di Gabriele Censi
Davanti all’ostello gli abitanti di San Ginesio sono in fila per prenotarsi all’ufficio mobile dei vigili del fuoco. Vogliono rientrare in casa per prendere degli abiti o delle medicine. A supporto tanti giovani volontari di protezione civile, con i giubbetti delle Misericordie di posti vicini e lontani o del Gus come quello che indossa Sara Tesei. Con l’elmetto, lei, ginesina doc e figlia di paracadutista (Giovanni, già presidente dell’Anpdi locale, tragicamente scomparso), mi accompagna nella zona rossa. Entriamo in un silenzio irreale con la luce del crepuscolo. Anche con le crepe il borgo è bellissimo. Sara aveva scommesso su questo paese aprendo un piccolo negozio, ora inagibile, ma conserva il sorriso e la speranza: “Mi raccomando raccontiamo di San Ginesio”. Con il vice sindaco Eraldo Riccucci visitiamo invece la frazione di Santa Maria in Alto Cielo, la chiesa, già lesionata dalle precedenti scosse, è ora aperta sul cielo, tra le case devastate anche la sua e i genitori sono lì all’aperto ma non si allontanano. Dovrà forzare la mano per portali al sicuro. “Questa sequenza in crescendo delle scosse ha fatto sì che non ci siano vittime, è l’unica grande consolazione”.
Milleseicento persone hanno chiesto aiuto al Comune, oltre all’Ostello che ne ospita circa 200 ci sono il centro di aggregazione di Passo, dove sono arrivate proprio ieri le brandine e l’oratorio di Pian di Pieca, qui attendevano un camion con le tensostrutture. Ci sono stati intoppi nel tragitto e risolvono gli alpini mettendo a disposizione le loro, oggi dovrebbero essere montate ma manca ancora il riscaldamento. Frenetica l’attività sul campo della protezione civile, un po’ meno quella di qualche funzionario che al telefono dice di attendere mercoledì perchè domani (oggi per chi legge) è festa. Due Italie si manifestano in un istante davanti al sindaco Mario Scagnetti che resta a bocca chiusa ma poi con noi dice: “Io non so nemmeno che giorno è oggi”.
Il tempo lo scandisce la campana che chiama per la messa delle 18, in un locale arrangiato. Gli sfollati partecipano con le proprie speranze. Una speranza è che tra qualche giorno sia limitato al minimo l’attuale zona rossa così da poter far ritornare chi può nella case: “Dopo la batosta di domenica e quello stordimento che è durato un po’ ci siamo fermati, non da soli, con la presenza istituzionale del presidente della Regione, del commissario Vasco Errani e di Fabrizio Curcio. Abbiamo fatto il punto perché in un tempo giusto questo silenzio sia rotto dalla presenza umana, con una certezza superiore rispetto al passato: certi eventi non dovranno più causare situazione simili”.
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