L’ospedale di Torrette
Il marito ha un incidente in moto, i medici lo salvano dall’amputazione del piede e lei scrive a Matteo Renzi per elogiare l’eccellenza marchigiana invitandolo a mantenere gli ospedali del territorio. Una lettera indirizzata anche al ministro della Salute Lorenzin e al presidente della Regione Ceriscioli. E’ l’iniziativa di Giorgia Canella, moglie di Daniele Nalli, il 42enne rimasto ferito gravemente il 19 luglio scorso, a Corridonia, mentre tornava a casa per pranzo (leggi l’articolo). «Scrivo, per dire a voi, pubblici decisori, – dice Cannella – che quando intervenite sulla Sanità non potete agire sempre e solo con la logica del pallottoliere politico, del bilancino e della revisione della spesa, del contenimento e del taglio ad ogni costo per dimostrare l’efficienza dell’intervento decisionale, perché in questi corridoi scorre il sangue e il dolore di chi è chiamato a passare attraverso la cruna della malattia, del trauma e della sofferenza, perché ci sono persone, come i medici che ho avuto la fortuna di incontrare, che danno la vita per il loro lavoro e con abnegazione quotidiana sfidano le logiche perverse delle politiche amministrative, mentre chiedono solo di poter fare bene il loro lavoro e perché non tutti sono stati fortunati come Daniele».
Nalli è uno dei tanti motociclisti che questa estate hanno lasciato il loro sangue sulle strade maceratesi. Alle 12.10 di martedì 19 luglio, Daniele, manager di un’azienda calzaturiera del Maceratese, era appena salito sulla sua moto, diretto a casa per pranzare prima di tornare al lavoro. Non aveva percorso neanche 50 metri di strada quando, presa la rotatoria, è stato travolto da un’auto che non lo aveva visto. «Riverso sull’asfalto, lo hanno soccorso gli amici – ripercorre nel racconto la moglie – che hanno chiamato il 118, arrivato immediatamente nelle forme della Croce verde. Gli operatori hanno capito subito che Daniele era gravissimo, ma vivo. La telefonata all’elisoccorso, e Icaro è arrivato dal cielo. È atterrato su un piazzale poco distante per rialzarsi velocemente in volo e lo ha portato nella sua pancia di lamiera all’ospedale regionale di Torrette di Ancona. Al pronto soccorso hanno accertato la gravità del suo stato: il suo piede sinistro penzolava penosamente, quasi staccato dall’arto. Tibia e perone avevano lacerato le carni, buona parte dei tessuti molli si erano persi strisciando sull’asfalto, ma Daniele aveva ancora la fortuna dalla sua parte». Due medici giovanissimi del reparto di Clinica Ortopedica, Stefano Cecconi e Valentino Di Coppa, sotto la guida di Roberto Procaccini, lo hanno portato in sala operatoria e «lì gli hanno dedicato cinque ore della loro sapienza – prosegue la moglie – del loro coraggio, del loro cuore e del loro sacrificio personale. L’ho rivisto alle nove di sera: sul volto tumefatto e lacerato nella caduta spiccava il naso rotto, mi dicevano del bacino sfondato, della frattura alla rotula esposta e scomposta che avevano ridotto e di questo piede, sul quale così tanto avevano lavorato per salvarlo, per lasciarglielo, per non menomare un uomo giovane e nel pieno della vita. Bisognava aspettare, pregare e confidare nel loro lavoro. La notte mi sono alzata dalla poltrona su cui mi ero accampata nell’urgenza dell’incubo che stavo vivendo e con la mano ho sfiorato le dita di quel piede tristemente fasciato. Le ho sentite calde, irrorate e vive».
«Otto giorni dopo, mercoledì 27 luglio, Daniele ha dovuto subire un nuovo e importante intervento – prosegue la moglie – durato otto ore. Su di lui si sono avvicendati il professore Antonio Gigante, per ricostruire la spalla disastrata, e il professore Aldo Verdenelli, per assicurare la mobilità futura di quel bacino sfondato. I chirurghi plastici si sono poi nuovamente dedicati al piede martoriato dall’impatto con l’auto e dal logorio dell’asfalto». Sono trascorse due settimane dall’incidente e la moglie sta vivendo in corsia per stare vicina al marito e seguirlo in tutte le fasi del percorso medico. «Osservo i corridoi puliti, il passo veloce e sicuro degli infermieri dice – le regole che seguono nella cura dei pazienti, attuando gli ordini precisi dei medici che governano l’andamento perfetto di questo reparto diretto dal professore Nicola Specchia. E poi li vedo arrivare, in visita, tutti insieme. I grandi che tramandano il sapere, la conoscenza e l’esperienza di questo meraviglioso mestiere ai giovani, appassionati e sorridenti, pieni di quella umanità che solo da un sorriso può trasparire. Per questo motivo scrivo». La donna sottolinea come il territorio marchigiano ha bisogno di presìdi medici funzionanti, «di meno dirigenti e funzionari amministrativi, e di più dottori e infermieri in corsia, gli unici che gestiscono davvero quello che resta della Sanità pubblica del nostro Paese. A me non restano altre parole che ringraziare di cuore gli uomini che ho avuto il privilegio di incontrare. A Voi lascio il tempo della riflessione e dell’azione responsabile a partire dalle parole, ognuna pesata, di questa mia breve lettera che sa di interpretare, nel dolore dei giorni che vivo, il pensiero di larga parte dell’opinione pubblica».
