla "Botteguccia dei vecchi sapori" di Colfiorito dove ha parlato degli studi a Camerino, del teatro Vaccaj e del terremoto: "Il Palazzo sembra lontano dai bisogni delle persone"

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Bocci con la famiglia Capoccia-Ricci nella Botteguccia dei Vecchi Sapori

 

di Maurizio Verdenelli

Tornare a casa a Pasqua. Per il vice di Salvo Montalbano, il commissario Mimì Augello, al secolo Cesare Bocci, si tratta proprio di un ‘salto’, di un ‘permesso’ di 24 ore appena sul tragitto Roma-Tolentino e ritorno, in tempo poi per unirsi alla ‘compagnia’ che dal 24 prossimo inizierà a girare a Ragusa e provincia una nuova serie dell’eroe di Andrea Camilleri, primatista di ascolti tv.

Scusi, dottor Bocci, all’università di Camerino (dove entrambi hanno conseguito la laurea in geologia ndr) chi era più bravo? Lei o Emanuele Tondi, il super esperto che ha ‘svelato’ le dinamiche del terremoto del Centro Italia?

 “Sicuramente Emanuele, con cui sono rimasto profondamente amico”.

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Cesare Bocci con Annunziatina Ricci e Maurizio Verdenelli

Al nome di Tondi, il commissario ‘Mimì sciupafemmine’ si apre in un largo sorriso. Tondi è pure il sindaco di Camporotondo sul Fiastrone, sono cresciuti assieme nel paesino dove le tracce della famiglia Bocci si limitano ora soltanto alla presenza di un nipote. La madre, Angela, 96 anni, vigorosamente portati, abita infatti a Tolentino (zona ospedale, vicino alla chiesa di don Sergio) e il fratello Gaetano a Camerino (zona San Paolo): entrambi salvi dai decreti di inagibilità post sisma. A Colfiorito insieme con l’adorata moglie Daniela (altro che ‘sciupafemmine’, Cesare è un marito affettuosissimo) e l’altrettanto adorato cane Titti, l’attore ieri ha osservato come sempre la consueta tappa gastronomica, dagli amici Stefano Capoccia e la moglie Annunziatina Ricci, titolare de ‘La botteguccia dei vecchi sapori’. “Un ristorante da Oscar, se non ci fosse sarebbe da inventarla questa isola di gentilezza, sapori, odori e tradizioni. Annunziatina è protagonista assoluta, Stefano, come per i cantanti, è il front-man. Una combinazione di doti”. Annunziatina, che al titolo di chef, preferisce quella di guerrigliera nel nome dell’amatissimo ‘ Fidel Castro’, sorride mentre serve al suo celebre ospite ciauscolo e ricotta di montagna per cui il locale va giustamente famosa tra i viaggiatori Umbria-Marche e viceversa.

A Tolentino, torna spesso?

“Sì, ogni volta che posso. E vorrei che il teatro Nicola Vaccaj aprisse al più presto. L’incendio data ormai 9 anni fa, i lavori sono stati avviati da molto tempo ed ancora personalmente non conosco quando finalmente questa meravigliosa struttura aprirà il sipario”.

Il pensiero torna al 1983, quando lui, Cesare, insieme con Saverio Marconi (“Non lo vedo da tempo”), Michele Renzullo, Lella Eleonori e Bruno Borraccini, cui si unì poi Ada Borgiani ed 8 anni dopo l’indimenticabile Tommaso Paolucci, poi direttore dello Stabile delle Marche e quindi del ‘Sistina’ di Roma, fondarono la ‘Compagnia della Rancia’. Chi scrive ricorda l’esordio in un ‘Vaccaj’ strapieno: in archivio una foto ‘storica’ di Pietro Ingrao a colloquio Adriano Ciaffi, nel foyer durante l’intervallo. In scena, ‘La Cortigiana’ del lussurioso Pietro Aretino. Grande successo, ma i ‘magnifici cinque’ compresero che la strada del ‘professionismo’ andava battuta diversamente per emergere. E nacque, in Saverio Marconi, l’idea del musical che proiettò la Rancia a livello nazionale ed oltre.

Tuttavia il pensiero, in Bocci, torna adesso ai suoi maceratesi ‘senza casa’.

“Sì, vero, sono molto preoccupato per le lentezze burocratiche. Per chi vorrebbe darsi da fare al fine di ricostruire quanto prima un tetto, non vengono infatti fornite ancora certezze. C’è un grande spaesamento e il Palazzo appare lontano dalla gente che soffre. Soprattutto penso allo stress di chi è costretto ad ‘emigrare’ forzatamente, in base alle dure seppure comprensibili leggi del profitto stagionale della categoria, da un centro all’altro della costa. Dolore su dolore per chi ha perduto tutto e non vede la luce, a distanza di sei mesi da quel 24 agosto quando iniziò tutto…”.

Lei, personalmente, si è mosso?

“A Roma percepimmo la scossa del 30 ottobre: siamo saliti in auto, io e Daniela, e via subito a Tolentino. Con don Sergio abbiamo aperto a fianco della chiesa, un centro di accoglienza per 250 ‘sfollati’. Mia madre rientrò a casa dopo pochi giorni: erano state rilevate soltanto alcune crepe nell’abitazione, nessun problema dunque. Fortunatamente per lei, perché nonostante sia forte e lucida a dispetto del suo quasi secolo di vita, sarebbe iniziato un calvario simile a migliaia di altri marchigiani”.

Non c’è tempo per proseguire l’intervista, solo per alcune fotografie. Il ‘divo’ della tv e testimonial dell’Anfass (“Gli dobbiamo molto: è davvero molto disponibile” dicono a Macerata) è saltato in auto, sulla sua fuoristrada Honda, con Daniela a fianco, e via da Colfiorito a Tolentino dove mamma Angela lo aspetta per festeggiare la Pasqua.

 



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