“Cocaina, la droga dei narcisisti
che inonda la costa”

CIVITANOVA - Ha una crescita costante del 20% di nuovi casi ogni anno in città. Dopo il maxi sequestro di polvere bianca e la morte per overdose di Giuseppe Bevilacqua, l'appello del Sert: "Non caliamo la guardia sulle dipendenze, non aspettiamo sempre il morto"

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mario de rosa

Mario De Rosa, responsabile del Sert di Civitanova

 

di Laura Boccanera

Ogni anno cresce del 20% il numero di persone dipendenti da cocaina. Incalcolabile invece il mondo sommerso che gira attorno alla sostanza e che forse non verrà mai alla luce. Perché la cocaina è ancora considerata una non droga. «Quando si pensa alle tossicodipendenze si pensa all’eroina, il cocainomane invece è spesso una persona narcisistica, che segue le mode, le tendenze, che gira per locali, che vuole affermare il suo potere e il suo successo». Lo dice Mario De Rosa, responsabile del Sert di Civitanova commentando gli ultimi episodi di cronaca che hanno proprio la polvere bianca come protagonista. Dal maxi sequestro di sei chili e mezzo di cocaina purissima che confezionata sarebbe stata immessa sul mercato in 30mila dosi, fino ai drammatici casi di overdose. Nel giro di una settimana due gli episodi che hanno portato alla morte prima di Giuseppe Bevilacqua, stroncato da una overdose di cocaina nel garage che era diventato la sua abitazione e il 1 maggio di Gessica Pagliaccio (in attesa che l’autopsia confermi la tesi degli inquirenti). In realtà quando arrivano al Sert i soggetti dipendenti dalla cocaina o hanno già fatto un percorso di consapevolezza o sono lì perché segnalati dal pronto soccorso o perché segnalati dal servizio psicologico. Ma il vero dramma resta quello di chi facendone un uso sporadico non la considera una droga come le altre. Nel 2015 sono 60 le persone dipendenti dalla cocaina seguite dal Sert su 650 soggetti complessivi a carico del servizio e in Italia si calcola che a farne uso sono un milione di persone. «C’è un aumento costante – spiega De Rosa – fino a qualche anno fa la coca non era così pervasiva. Se ne faceva un uso legato al desiderio di affermazione, successo e potenza. Il cocainomane segue le mode e la modalità di consumo spesso non è quotidiano, ma associato ad un preciso momento. E’ molto lontano dal prototipo del tossico che rimane l’eroinomane per eccellenza, antisociale e nichilistico».

Cocaina

Cocaina

De Rosa elabora anche una indicazione geografica secondo cui la cocaina è la droga “della costa”. E’ qui lungo la dorsale adriatica marchigiana che il consumo si fa più intenso e i consumatori sanno di poter trovare il mercato che desiderano. Ma il luogo comune che la cocaina non sia una dipendenza è subito confutabile: «la cocaina scatena l’aggressività, è una conseguenza del narcisismo – prosegue De Rosa – per cui l’altro è accettato solo se asseconda la mania di grandezza del soggetto. La cocaina può creare dei quadri maniacali perché è una sostanza psicoattiva che influisce sul principio di realtà e dare luogo a deliri. Il più frequente è quello di essere sempre inseguito da polizia e carabinieri».

Chi ne fa uso è un uomo sopra i 30, mentre nei giovani e giovanissimi è la cannabis ad essere ancora la sostanza più diffusa. «Ma occhio a confonderla col vecchio spinello – afferma De Rosa – oggi è tutta roba sintetica in cui il principio attivo è più forte e procura effetti allucinogeni. Cresce anche il consumo di chetamina, una droga nuova in polvere che può venire inalata e produce uno stato dissociativo a livello psichico». Ma ad essere cambiato non è solo il consumo o la “produzione” delle sostanze stupefacenti, ma anche il mercato dello spaccio che passa dai locali notturni all’online: «è facilissimo acquistare droga su internet. Sta nascendo, anzi è già nata una nuova figura di spacciatore, è lo psiconauta. Esistono community anche sui social». E poi De Rosa lancia l’appello: «se ne parla sempre troppo poco, non bisogna aspettare che qualcuno muoia di overdose per affrontare il problema. Dietro queste persone spesso ci sono storie personali e sociali di fragilità e criticità, non possiamo voltarci dall’altra parte».



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