di Federica Nardi
(foto e video di Andrea Petinari)
A Tolentino il 50 percento della abitazioni è inagibile e quasi 10mila persone sono rimaste senza casa e nei centri di accoglienza del Comune stanotte hanno dormito oltre mille persone. Con 3.500 tolentinati ancora da sistemare l’amministrazione sta cercando altri spazi sicuri dove far passare la notte a chi non ha più casa o ha paura di tornarci. Tanti, non si sa ancora quanti dei 21mila abitanti della città, sono già sulla costa ospiti di alberghi, parenti o amici. «Stiamo definendo le zone rosse nel centro storico – dice il Comune -. Non chiuderemo tutto, solo alcune strade dove il pericolo è reale». Per adesso nessuna segnalazione dagli imprenditori che hanno fabbriche o capannoni. Parrocchie, tendoni, campi sportivi, già rifugio dopo il terremoto del 24 agosto e del 26 ottobre e che ora riuniscono la comunità tra esasperazione e paura.
Al centro Anna Lisi insieme alla sorella e alle amiche nel campo sportivo Sticchi
Anziani, donne, bambini e stranieri si trovano a condividere tutto: dai pasti alle brandine fino ai racconti del terremoto che, nella memoria di tutti, è stato il più forte di sempre. «Le scale le abbiamo fatte rotolando», dice Anna Lisi, 99 anni. Siede in cerchio su sedie di plastica verde insieme alla sorella Clara, 95 anni e ad altre amiche. Le hanno messe lì, nel mezzo del tendone del centro sportivo Sticchi dove a centinaia i tolentinati stanno arrivando per trovare un rifugio per la notte, lontano dalle loro case che ora temono quanto il terremoto. Il centro è un dedalo di transenne, coppi a terra, pezzi di muro. Il traffico, con l’arteria del centro bloccata quasi ovunque, è andato il tilt per tutto il pomeriggio tra sirene e lampeggianti dei mezzi di soccorso e gli allarmi che scattavano a ogni vibrazione della terra. Nel quartiere di viale Vittorio Veneto ogni palazzo mostra crepe che si incrociano tra le finestre, le più minacciose e quella palazzina crollata nella traversa di via Pasubio dove tutti si fermano a guardare e scuotono la testa. «Ho la casa nuova – dice la 99enne – ma ora ho troppa paura, io e mia sorella viviamo da sole, stasera dormiamo qui su quelle brandine con il piumone bianco». Così chiacchierano in un cerchio di sedie familiare, cercano di non pensare e di aiutare chi, come una delle loro amiche, è entrata in confusione e non capisce nemmeno bene dove si trova o che cosa è successo. I malati sono stati portati negli ospedali di Matelica, Loreto e Porto Potenza. Al palazzetto dello sport di Tolentino invece delle brandine sono arrivati i lettini da spiaggia prestati dai lidi sulla costa maceratese. A litigarseli oltre cento persone che, dopo una giornata di scosse continue, sussultano a ogni rumore. Alla parrocchia dello Spirito Santo c’è un’ala solo per gli anziani così da farli stare tranquilli. E’ qui che Marina Tiberi ha dovuto portare il marito che non cammina bene dopo che la Protezione civile li ha fatti uscire di corsa dalla loro casa in centro. «Ci hanno mandato via proprio perché dentro è danneggiato e fuori peggio – dice Tiberi – io dormo da mia figlia in camper ma mio marito non ce la fa, starà qua. Chi se l’aspettava un’altra scossa».
Seduta accanto al marito Marina Tiberi, nel punto di accoglienza della parrocchia dello Spirito Santo
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