Sarnano vive oltre il sisma:
tra macerie e serrande alzate
(foto/video)

TERREMOTO - Le ferite sono tantissime, il centro storico è zona rossa. Alcuni negozianti hanno lasciato le loro abitazioni ma di giorno tengono aperti i negozi

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L’abbazia di Piobbico distrutta dal terremoto

 

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Una casa sventrata a San Cassiano

 

(Foto e video di Lucrezia Benfatto)

Tre zone rosse, diverse centinaia di sfollati. Il sisma ha assestato un duro colpo, con intere frazioni vive e popolate diventate deserte. Ma Sarnano ha reagito e sta reagendo. L’area del palasport, che è arrivata ad accogliere 400 persone per la notte, è diventata la piazza della città, una città nella città stessa. Un bar, servizio accoglienza, assistenza e registrazione, infermeria, ludoteca e, ovviamente, dormitorio. Due le tensostrutture: una mensa allestita dalla Croce rossa nazionale (i cui operatori alloggiano all’ex Zoji) e un’area servizi per la messa in stoccaggio del materiale grazie alla struttura offerta dalla Regione Puglia. E poi sala operativa della protezione civile, uffici comunali, comando della polizia locale, stazione mobile dei vigili del fuoco – arrivati da Vercelli e La Spezia, più una squadra recupero e messa in sicurezza che alloggia negli spogliatoi del campo sportivo Maurelli, tutti coordinati da un comandante arrivato dall’Emilia Romagna – e prossimamente, vista l’inagibilità della caserma che dovrà essere abbattuta, anche la stazione mobile dei carabinieri.

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L’interno del palasport di Sarnano

 

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La chiesa di San Cassiano crollata dopo il sisma di domenica 30 ottobre

In pratica, Sarnano vive. Vive perché la maggior parte dei negozi ha le serrande alzate, nonostante alcuni dei proprietari siano costretti a far fronte all’emergenza di non poter tornare, finito il lavoro, nelle loro case. Vive anche per chi dorme in auto o nei camper e roulotte davanti alle case dichiarate parzialmente o totalmente inagibili e poi si alza per andare a lavorare. Vive per quelli che hanno preferito spostarsi altrove, sulla costa, o ospiti da amici. Perché tutti quelli che ora sono partiti per la paura torneranno e quelli rimasti li aspetteranno. Troppo forte il legame con le tre torri del centro storico, ora zona rossa, che dominano dall’alto, tutte rimaste in piedi e pronte ad aspettare gli eventi che animano il cuore pulsante della città durante l’estate. Troppo forte il richiamo dei pomeriggi trascorsi sul prato davanti all’abbazia di Piobbico che ora è distrutta, con una delle due campane rimasta attaccata alle macerie che non ne ha voluto sapere di cadere sull’erba. Troppa la voglia degli abitanti di San Cassiano, zona rossa come quella di Piobbico, di tornare nel loro piccolo borgo, di rivedere quel campanile fare bella mostra di sé, nella chiesa che alle 23 della vigilia di Natale, da sempre, accoglie i sarnanesi. Un campanile crollato sulle scale della casa di don Luigi Verolini che, quella domenica mattina, è fuggito dalla parte giusta, quella sul retro: un momento di panico e una porta aperta al posto di un’altra sarebbero bastati per piangere un uomo di chiesa, ma soprattutto un parroco che ha cresciuto intere generazioni di sarnanesi.

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Una delle abitazioni distrutte dal terremoto a Terro

Le ferite sono tante. Le case sventrate a Terro, interi condomini inagibili, il silenzio che si respira a Giampereto, il cimitero la cui parte monumentale è gravemente danneggiata, la chiesa di Santa Maria di piazza Alta e il teatro “Della Vittoria”, intitolato a Mario Del Monaco, lesionati. Inagibili la materna, le elementari e le medie, così come tante abitazioni private. Alcuni ristoranti costretti a chiudere. Poi ci sono le ferite che non si vedono. L’ansia, il timore che non finisca più, che non ci sia più un futuro. Quella sensazione che qualcosa di tremendo stia sempre per accadere e che ad ogni scossa si rinforza. La cura è invisibile, ma c’è. La gente non si accorge che si sta già curando, perché troppo impegnata, giustamente, a vivere il presente. Sta esorcizzando la paura e la comunità ne uscirà più forte di prima. Non riesce a percepire che in ogni capannello di persone in piazza della Libertà, che in ogni conversazione in un bar o davanti ad un negozio l’argomento, sempre lo stesso, unisce. Mette tutti sullo stesso piano, avvicina. Nell’epoca della condivisione sui social sono il sorriso, una pacca sulla spalla e un abbraccio, un ricordo di quei luoghi violentati e un’emozione che nasce dal racconto delle storie che li hanno animati, la benzina che alimenta la vita sarnanese. E da cui Sarnano ripartirà.

 

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Il centro diurno residenziale distrutto

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Stefano Censori e Franco Ceregioli, vice sindaco e sindaco di Sarnano

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