di Monia Orazi
«Castello c’è». Si sintetizza nelle poche parole stampate sulla maglia di Antonello Urbani, il presidente della Pro loco Valli Castellane di Castelsantangelo sul Nera, il messaggio della montagna ferita dal terremoto dello scorso 24 agosto, ma che vuole rinascere con tutte le sue forze. «Ci sono giunti aiuti da parte di tantissime Pro Loco da tutta Italia – racconta Urbani – vorrei ringraziarle tutte una per una, insieme ai loro presidenti e volontari, per la solidarietà e tutte le cose che ci hanno inviato, siamo felici e commossi».
All’ingresso del comune campeggia un grosso cartellone bianco, pieno di fotografie, dalle tendopoli, al centro del paese, con tanti grazie. «Ho voluto far stampare un po’ di queste maglie per far sapere che ci siamo e vogliamo rinascere – continua Urbani – questo è lo spirito che ci anima, Castello c’è e vogliamo farlo sapere a tutti. Per questo sto organizzando, insieme a Visso ed Ussita una marcia per il 9 ottobre prossimo, in segno di speranza per il futuro.
Il terremoto ha scacciato tutti, ma non dimentichiamo che Castelsantangelo vive di turismo. Ci vorranno anni per ricostruire, ma noi vogliamo ripartire». I negozi restano tenacemente aperti, la norcineria, l’alimentari, la farmacia ed i due bar che si aprono sulla piazzetta. Ad un mese dal terremoto è tornato a passare il pulmino giallo della scuola che porta i bambini a Visso, c’è chi gioca a carte davanti al bar. Il paese alto resta blindato, avvolto dai nastri bianchi e rossi che delimitano la zona colpita, case abbracciate le une alle altre, quasi a farsi compagnia, vecchie di secoli, otto su dieci sono rimaste ferite dalla violenza delle scosse. Tra i vicoli vuoti si sente sferzare il suono del vento ed il gorgogliare di una vecchia fontana dietro un arco, alla fine del centro storico antico. Telegrafico Franco Brizi, titolare di uno dei bar (è il fratello dell’ex calciatore della Fiorentina, Giuseppe Brizi), che affacciato alla finestra, al passaggio del sindaco e di altri amministratori dice: «Non lasciateci soli, ci avete dimenticato, fate qualcosa sennò quassù moriamo, non c’è più nulla». Non molla Rita Viola, 75 anni, titolare dell’altro bar che porta il suo nome, da oltre mezzo secolo dietro al bancone, rinomata per la bontà del suo cappuccino: «Nei mesi scorsi, anche grazie alla fioritura di Castelluccio, avevamo lavorato parecchio. Sono qui da 53 anni, ho visto le cose andare sempre peggio con la crisi, piano piano, tutti se ne sono andati da qui. Il terremoto ho paura che sia stato la botta mortale. Ho paura che questo resterà un paese fantasma, speriamo di non essere dimenticati, speriamo che ci aiutino altrimenti non ci riprenderemo più». Giù alla tendopoli sono rimaste 18 persone, come spiega Marco Urbani, coordinatore comunale di Protezione civile: «Di giorno restano pochissime persone, a cena di solito se ne ritrovano di più, una ventina. Di notte dormono dalle diciotto alle venticinque persone, piano piano si stanno trovando sistemazioni alternative. Molti sono andati a Visso, anche io ho la casa lesionata ed ho trovato un’abitazione in cui stare a Visso».
Il turismo è in ginocchio, come spiega Rosangela Censori, guida del parco dei Monti Sibillini: «Nei Centri di educazione ambientale del parco ogni anno movimentiamo 20mila presenze, in una notte il terremoto ha azzerato il lavoro di anni. I danni ci sono, ma dobbiamo far sapere che gran parte dei sentieri e del parco sono visitabili in sicurezza, quali sono i musei che restano aperti. Per noi l’inizio dell’autunno era un periodo d’oro, si lavorava tantissimo, ora il telefono non squilla più, non ci sono richieste di soggiorno. Neanche le scuole vengono più al centro, nessun insegnante si prende questa responsabilità».
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