Il tratto inquinato
Il fiume Esino inquinato per chilometri, dal digestato di un impianto biogas. I liquami, tutti di natura organica, stando al corpo forestale che ha effettuato i controlli, provengono da una centrale con sede legale nel comune di Castelbellino, nello jesino. Il digestato, dal quale sono scaturiti gli inquinamenti, era stato distribuito in modo inadeguato su terreni agricoli, stando alla forestale, sempre riconducibili alla predetta centrale, che si trovano nel comune di Maiolati Spontini, in località Monteschiavo.
Partita anche una denuncia per inquinamento ambientale e danneggiamento delle acque pubbliche. I controlli sono stati fatti questa mattina, dagli agenti del delle stazioni di Jesi – San Marcello ed Ancona. Il corpo forestale è intervenuto a seguito di numerose segnalazioni di cittadini che hanno visto il fiume cambiare colore. Fin dal primo intervento la situazione è sembrata critica, in quanto le acque si presentavano di colore bruno scuro e si estendevano per un lungo tratto fluviale. «Per la popolazione al momento non ci sono rischi – chiarisce il comandante Simone Cecchini – potrebbero scattare delle ordinanze per vietare la balneazione nei tratti dove arriva il fiume. Questo è a discrezione dei sindaci». Considerata la vastità del fenomeno, gli agenti hanno chiesto il supporto dell’elicottero di Falconara, che grazie ad un volo di ricognizione ha consentito di risalire al punto preciso in cui le acque inquinate confluivano nell’asta fluviale principale. Dall’elicottero si accertava inoltre la portata del fenomeno che dal comune interessato si estendeva per un lungo tratto, fino a pochi chilometri dalla costa, con acque scurissime.
I prelievi lungo l’Esino inquinato
Grazie al capillare contatto con l’equipaggio dell’elicottero AB412 il personale forestale è riuscito ad individuare a terra l’origine del grave inquinamento, accertando che la causa risaliva a digestato proveniente da impianto biogas nel territorio di Castelbellino. Una volta individuata la provenienza delle acque contaminate, gli agenti chiedevano un tempestivo intervento dell’Arpam di Ancona per le analisi del caso, anche al fine di verificare l’entità dell’inquinamento e la pericolosità delle sostanze presenti per il sistema fluviale e per l’uomo. I risultati delle analisi arriveranno i prossimi giorni. Lo scorso mese di maggio, gli agenti di Jesi San Marcello e Genga avevano già denunciato il gestore della medesima centrale biogas, il quale aveva effettuato lo spandimento del materiale organico in grande quantità concentrandolo in poche aree coltivate di ridotte dimensioni, site a monte del fosso del Lupo e non in modo uniforme come invece prescritto dalle norme vigenti. Questa pratica illegale aveva determinato, anche a seguito delle piogge, il dilavamento del liquame che seguendo alcuni canali di scolo inquinava da diversi giorni le acque del fosso del Lupo, determinando un grave danno all’ecosistema fluviale. Il responsabile legale dell’azienda verrà nuovamente denunciato alla procura di Ancona per i reati di inquinamento ambientale, danneggiamento aggravato di acque pubbliche, illecita utilizzazione agronomica degli effluenti agricoli, deturpamento del paesaggio. Rischia una pena fino a sei anni di reclusione.
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E bastaaa con sto biogas
Quello che mi chiedo é. Perché chi ha la competenza in merito , consente il collegamento tra biogas e fiume? Adesso deve pagare tutti i costi e risarcire chi ha subito danni, come gli agricoltori.
Maxi multa e chiusura!