di Marco Ribechi
Proteste davanti all’Inps di Macerata. Tutti i sindacati riuniti aderiscono alla manifestazione nazionale che si oppone al taglio del fondo patronati. A rischio i posti lavoro dei dipendenti dei sindacati e la gratuità dei servizi erogati. Ai 35 milioni di euro tagliati lo scorso anno il governo vuole applicare una riduzione di ulteriori 28 milioni. «E’ una misura inaccettabile – dice Barbara Meo, responsabile provinciale del patronato Inca della Cgil – Non sono soldi dello Stato ma è un contributo di 63 milioni prelevato direttamente dai lavoratori. Non grava sulla fiscalità generale, è fuori bilancio. Sono i soldi che permettono a tanti cittadini, pensionati, disoccupati, lavoratori di accedere a servizi gratuiti. Siamo qui davanti all’Inps non per protesta ma perchè è un luogo simbolico visto che l’80 per cento della nostra attività è rivolta a questo istituto».
Da sinistra: Graziano Governatori (Inas), Barbara Meo (Inca), Lidia Fabbri (Cisl) e Manuel Broglia segretario regionale Uil Marche
In tutte le Marche i patronati, riuniti nella sigla Ce.pa., contano 200 dipendenti e 150 volontari. Nel 2014 hanno elaborato oltre 350mila pratiche. Su 100 tipologie di pratiche solo 34 sono a pagamento. «Questi tagli comporteranno una riduzione di entrata ai patronati con conseguente licenziamento dei dipendenti e riduzione delle sedi – spiega Graziano Governatori, direttore provinciale Inas – Svolgiamo tanti servizi necessari che altrimenti dovrebbero essere fatti in maniera autonoma dai richiedenti, con mille difficoltà, oppure tramite commercialisti con costi molto più elevati. I tagli vanno a colpire direttamente tutti i cittadini». Preoccupata anche Tullia Sancricca responsabile Ital di Macerata: «E’ in gioco la professionalità dei patronati. I servizi diventeranno inevitabilmente a pagamento. Si parla di assistenza sulle pensioni, assegni familiari, sostegno al reddito, rinnovi di soggiorno e tanti altri. Domenica si voterà alla camera e già dall’inizio del nuovo anno questo cambiamento potrebbe entrare in vigore. Un bel regalo di Natale agli italiani. Stiamo aspettando il direttore dell’Inps per avere la sua solidarietà».
Poco dopo infatti esce il direttore dell’Inps di Macerata Simone Catini, per incontrare i rappresentanti dei sindacati. «Il sistema italiano si basa sui patronati – spiega Catini – Auspico che si trovi una situazione condivisa. Devo ammettere che l’Inps non è assolutamente pronto per accogliere direttamente tutte le pratiche che attualmente sono svolte dai patronati. Non sono sicuro neanche della legittimità di questi tagli visto che significa mettere a pagamento dei servizi per cui i lavoratori hanno già pagato». Attualmente sono circa 7 milioni le persone che si rivolgono ai patronati per l’assistenza. «Bisogna sottolineare che questi soldi non sono dello Stato ma dei lavoratori – dice Lidia Fabbri, responsabile della Cisl Macerata, Tagliano da una cosa che non è loro, si impossessano dei fondi che i cittadini mettono a disposizione per questi servizi. Inoltre non c’è neanche una destinazione, prendono 63 milioni di euro e non si sa per fare cosa». Ad intervenire anche Benito Rossetti, un pensionato che opera come volontario: «Ogni utente si reca dal sindacato quelle quattro o cinque volte l’anno. Per la denuncia dei redditi, per l’Isee, per una successione, per assegni familiari e tanti altri servizi. Anche i disoccupati vengono per le loro esigenze. Mettere tutti questi servizi a pagamento significa creare un grande danno e impoverire i cittadini. Inoltre i servizi diventeranno tutti telematici, molte persone hanno bisogno di assistenza perchè spesso le procedure sono complicate anche per chi è informatizzato. E’ vero che esiste una grande disaffezione nei confronti dei sindacati ma questi servizi sono imprescindibili. Se da domani 7 milioni di persone ora assistite dai patronati dovessero iniziare a rivolgersi direttamente all’Inps sarebbe un disastro, non sono in grado di accogliere questa mole di richieste».
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