di Gabriele Censi
Un voto unanime del Consiglio provinciale ha approvato l’aggiornamento del programma delle attività estrattive che, decorsi 10 anni, è arrivato alla scadenza. Lo ha illustrato il presidente della Provincia Antonio Pettinari affiancato dal dirigente del settore Alberto Gigli. “Questa è una delle competenze che restano all’ente con il riordino delle funzioni, – dice Pettinari – la Provincia non è stata soppressa e continua anche dopo il mio mandato, seppure nella bufera, qui facciamo programmazione per i prossimi 10 anni con grande attenzione alla questione ambientale”. Si tratta di un aggiornamento che non varia i valori precedenti di 900 mila metri cubi annui di materiale calcareo e 324 mila di ghiaia. “Il settore edilizio è in grave crisi – continua il presidente della Provincia – e l’eventuale stasi delle attività estrattive aggiungerebbe ulteriori difficoltà”. Restano i 4 bacini individuati che interessano i comuni di Camerino, Caldarola, Gagliole, San Severino e Cingoli e sarà attivato un nuovo piano di recupero delle cave dismesse che sono 388 nel territorio provinciale (completati al 30% i progetti precedenti) .
Ambiente e paesaggio da risanare con interventi a carico degli stessi operatori con l’autofinanziamento attraverso una ulteriore concessione estrattiva per coprire i costi di bonifica. Il voto arriva dopo molti passaggi e consultazioni anche con associazioni di categoria, sindacati, associazioni ambientaliste e ordini professionali e si apre la possibilità di ingresso di operatori nuovi che rispettino le prescrizioni e garantiscano solidità con adeguate polizze fideiussorie. Mentre le vecchie imprese che hanno i loro progetti in scadenza potranno presentarne di nuovi solo se hanno estratto almeno il 60% del materiale autorizzato, realizzato almeno il 60% del progetto di recupero associato e aver fatto le compensazioni ambientali. “Sulla questione ambientale abbiano basato questo programma e lo voglio sottolineare” continua Pettinari.
Riscontro positivo anche dai sindacati: “Bene che si continui a dare la possibilità di scavo nei siti presenti- dice Massimo De Luca della Fillea Cgil – l’auspicio è che non si ripetano casi come quelli del passato, il fallimento Sielpa è il principale ma non solo. Servono imprese che hanno forza e volontà di agire nel rispetto dell’ambiente e delle maestranze”. Dal 2008 il settore si è dimezzato per fatturato e addetti, si attende l’esito dell’asta per la Sielpa, che interessa il principale bacino regionale, dopo che è naufragata l’ipotesi di costituzione di una cooperativa dei lavoratori. Il curatore mantiene una minima attività ma sono oggi occupati in 5 o 6 addetti a fronte dei 94 di 10 anni fa. “Speriamo che si possa ridare lustro e luce al settore – prosegue De Luca – mantenendo però alta l’attenzione perché qui si annida facilmente la criminalità”.
I numeri:
Bacino 1 (Camerino, Caldarola) quantitativo assegnato 320 mila metri cubi annui.
Bacino 2 (San Severino) quantitativo assegnato 70 mila metri cubi annui.
Bacino 3 (Gagliole, San Severino) quantitativo assegnato 130 mila metri cubi annui.
Bacino 4 (Cingoli, San Severino) quantitativo assegnato 380 mila metri cubi annui.
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