di Maurizio Verdenelli
Monte Vidon Corrado e Pollenza. La piccola grande provincia marchigiana al centro del mondo. “C’è un forte collegamento” dichiara Alvaro Valentini curatore della mostra ‘Marche segrete, da Licini a Craia’, evento di cartello per i 25 anni dell’esposizione pollentina. Chiarisce Valentini: “Osvaldo e Silvio sono i terminali di questo circolo che passa attraverso formidabili autori. Abbiamo voluto in particolare mettere in rilievo i 100 anni dalla nascita di Eraldo Tomassetti, Alfredo Alimento tragicamente scomparso al momento della sua massima affermazione e pure un eccellente fotografo come Giuseppe Tomassini”.
L’esposizione è a piano terra del municipio, nella Sala Convegni. Al centro c’è un grande piatto di ceramica donato da Craia al municipio. Lui, Silvio, classe 1937, due Biennali di Venezia, già curatore di Pinacoteca e musei civici (“Allora, Macerata era al 6. posto in Italia tra le città d’arte” sogghigna) si presenta al grido di Sante Monachesi: “Eccoci!”. Con le Amalasunte e gli Angeli Ribelli di Licini ha convissuto per 15 giorni, poi il grande gesto, lo stesso del celebre Osvaldo nel 1911 dopo Parigi: il rogo in piazza. Concreta dimostrazione dell’arte che si rinnova continuamente anche attraverso la propria dissoluzione.
“Vuol sapere perché a Monte Vidon Corrado nessuno possiede un quadro di Licini?” Veramente lo so… ”Glielo ripeto allora io: Osvaldo che peraltro non ho mai conosciuto a differenza degli altri a cominciare da Monachesi, pagava i vari fornitori con le proprie opere. Che nel paese di cui fu sindaco a lungo, non piacevano e venivano così con mille scuse rifiutate”. Vero, tanto che un testimone mi riferì che avrebbero meglio preferito ‘una caramella’ a fronte della cessione, che so?!, di una botticella di vino…Ma poi in paese s’accorsero dell’alto valore di quelle opere quando il sindaco-pittore tornò da Venezia vincitore in una Biennale: l’accolsero con la banda. Ma ormai era troppo tardi…
Racconta ancora Craia: “Licini amava dipingere in solitudine perfetta, così tanto che lo faceva preferibilmente sul tetto di casa sua che lui raggiungeva con una scala a pioli”. Bellissima la ‘Marina’ (1922) di Licini che la mostra polentina espone tra numerose altre di alto pregio. Con l’artista di Monte Vidon Corrado, ci sono pure l’amico Mario Tozzi, Luigi Bartolini, Sante Monachesi, Umberto Peschi, Valeriano Trubbiani e in ordine alfabetico, oltre ai già citati: Sirio Bellucci, Giorgio Bompadre, Virgì Bonifazi, Remo Brindisi (fu direttore dell’Accademia maceratese), Guido Bruzzesi, Arnaldo Ciarrocchi, Claudio Cintoli, Fabio Failla, Giuseppe Fammilume, Pericle Fazzini, Mario Giacomelli, Paolo Magri Tilli, Edgardo Mannucci, Vincenzo Monti, Manrico Marinozzi, Magdalo Mussio, Cesare Peruzzi, Oscar Piattella, Nino Ricci, Orfeo Tamburi, Sandro Trotti, Wladimiro Tulli, Walter Valentini, Vittorio Vittori. Tutti nell’arco da Licini a Craia. Il quale, presente una vera folla di estimatori e colleghi tra i quali il celebre incisore Carlo Iacomucci, fa a sorpresa ‘outing’ (artistico, s’intende) dentro e fuori questo elenco dagli anni 30 ad oggi che esclude una parte del Futurismo (citazione per Ivo Pannaggi): ‘I maceratesi che più amo? Monachesi, Trubbiani e Dante Ferretti vincitore di 3 Premi Oscar ’.
Parola e pensiero di Silvio: ai posteri, pure ai contemporanei l’ardua sentenza. In mostra c’è, tra veri capolavori e le splendide immagini di Mario Giacomelli e del suo degno epigono pollentino, Tomassini, anche un ritaglio di giornale, incorniciato e pregevole. E’ una ‘perla’ del poeta Mario Monachesi. S’intitola, perfettamente in linea con il tema della mostra: “Craia da Licini”. Mario era sabato presente a Pollenza: una prima uscita dopo tanto dolore personale. A lui l’augurio di prossime, nuove ‘uscite’ nel nome dell’arte e della poesia.
La mostra si svolge in concomitanza con la 25esima rassegna d’antiquariato, restauro e artigiano artistico in corso fino al 24 luglio. Orario: feriali 20.30 – 24; festivi e prefestivi 17.30 – 24.
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