di Gabriele Censi
La guerra dell’acqua arriva alla direzione Pd provinciale che dopo i malumori dei giorni scorsi (leggi l’articolo) si ritrova compatto contro i sindaci democrat più rappresentativi sul territorio. La nomina di Francesco Fiordomo, sindaco di Recanati alla guida dell’Ato 3 di Macerata sostenuto da Romano Carancini in un fronte contrario alla riforma che accentrerebbe le decisioni sul servizio idrico a livello regionale, viene bocciata a larga maggioranza durante la riunione dei vertici provinciali capitanati da Settimio Novelli. Dal segretario arriva un chiaro atto di accusa ai sindaci: “L’attuale assetto gestionale del servizio idrico nell’Ato maceratese è lo stesso ritrovato alla fine del secolo scorso, quando l’Autorità d’Ambito è stato istituita, peraltro con il primario obiettivo di costruire il gestore unico provinciale. Nonostante le chiare e precise disposizioni normative, vigenti fin dal 1994, che obbligano l’unitarietà della gestione, in questi 20 anni, ha prevalso l’inerzia che ora i cittadini pagano a caro prezzo. La frammentazione gestionale ha provocato un’inefficienza operativa che ha generato tariffe molto più elevate rispetto alle altre realtà regionali (Ancona, Ascoli e Fermo) dove già da alcuni anni esiste il gestore unico. L’Ato maceratese rappresenta il simbolo dell’incapacità di effettuare una regolazione efficace del servizio idrico». Fare come la Toscana e L’Emilia Romagna che funzionano benissimo è l’indicazione della direzione Pd nella relazione esposta dal segretario. La proposta è un accentramento amministrativo a livello regionale con le funzioni operative ai territori: “Accentrare le funzioni di direzione, amministrative e contabili delle attuali Aato e lasciare la predisposizione delle tariffe, il piano degli investimenti e i rapporti con l’utenza a dislocazioni territoriali senza autonomia patrimoniale, giuridica ed economica ma che operano in stretto contatto e secondo gli indirizzi dell’Ato unico regionale”. Si ripete lo schema della sanità e la battaglia che si profila è proprio sulla “autonomia patrimoniale, giuridica ed economica”, negata alle aree vaste quando fu costituita la Asur unica.
E sulla nomina di Fiordomo: «L’elezione del presidente dell’Aato 3 ha segnato un passaggio importante per il nostro territorio e rischia di segnare un arretramento culturale e politico della nostra provincia sul terreno della inderogabile riforma del servizio idrico. Il Pd è in linea con la politica del governo e del partito regionale e li incoraggia a proseguire sulla strada della riforma. Apprezzabili al riguardo le dichiarazioni del presidente Ceriscioli per la riduzione dei costi legati a ben 5 Aato (1.200.000 euro annui cadauno) per una regione di appena 1.400.000 abitanti.
Preoccupanti e strumentali invece le dichiarazioni del centrodestra provinciale che, al contrario, fa una battaglia di conservazione dello status quo confidando sulle ambizioni personali e gli egoismi territoriali. L’elezione ha certamente segnato l’affermazione della politica conservatrice del centrodestra, che si è presentato compatto al voto con i propri sindaci, e rallentato la prospettiva riformatrice. Prospettiva che abbiamo dibattuta anche nel partito provinciale e condiviso con i sindaci del Pd della nostra provincia.
Questa operazione, a cui alcuni sindaci Pd hanno aderito, ha mortificato il lavoro fatto per trovare una sintesi condivisa fra tutti gli amministratori del Partito Democratico. I cittadini, sedotti dalla propaganda, che tende a dipingere questa iniziativa come a tutela del territorio, ben presto comprenderanno, di essere ingannati. Se non avvieremo subito questo processo di riforma le famiglie si ritroveranno nella nostra Provincia, con tariffe più costose, minori investimenti e maggiore burocrazia, rispetto al resto della Regione. Anteporre ambizioni personali al punto di fare accordi con il centrodestra è un atteggiamento deprecabile. Ancor più deprecabile è ergersi a paladini dell’acqua quale bene pubblico sapendo perfettamente che mai nessuno, tanto meno il Pd regionale e provinciale, hanno messo in dubbio tale scelta. Mentre la nostra Provincia litiga peraltro al proprio interno gli altri territori si sono già organizzati da diverso tempo per il gestore unico. Questo è l’unico vero pericolo per l’autonomia del nostro territorio».
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