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Nelle aziende private quando il numero degli impiegati supera quello di chi lavora… di solito va tutto a puttane…
Meno male che qualcuno parla della buona sanità. ….molti invece godono nel parlare di malasanità. E solo in questi casi si scrive ci sono ottime persone on campo sanitario marchigiano ma nessuno ne parla…..basta far guadagnare solo i dirigenti, e tagliare sul personale ormai ridotto all’osso. Si tengono aperti ospedali inutili ma con una politica forte……. è lì che di spreca in tutti i sensi.Che schifo
Grazie Signora per la bella riflessione fatta per il contributo che ha dato senza lasciare nulla di intentato per la nostra eccezzionale sanità pubblica che purtroppo si vuole svendere alle lobby e alle sole logiche di mercato . GRAZIE ANCORA.
Sono contenta per il buon esito della vicenda… io non posso dire altrettanto. Vorrei però sapere se Renzi o chi per lui ha risposto. Io ho contattato spesso il ministero, ma non ho avuto nessuna risposta, memmeno il messaggio di posta ricevuta!
Tantissimi auguri! E speriamo sempre nella buona sanità!
La rovina della sanità sono i troppi dirigenti inutili, troppo pagati e che comunque non si assumono le loro responsabilità!!
Occorrono più medici e molti meno dirigenti!
Gli ospedali del territorio devono rimanere e non chiuderli basta metterci medici e paramedici competenti no ai tagli no all’ospedale unico
Come no! …. è proprio la politica di Cerescioli! pS: 110 amministrativi assunti prima delle elezioni, ……. servono sicuramente di più di oss ed infermieri! ps II: siamo destinati all’estinzione.
Rallegramenti ed auguri alla Signora Cianella e, soprattutto al Suo marito.
In quanto ai dirigenti, meglio stendere un velo pietoso; dovunque si va, si trova una pletora di dirigenti che, con molto appetito, mangiano a quattro ganasce, come diciamo nel maceratese.
E Ceriscioli che fa? Per risparmiare chiude ospedali, fregandosene altamente dei più deboli che, nel caso, sono i più bastonati.
Per fortuna, il Governatore è un uomo di sinistra che va incontro ai meno abbienti, per decenza e rispettto, non aggiungo altro.
io spero che questa lettera faccia riflettere chi deve decidere sui tagli da effettuare( lavorando nel settore la ringrazio molto per la splendida lettera ) i tagli andrebbero fatti nel settore degli impiegati che spesso sono in esubero
Quando a Ceriscioli verrà portato il conto del lauto pasto, credo che sarà piuttosto salato. Basta con i ducetti.
Bellissime parole signora,credo purtroppo che non toccheranno il cuore dei politici!!! Auguri comunque
un CUORE grande che parla si ascolta in religioso silenzio , si fa proprio il messaggio lanciato…..poi un lungo e commosso applauso!
Grazie ,Signora ,ha parlato e scritto anche per me,che sono in lista di attesa,non in Ancona ma a Macerata,spero che mi chiamino presto,anche se confido in Dio e mi sono messa sotto la sua protezione.Auguro a suo marito di ritornare presto a casa.<3
Meno burocrazia in tutto e più elasticità…..MA si fa esattamente il contrario booooh?
In bocca al lupo signora Nalli a lei e a suo marito. Un augurio di cuore affinché tutto su risolva per il meglio
Brava Giorgia, un abbraccio da tutta la famiglia e forza Daniele !!!
Nel 2009, proprio di questi tempi, feci un frontale: 5 operazioni in quasi 3 anni accompagnate da relative terapie riabilitatorie. Ebbene, non posso che parlar bene delle due strutture pubbliche (Civitanova e Camerino, Pronto Soccorso e rispettivi reparti di Ortopedia) che mi hanno a più riprese ospitato e della struttura privata (Santo Stefano) dove mi hanno fatto buttare via sedia a rotelle e stampelle.
Ma ricordo bene le condizioni di pesantissimo stress cui il personale soprattutto del nosocomio civitanovese era sottoposto e nonostante tutto l’estrema professionalità e umanità con cui sono stato trattato.
E conoscendo bene sia i mestieri ospedalieri (uno dei miei migliori amici è OSS) che la situazione sanitaria, sono indignatissimo del modo in cui viene gestita la Pubblica Sanità e la sostanziale impunità di cui gode chiunque ricopra incarichi dirigenziali così che le proprie incapacità e inefficienze organizzative finiscono sempre con lo scaricarsi sui sottoposti. In compenso, ogni tanto esce fuori la notizia di qualche cospicuo premio di produzione (magari pure autoassegnato, come accadde tempo fa qui a Macerata, ricordate?) per aver ottenuto risparmi sulla pelle di dipendenti e utenti!
Il personale ospedaliero -primari, medici, infermieri, OSS, personale di pulizia, TUTTI FONDAMENTALI- è spesso autore di autentici miracoli di abnegazione pur di cercare di dare il massimo standard di assistenza anche in condizioni talvolta pazzesche e in presenza di utenti molto maleducati e pretenziosi (la maggior parte dei quali italianissimi e autoctoni, tengo a precisarlo). Dunque, nel fare tutti gli auguri di cuore alla signora e soprattutto al giovane marito, non posso che associarmi di cuore a quanto scrive condividendo empaticamente ogni parola.