Le opere di Dante Ferretti all’Expo
di Maurizio Verdenelli
Due presidenti della Repubblica per il ‘Grande Esule’ maceratese, ed un Globo d’Oro alla carriera che la stampa estera gli tributerà domani nel corso di una cerimonia nella sede romana dell’associazione. Unico ‘clinamen’ in questo lucente panorama all star: la sconfitta di Deborah Pantana al ballottaggio, ieri notte, per l’elezione a sindaco di Macerata. Alla competitor del rieletto Romano Carancini, lui, già assessore alla Cultura nella giunta Menghi aveva promesso un progetto per la città. Lui è Dante Ferretti, off course. I due capi di Stato sono Giorgio Napolitano (emerito) e Sergio Mattarella, in carica. Il primo telefonandogli, mentre Dante era in ascensore a Taiwan tra una scossa di terremoto e l’altra, ed un ciack e l’altro sul set di ‘Silence’ di Marty Scorsese, lo rassicurò due mesi fa che il suo progetto per l’Expo si sarebbe fatto e bene seppure con un mese di ritardo. Il secondo, a Milano, in occasione della Festa della Repubblica, al padiglione Italia ha stretto la mano congratulandosi con lui per l’allestimento del Cardo e del Decumano nelle cui dorsali il ‘Popolo del Cibo’, statue arcimboldesche, hanno fatto ‘irruzione’ e sensazione.
Dante Ferretti all’Expo
Felice del Globo d’oro? «Dovrò fare ancora più spazio e rinforzare di nuove le mensole che già reggono il peso di sei Premi Oscar, targhe, coppe, Oscar inglesi e via elencando».
Se la cava con la consueta, leggendaria ‘battuta’ Dante che la pazienza gli era scappata (e a ragione) solo per i gravi ritardi e la sostanziale disapplicazione del contratto milanese che l’aveva visto da Taiwan dare mandato al proprio avvocato per le previste azioni a tutela della sua ‘cosmica’ immagine di professionista di successo. Una pazienza che, naturalmente, non riesce ad esercitare spesso con Macerata, ma qui come noto si tratta di amore e disamore, talvolta, nei confronti di un protagonista del mondo dello spettacolo mondiale autodefinitosi “il fantasma dell’Opera” con diretto riferimento allo Sferisterio. E se Macerata tace, a bizzeffe piovono le richieste da parte del Gotha dei Grandi. Dall’architetto Renzo Piano, ad esempio, per la sede dell’Academy Award di Los Angeles, insomma ‘la casa’ di Ferretti: quella della Notte degli Oscar di cui lui è habitueè quasi fisso. Ed ora nella sua Cinecittà, dove lui lavora all’Attrezzeria 14 (quella di Fellini), dopo New York (ricordate Gangs of NY?) “sto progettando un borgo francese che fungerà da set per la serie televisiva di Diabolik”. Ma non basta: anche “Steven Spielberg mi ha chiesto se sia interessata ad una sceneggiatura per un film da lui diretto. Eravamo alla cena per il compleanno di Scorsese”. Chissà cosa ne penserà l’amico Marty che tiene praticamente ‘in esclusiva’ il genio di Dante, da quando ne capì la forza sul set de ‘La città delle donne’ del regista dallo stesso Scorsese più amato: Fellini. “I due si stimano molto” aggiunge guardingo il grande maceratese.
Dante Ferretti davanti alla storica corniceria sulla piaggia della Torre
Ferretti è tornato da Taiwan, dov’era praticamente dall’agosto scorso, il 15 maggio scorso. Sarà presto a Macerata per partecipare all’inaugurazione di un’altra intrapresa commerciale in via Gramsci, ormai Food street. In questo caso non si tratterà di un’altra, pur ragguardevole vetrina, del ‘mangia e bevi’, ma della sede di una delle ‘botteghe’ d’arte più prestigiose del capoluogo: la ‘storica’ “Cornici Ferretti”. Quella fondata dal padre Elvio, poi gestita della sorella Mariella ed ora dal nipote Federico. Nel retro di quella stessa bottega lui e Valeriano Trubbiani (compagno di corsi all’Accademia di Belle Arti) dipingevano a quattro mani panorami post industriali e futuristi alla Pannaggi. Sarà per lui anche l’occasione per visitare i musei e forse di voler considerare di revisionare, con una presa d’atto dal ‘vivo’, il giudizio sull’Orologio meccanico. Un giudizio non del tutto positivo peraltro condiviso da un guru dell’Architettura internazionale, il professor Purini. Entrambi accomunati, Dante e Franco, dall’idea di ‘antichizzare’ la rifatta grand’opera dei fratelli Ranieri, peraltro diventata una delle attrazioni maggiori dell’ex Atene delle Marche, in quella torre civica densa di ispirazione (cfr il film premio Oscar “Hugo Cabret”) con i suoi ingranaggi e dove Dante bambino andava a far visita ad un suo coetaneo, figlio del custode. “Sia chiaro però: nel film c’è solo la memoria di quei brevi incontri, non la rivisitazione e la trasposizione della ‘macchina’ dell’orologio cinquecentesco”, tiene a sottolineare il Premio Oscar dopo tante suggestive ‘fabule’ circolate in proposito per offrire colore e spessore a reportages tv.
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Nessuno è profeta in patria! Peccato x Macerata. ..
Avremmo potuto/dovuto valorizzarlo meglio in questi ultimi anni…
Però si sa, l’invidia a Macerata vince sempre…
Più che invidia c’è chiusura mentale e culturale. Peccato, ma in fondo si sa questo è il destino di molte piccole province.