Da sinistra: Paolo Mannucci, Luca Marconi, Alessandro Marini e Ivano Tacconi
Il pubblico all’incontro di questo pomeriggio
di Federica Nardi
Dal primo gennaio addio ai Punti di primo intervento negli ospedali di comunità. «Ma ci sarà una struttura equivalente che garantirà i servizi», dice il direttore generale dell’Asur Alessandro Marini durante l’incontro organizzato questo pomeriggio alla Filarmonica di Macerata da Luca Marconi, e Ivano Tacconi, rispettivamente capogruppo in regione e in Comune dell’Udc. Un appuntamento che questo pomeriggio ha toccato punto per punto l’organizzazione dell’Area vasta 3. Marini aggiunge: «finalmente abbiamo la graduatoria regionale per i medici di continuità assistenziale. Ogni Punto di assistenza territoriale (questo il nuovo nome dei Ppi, ndr), ne avrà due più un infermiere». E i medici di famiglia, che dopo titubanze iniziali al progetto regionale, hanno cominciato a dare la disponibilità per entrare a lavorare nelle strutture di Tolentino, Matelica e Recanati. «Abbiamo l’ok di 9 medici a Tolentino, 7 a Recanati e 3 a Matelica», dice Marini. Mentre a Treia «sono zero richieste ma resteranno quelli che già ci lavorano». Per accedere agli ospedali di comunità «ci sarà una valutazione all’ingresso – dice Marini – e si potrà rimanere ricoverati gratuitamente fino a 30 giorni. Ma il principio è che si resta finché serve. Questo degli ospedali di comunità è una sfida ma anche una grande opportunità. Era il pezzo che mancava. Bisogna dimenticare il totem che la sanità corrisponde all’ospedale. Il modello non è statico ma in continua evoluzione. Al momento abbiamo uno dei sistemi sanitari migliori al mondo. Se non andremo avanti con la riforma alla fine la subiremo con il declassamento delle strutture». E sui fondi dedicati, dice il direttore Asur, «non verrà tagliato un euro, confermiamo complessivamente 6 milioni di euro per le dotazioni e 6 milioni per gli investimenti. A Tolentino ci sarà un centro per i disturbi alimentari, come programmato mentre a Treia avvieremo una sperimentazione tra cure intermedie e domiciliari». Con lui Paolo Mannucci, dirigente del Servizio politiche sociali e sport della Regione, che ha dipinto un quadro, dati alla mano, della situazione sanitaria provinciale. «In confronto a realtà simili a livello nazionale – dice Mannucci – siamo messi abbastanza bene. Anche se nella sanità abbiamo un’azienda mentre per il sociale ci sono gli enti locali, che rispondono alle indicazioni regionali in modo del tutto diverso. Quello che è certo è che spendiamo in linea con la media ma bisognerebbe investire di più».
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