Le leggende perdute del monte Vettore
Tra fate, sibille e negromanti

SIBILLINI - La catena montuosa è stata sempre legata a episodi di magia, soprattutto connessi con il demoniaco. Su queste terre si combatteva la battaglia tra paganesimo e religione. Infernaccio, pizzo del Diavolo, Forca Viola sono solo alcuni dei toponimi che ne testimoniano la storia occulta

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Lago di Pilato x plan 2

I laghi di Pilato immersi nei luoghi magici dei Sibillini

 

di Marco Ribechi

La catena dei Sibillini fin da tempi antichissimi è luogo magico, misterioso, considerato meta di pellegrinaggi occulti e di incontri blasfemi tra stregoni e demoni. Ricettacolo di creature a metà tra il diabolico e il mitologico. Molti nomi di luoghi sembrano confermare queste leggende: Grotta del Diavolo, Passo del Diavolo, Fossa dell’Inferno, Gola dell’Infernaccio, Lago di Pilato, Grotta delle Fate o Grotta della Sibilla. Nel 1420 Antoine De La Salle raccolse una leggenda (già nota almeno un secolo prima) trasposta in via romanzata (Guerin Meschino del poeta Andrea de Barberino) secondo la quale una grotta sul monte Sibilla sarebbe l’ingresso del regno di una dea dell’amore. Negromanti, maghi e demoni avrebbero dimorato sul Monte Sibilla e nella grotta. Ma nelle vicinanze esiste un luogo non meno cupo ed enigmatico: il lago di Pilato, ai piedi del Pizzo del Diavolo, sovrastato dalla cima appuntita del Monte Vettore.

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Il rifugio Zilioli, tappa di molte escursioni al monte Vettore

Tra i contadini si pensava fino agli anni sessanta del Novecento, che venti e tempeste erano scatenati dal passaggio di maghi e streghe. Scrive Luigi Paolucci nel suo libro “La Sibilla appenninica” [Firenze, 1967]: “Le più antiche testimonianze relative al nostro monte risalgono al 1300. Esse riguardano il Lago di Pilato dove la fama delle acque incantate e popolate dai demoni in forma di pesci, richiama l’attenzione dei negromanti che affluiscono a consacrare i libri di magia come al luogo più adatto dove gli spiriti evocati sono pronti ad obbedire a chi dia loro in cambio la propria anima”. Proprio sul Lago di Pilato, secondo la leggenda, i demoni che lo infestano richiederebbero ogni anno un sacrificio umano. Antoine de la Sale parla di una forte reazione della gente del luogo contro i negromanti e di un atteggiamento sospettoso nei confronti degli stranieri visitatori. Racconta che due uomini vennero catturati nei pressi del lago e uccisi barbaramente. Un prete trascinato a Norcia e lì arso sul rogo, e il suo compagno fatto a pezzi sul posto e gettato nelle acque del lago. Sempre La Sale raccoglie le testimonianze locali che asserivano che la pratiche negromantiche avevano come conseguenza lo scatenarsi di terribili tempeste. Al contrario nel XVI secolo Benvenuto Cellini, nella sua autobiografia, racconta di un negromante che gli avrebbe raccomandato il Lago di Norcia come il luogo più adatto a consacrare i libri al demonio, e che i residenti erano ben disposti a collaborare in questa pratica. Questa apparente contraddizione potrebbe essere dovuta a interessi economici da parte dei locali. In quei secoli il lago veniva alternativamente chiamato “di Pilato” o “della Sibilla”.

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I laghi di Pilato

Nel primo caso il nome, così suggestivo, riporta alla memoria i tempi in cui Roma era la capitale del mondo antico. Si tramanda una leggenda secondo la quale l’imperatore Tito Vespasiano, dopo aver incendiato Gerusalemme, avrebbe convocato Pilato, ormai vecchio, accusandolo di non aver impedito trentasette anni prima la crocifissione di Cristo Redentore, al tempo in cui era Procuratore di Giudea. Per questo Pilato venne condannato a morte, ma gli venne concesso un ultimo desiderio. Il vecchio romano chiese che il suo corpo fosse deposto su un carro trainato da quattro bufali e abbandonato al destino. Gli fu concesso quanto richiesto, ma l’Imperatore, incuriosito dalla singolarità della richiesta, incaricò alcuni soldati di seguire il carro. Gli animali vagarono fino alle montagne di Norcia, e giunti sulla riva del piccolo lago, tra i monti, vi si gettarono trascinando il carro e il cadavere nelle gelide acque, arrossandole. Da quel giorno, in certi periodi dell’anno, i pastori che guidano il gregge attraverso i picchi dei Sibillini, sussurrano che il Lago di Pilato si tinga ancora di rosso.

