San Severino, il giorno dopo:
“I nostri volti sono diversi”

SISMA - I quartieri più colpiti dal terremoto di ieri sono disabitati e in migliaia hanno passato l'ultima notte in auto o nel palazzetto Ciarapica. "Sarà un po' scomodo, ma almeno si dorme tranquilli". In mattinata la visita del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, e del commissario straordinario Vasco Errani

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I lettini nel palazzetto Ciarapica di San Severino

I lettini nel palazzetto Ciarapica di San Severino

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Palazzina devastata nel rione Uvaiolo

 

di Leonardo Giorgi

(foto di Federico De Marco)

«Per capire la situazione basta guardare i volti delle persone di San Severino. Sono tutti diversi dopo il terremoto». Natale Maccari, residente nella zona rossa del rione Mazzini, riassume così la San Severino del giorno dopo il sisma di magnitudo 6.5 che ha devastato più di 500 edifici del territorio, costringendo almeno 1500 persone ad abbandonare la propria casa (leggi l’articolo). Maccari, insieme alla moglie, la notte precedente alla scossa di ieri mattina era tornato per la prima volta a dormire in casa dopo aver passato le ultime sere in auto proprio per paura del terremoto. «Stasera dormiremo nel palazzetto. Tantissime case del mio rione, conosciuto come “quartiere dei poeti”, sono inagibili. Casa mia tutto sommato ha retto, forse perché era stata costruita negli anni ’70 da un muratore per andarci a vivere lui stesso e magari ha avuto qualche attenzione in più». Come lui, stasera il punto d’accoglienza allestito nel palazzetto Ciarapica ospiterà più di 200 persone che, per paura o per inagibilità, non possono dormire tra le proprie mura.

san-severino-terremoto31ottobre«Finchè il Comune lo metterà a disposizione – spiega Luisa Carletti, residente di via Raffaello Sanzio – io dormirò nel palazzetto. Sarà un po’ scomodo, ma almeno si dorme tranquilli. Non ho paura dei crolli, ma proprio del sentire altre scosse. Qualche giorno fa in camera ho avuto un attacco di panico per la paura di un altro forte terremoto e alle tre di notte sono corsa a dormire in auto. Al palazzetto ho dovuto portare anche mia mamma e mia zia malata di Alzheimer». Proprio per i malati e per le famiglie che si devono prendere cura di loro l’incubo terremoto è ancora più profondo. Tante le persone con problemi di deambulazione presenti nei centri d’accoglienza di San Severino. Tra questi anche una familiare di Cristian Timpore, residente in centro. Lui che il terremoto l’ha vissuto in maniera molto particolare. «Ero in montagna a cercare funghi ieri mattina – racconta Timpore, che abita con la moglie sopra l’ufficio postale in centro – e durante la scossa la terra sotto i piedi era come uno tsunami. Sono stato sbalzato in alto e in basso, le piante si chiudevano e si aprivano, tanto che una mi ha sfiorato la gamba destra. Sono rimasto bloccato a terra, anche per lo spavento. Ho gridato aiuto e fortunatamente alcuni cacciatori sono venuti a salvarmi». Nonostante la paura, Timpore vuole ricominciare a vivere la quotidianità dei giorni precedenti allo sciame sismico. «La mia casa è antisismica – sottolinea – e questa notte, come quella scorsa, dormirò a casa mia e continuerò ad andare in montagna, anche se la situazione è brutta. Sentirsi spaesati nel proprio paese è la cosa più terribile».

Il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, insieme al vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. Quest'ultimo è stato parroco della chiesa settempedana di don Orione

Il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei, insieme al vescovo di Cremona, Antonio Napolioni. Quest’ultimo è stato parroco della chiesa settempedana di don Orione


Tra le persone a contatto giorno e notte con gli sfollati anche il sindaco di San Severino, Rosa Piermattei. Insieme ai suoi collaboratori e ad alcuni assessori del Comune, svolge l’interminabile lavoro di questi giorni direttamente da una stanza del palazzetto Ciarapica, diventato il centro nevralgico da cui si muovono le unità di Protezione civile e Croce rossa.
«Il territorio da monitorare – spiega il primo cittadino – è vastissimo, rendendo difficile diffondere dati precisi sul numero esatto di case inagibili e persone sfollate. Abbiamo poi tantissime aziende danneggiate: da quelle storiche, impegnate nella lavorazione del marmo, a quelle agroalimentari e vitivinicole. Poi ci sono crolli di capannoni agricoli e di strutture che ospitano allevamenti. Infine abbiamo le attività artigianali e quelle commerciali. Nelle prossime ore dovrò chiudere due bar perché inagibili». La giornata del sindaco Piermattei ha visto un momento di conforto nella visita del vescovo di Cremona, Antonio Napolioni, ex parroco della chiesa di don Orione. Monsignor Napolioni ha salutato con affetto i cittadini presenti nel palazzetto Ciarapica ed ha incontrato l’amministrazione comunale. In mattinata, presente in città anche il commissario straordinario per il terremoto, Vasco Errani e il presidente della Regione, Luca Ceriscioli. I due si sono rivolti proprio ai cittadini settempedani che si sono riversati negli ultimi giorni sulle strade per dormire in auto o in camper. «Comprendiamo la paura di tutti, ma non possiamo trasformare la città di San Severino in un campeggio visto che si sta anche avvicinando l’inverno» hanno spiegato il commissario Errani e il governatore Ceriscioli, sottolineando che in queste ore la Protezione civile nazionale sta installando una tensostruttura vicino al palazzetto comunale per dare ospitalità a 350 persone. Domani l’esercito porterà a San Severino una cucina da campo che sarà allestita vicino la tensotruttura.

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Punto medico installato in piazza del Popolo

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Distribuzione del cibo nel palazzetto Ciarapica

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Il sindaco Piermattei con il presidente del consiglio regionale, Antonio Mastrovincenzo

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san severino terremoto 30 ottobre
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