Belforte, lacrime e biscottini

SISMA - Il sindaco "Ci diamo una mano tutti, mia moglie aiuta a pulire i bagni". Tanti hanno la casa inagibile, Giordano Carassai: "Ho ancora 8 anni di mutuo, ora è venuta giù"

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Il sindaco di Belforte Roberto Paoloni nella scuola media ora rifugio per gli sfollati

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La casa di Giordano Carassai

 

di Federica Nardi

(foto di Federico De Marco)

“Casa è mezza crollata, l’avevo acquistata nel 2009 e devo pagare il mutuo per ancora 8 anni”. Giordano Carassai ha 28 anni, fa l’operaio e aveva deciso di investire in una palazzina nella sua città, a Belforte. Poi il terremoto prima “l’ha resa inagibile – dice Carassai – e poi l’altra mattina, il 30 ottobre, è venuta giù. C’è un buco enorme da cui si vede la mia stanza e un altro da cui si vedono le scale. Dentro è tutto pieno di mattoni”. Nella cittadina maceratese vivono 750 famiglie e 120 abitanti che ora, dopo il sisma, non possono tornare a casa. Si appoggiano per la notte nella palestra delle scuole medie, delle materne, in un locale vicino alla chiesa delle Fornaci, oppure dormono in macchina, anche se fa freddo. Alle medie dietro la palestra c’è il tendone una volta utilizzato per le feste, con le panche di legno all’aperto, la cucina accesa. Il 28enne ora dà una mano, come tutti a Belforte, proprio nella palestra della scuola media, dormitorio e ritrovo per oltre 60 persone.

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La cucina da campo

La cucina da campo

“Non potevamo aspettare, abbiamo usato le attrezzature che usiamo per le feste paesane – dice il sindaco Roberto Paoloni – Cucinano i volontari e il cuoco della scuola, almeno 100 pasti”. Anche i più piccoli danno una mano. C’è chi passa la scopa, chi sistema dei dolcetti e dei biscotti su un tavolo comune mentre la moglie di Paoloni si è infilata i guanti e, insieme ad altri, tiene puliti i bagni. “Non ci sono first lady – scherza il sindaco – Ci siamo rimboccati tutti le maniche, non dormiamo niente. Siamo tutti terremotati in provincia. Il decreto del Ministero va rivisto”. Poche ore prima Paoloni e tutti gli impiegati del Comune hanno dovuto prendere e portare via computer e faldoni dal municipio dove le lesioni sono tante e l’inagibilità dietro l’angolo. Hanno portato tutto all’ex mattatoio, nella parte bassa di Belforte, dove è stato allestito il Coc. “Abbiamo chiuso per precauzione – dice Paoloni – e stiamo finendo di mettere in sicurezza la torre civica. Sotto c’è una taverna che dovrebbe essere a posto. Speriamo di riaprire l’accesso presto”. Le scuole sono integre ma “adesso servono per ospitare gli sfollati – dice ancora il sindaco – Anche chi viene da altri Comuni potrà trovare aiuto, ci dobbiamo dare una mano a vicenda”. I cittadini di Belforte non se ne vanno anche per vegliare sulle case abbandonate. “Abbiamo organizzato delle ronde autonome per segnalare situazioni sospette alla polizia e ai carabinieri – dice Paoloni – Temiamo gli sciacalli”. Nella sfortuna, conclude il sindaco, la fortuna è quella di avere “tante imprese edili nel nostro Comune, così abbiamo subito cominciato a puntellare e sistemare”.

La messa in sicurezza della torre civica

La messa in sicurezza della torre civica

Giordano Carassai

Giordano Carassai

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