L’associazione del lago con il nome della Sibilla potrebbe essere legato ai poteri profetici che il luogo conferiva a maghi e stregoni. E’ sempre Benvenuto Cellini a confermare che l’alchimia praticata sui Sibillini e nei pressi del lago aveva come scopo finale quello di evocare demoni che potessero indicare i tesori nascosti sotto terra. Oltre a Cellini vanno riportate le testimonianze del frate dell’Osservanza francescana Bernardino Benavoglia che parla di “uomini diabolici” che costruiscono “altari con tre cerchi” , e “ponendosi con un’offerta nel terzo cerchio”, evocano il demonio leggendo i suoi nomi da un libro.

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Il fianco del monte Vettore

Nicolò Peranzoni conferma la pratica scrivendo di “due cerchi incisi sulle pietre vicino all’argine del lago con alcuni caratteri”, mentre Francesco Panfilo parla della presenza di un cerchio all’interno del quale “si pronuncia Tau, Erux e un diverso carattere, che indicano i nomi sacri del sommo Dio”. Per il principio dell’inversione dei simboli usati in Magia Nera, il “Sommo Dio” è rappresentato dal demonio più potente, forse lo stesso Lucifero. Antoine de la Sale, nella sua opera “Il Paradiso della Regina Sibilla” [1420 circa] scrive che il Papa Innocenzo (1352) o Papa Urbano (1362) fece distruggere la grotta della Sibilla per impedirne l’accesso. La pratica di erigere forche in corrispondenza dei passi di accesso al Lago di Pilato sembrerebbe tuttavia anteriore, anche se in questo caso le fonti sono scarse e imprecise. La motivazione e’ tuttavia chiara: scoraggiare le pratiche negromantiche attorno al lago. Da qui l’origine dei toponimi Forca di Presta e Forca Viola che circondano l’area del Vettore. Marina Montesano nel suo “…Sacro alle Nursine Grotte” [Istituto Superiore di Studi Medievali, Ascoli Piceno 2003] riporta come Enea Silvio Piccolomini, il futuro Papa Pio II e intimo amico del Voivoda Vlad II Tepes (meglio noto come Dracula), racconti di aver sentito di un convegno di streghe, demoni e ombre notturne, nonché di evocazioni di spiriti che avrebbero insegnato le arti magiche. La presenza di streghe oltre che di negromanti sui Sibillini potrebbe essere motivata dalla consacrazione del “Lago della Sibilla” all’energia ctonia della profetessa nelle leggende pagane. Si credeva anche che alcune pratiche di “consacrazione” e “evocazione” potevano dare gli effetti più evidenti proprio grazie alla presenza di una o più donne. Sotto questa luce le “storie” sentite dal Piccolomini potrebbero essere collegate alle “fate” o “ancelle della Sibilla” che usavano scendere a Foce (villaggio posto tra il lago e la grotta) per danzare con i ragazzi del posto.

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Il sentiero delle fate che scende verso Foce

A questo proposito una delle leggende più suggestive legate al Monte Vettore è quella del sentiero Delle “Fate” che evoca la creazione del sentiero bianco che dalla cima del monte scende in direzione di Foce. Sembra che diversi secoli fa in alcune notti le fate uscivano dal regno della Maga Alcina (Sibilla) e scendevano fino a Foce a danzare con i ragazzi del villaggio. Le fate erano bellissime dalla vita in su, ma avevano piedi caprini e questo permetteva di riconoscerle con facilità. Potevano danzare tutta la notte ma prima dell’alba dovevano fare ritorno nel regno sotterraneo. Una notte, prese dal’ebbrezza della musica, non si accorsero del sorgere del sole e, quando i primi raggi colpirono le cime dei monti, spaventate si diedero a una pazza corsa verso l’ingresso del loro regno. Il sentiero delle fate creato dai loro piedi caprini sarebbe il risultato della folle corsa. La “danza” delle fate potrebbe essere interpretata anche come un sabba o un rituale magico di evocazione, dando così maggiore consistenza alla presenza di “streghe” o “fate” intorno al Lago di Pilato.

 

Lago di Pilato x plan

(Questo articolo è stato scritto in collaborazione con il gruppo di ricerca The X Plan. Per leggere la cronaca integrale delle loro escursioni clicca qui). 



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