La festa di San “Gioanno”

TRADIZIONI - Pratiche superstiziose e usanze religiose della notte del santo
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notte-di-san-giovanni-battista-e1340441435600di Mario Monachesi

Quella di San Giovanni Battista (24 giugno) era una festa infarcita sia di pratiche superstiziose che di usanze religiose. La notte che la precedeva, detta delle streghe, riuniva tutte e due queste “discipline”. La credenza popolare sosteneva che in questa notte le streghe invadessero in massa gli angoli delle vie con schiamazzi, miagolii, urla ed altro. Chi le avesse volute vedere si sarebbe dovuto appostare in detti crocicchi con una forca di legno di fico sotto il mento. Poiché si sosteneva anche che esse cercassero i fanciulli per succhiar loro il sangue, le madri prendevano in proposito ogni precauzione. Per impedire che esse entrassero nelle case, le donne posizionavano dietro le porte d’ingresso le scope credendo così che non potendo le stesse fare a meno di contare i fili di saggina di cui le scope erano fatte, non avrebbero più avuto tanto tempo a disposizione per compiere il male. C’era chi dietro la porta metteva anche sacchetti di sabbia. Detta notte aveva anche riti e usanze dedicati all’amore.  Le ragazze desiderose di conoscere la propria fortuna nella scelta del fidanzato mettevano fuori dalla finestra una bottiglia d’acqua in cui avevano versato una chiara d’uovo, a seconda delle forme che apparivano al mattino, veniva pronosticata la professione del futuro sposo. Una seconda versione di questo rito consisteva nello sciogliere del piombo in un recipiente d’acqua fredda,  se la forma che appariva era d’incudine lo sposo sarebbe stato un fabbro, se di penna o libro un impiegato, se di barca un marinaio,  ecc. L’innamorato invece che desiderava sposarsi entro la prossima mietitura, rivolgeva la sua preghiera a San Giovanni nel momento in cui la fidanzata, tutta vestita a festa,  entrava in chiesa.  “Domani è San Gioanno lo sapete / ll’orto vostro è tutto in fioritura, / ma vò’,  lo fior più bello,  non ci séte!  / Quanno ve vederò a la chiesa annare / tutta di nuovo e con bella figura,  / pregherò a San Gioanno che a ll’ardare / cò’ mme vi manda a ‘st’ardra mititura”.

Acqua-San-GiovanniUn altro gesto d’amore faceva si che “l’amanduccia” (fidanzata) donasse “lu mazzittu” composto di viole ciocche, garofani, spighette e rose, al suo ragazzo. Esso ricambiava il giorno di San Pietro e lei, orgogliosa, il mazzetto ricevuto se lo appuntava al petto. Un’usanza più religiosa era senz’altro il rito dell’acqua di San Giovanni. Al mercato coperto e nelle altre rivendite di verdura, si potevano comperare mazzi di fiori e di erbe profumate (rose, gerani, margherite, menta, timo, oleandro, foglie di noce, di lauro, di quercia, spiga e l’erba dell’invidia) che poi venivano messi nell’acqua per tutta la notte. Il giorno della festa i bambini venivano lavati con quest’acqua perché si diceva che li avrebbe preservati dal malocchio, dall’invidia e dalla stregoneria. Si diceva anche che a mezzanotte l’acqua del Potenza era calda e la gente vi si recava per bagnarsi. Lungo la costa, le persone andavano all’alba a bagnarsi in mare in attesa di veder apparire il volto del Santo. Sempre all’alba i contadini conducevano gli animali al pascolo per far mangiare alle bestie l’erba con la rugiada del Santo che si riteneva salutare.  Era anche credenza che per virtù di detta rugiada,  l’umore (il sudore) delle viti guariva e preveniva le malattie della pelle. Tutte le usanze legate all’acqua traggono origine dal battesimo di Gesù nel Giordano.

Acqua di san Giovanni***

di Leonardo Giorgi

Come ogni anno, nella notte tra il 23 e il 24 giugno, in molti paesi dell’entroterra maceratese e in tante altre zone d’Italia, si prepara la celebre “Acqua di San Giovanni Battista”. Uno dei paesi in cui questa tradizione è ancora molto forte è sicuramente Cingoli. Nei boschi e nei campi del Balcone delle Marche è infatti facile trovare tutte le erbe necessarie per preparare l’acqua: anche se ogni famiglia ha la sua “ricetta”, tramandata di generazione in generazione, gli ingredienti generalmente più usati sono la lavanda, la ginestra, la felce, le foglie di fico e di noce. Alcune variazioni possono prevedere salvia e prezzemolo, ma a prescindere dalle piante usate l’acqua di San Giovanni viene versata in uno o più recipienti e lasciata all’aperto durante la notte. Secondo la tradizione infatti, in occasione della nascita del santo (che secondo la liturgia cristiana si festeggia appunto il 24 giugno), lo spirito di San Giovanni benedirebbe l’acqua di ogni famiglia. Il mattino seguente, l’acqua viene usata per il lavaggio delle mani e del volto, mentre in passato era comune utilizzarla per un vero e proprio bagno dalle proprietà benefiche.



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