di Federica Nardi
Novemila polaroid che ricompongono in un mosaico moderno lo splendore mistico del cappellone di San Nicola di Tolentino. Un lavoro durato quattro anni, unico nella storia della fotografia per tecnica e difficoltà. La prima: quella del fotografo Maurizio Galimberti, noto a livello internazionale per i suoi ritratti istantanei di polaroid. Il soggetto è scandagliato fotogramma per fotogramma e ricomposto subito dopo in un mosaico che sviluppandosi prende forma sotto gli occhi dello spettatore. La seconda, quella di un ambiente poco illuminato, di immagini bidimensionali da tradurre in mosaici di foto che abbiano spessore e movimento. Alcuni scatti sono stati realizzati anche a cinque metri di altezza portando la sfida artistica anche sul piano fisico.
Nel progetto concluso la scorsa primavera, voluto e prodotto dal farmacista e collezionista d’arte Alberto Marcelletti e a firma di Galimberti e del regista Luca Giustozzi, i protagonisti non sono più le celebrità di Hollywood o della musica pop ma i personaggi che abitano le pareti della basilica e il dedalo di mura, cortili e spazi costruiti tra il tredicesimo e il diciannovesimo secolo. Unica eccezione l’ex priore Padre Massimo Giustozzo, ora trasferito a Milano, che ha fatto da soggetto a Galimberti per uno dei ritratti. Qui, dove riposano le spoglie del santo, compratrono della città, da ottobre si sono aperte le ferite del terremoto che hanno costretto a chiudere il complesso. “San Nicola remade”, letteralmente “rifatto”, è quindi sia il titolo del mini documentario sia l’augurio di riportare alla collettività uno dei capolavori dell’arte del centro Italia gravemente danneggiato dal terremoto del 30 ottobre. Per realizzare il progetto sono state acquistate tutte le ultime pellicole Polaroid originali rimaste al mondo (6mila pezzi) e anche delle pellicole Impossible (circa 4mila). “Con questo lavoro – dice Marcelletti – pubblicheremo un libro con tutti i ritratti realizzati, circa 30, e una mostra. Le immagini del video sono pochi minuti di oltre 5 ore di riprese. Stiamo pensando di realizzare un vero e proprio documentario per mostrare il senso compiuto di quello che è stato fatto e anche per richiamare l’attenzione su come è ridotta dopo il terremoto la basilica”.
Maurizio Galimberti
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