di Gabriele Censi
La speranza è di tornare a ripopolare un paese oggi quasi deserto, così il parroco e il sindaco presidiano Gualdo. Il primo chiede al secondo uno spazio per dire la messa. “Lì ci devo mandare l’ambulatorio medico” risponde Giovanni Zavaglini a don Bruno Trapè. Li unisce l’amore per questo luogo e troveranno insieme una soluzione anche se la coperta è sempre più corta.
Dopo l’ultima scossa la situazione è diventata ancora più drammatica. Anche il municipio è inagibile, non solo le chiese e le case. Il ricovero per chi non ha trovato posto da amici o parenti è nel tendone-scuola che in questi giorni è chiusa. Tante brande per la notte e di giorno anche alcuni anziani che si preoccupano: “Poi dove ci mandano”. Anche una Madonnina è caduta sotto le macerie nella chiesa di San Savino. La ricorda commossa la signora Irma che è lì con suo marito Mario Francioni: “E’ la Madonna del Rosario, quella della Battaglia di Lepanto”.
I lavori per il prefabbricato-scuola sono quasi terminati e questo risolverà alcuni problemi ma il sindaco chiede aiuto: “I danni sono ingenti, un paese distrutto. Lo Stato non ci lasci soli, la sofferenza è enorme”. Un altro problema è la casa di riposo. Si trova in un ex convento del ‘500 e la chiesa adiacente è anch’essa macerie, il campanile è a rischio. Alcuni ospiti sono stai evacuati. L’ala agibile non ha però tutti i servizi, bisogna trovare una nuova soluzione per chi è rimasto.
Fuori dal centro non cambia la situazione. In contrada Zazza fino ad agosto vivevano in un condominio diverse famiglie. Oggi devono ringraziare quella scossa estiva per avere salva la vita, lì i resti del tetto poggiano sul terreno, le macerie di una grande casa distese a poco più di un metro di altezza. Accanto un’altra con pareti aperte e dai quadri appesi si riconosce una stanza di bambini. Sullo sfondo lo splendido panorama dei Sibillini, spaccati ma ancora vivi.
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