«Con la nostra assenza abbiamo scongiurato il collasso economico dell’Ersu e, constatiamo, che la nostra assenza è stata più incisiva di una fittizia presenza in Università». Tiene la sua posizione Officina Universitaria che nei giorni scorsi ha fatto mancare il numero legale ad una riunione del cda che avrebbe dovuto approvare il progetto per l’acquisto dell’ex Upim e il trasferimento in quei locali della mensa universitaria (leggi l’articolo).
L’associazione studentesca, precisando di essere apartitica ma assolutamente non apolitica afferma: «Abbiamo una precisa strategia politica d è in quest’ottica che viviamo la rappresentanza studentesca che non può riassumersi, come qualcuno pretenderebbe, in vuoti slogan e concetti metafisici ricamati su una coperta di falso perbenismo in cui avvolgersi. Scegliere di acquistare l’ex Upim avrebbe influito sul futuro dell’Ente da qui a un minimo di venti anni, con un concreto ed attuale rischio di creare un perdurante ed insostenibile indebitamento che avrebbe impedito di agire su altre situazioni critiche. Gli interventi nei collegi, i servizi di pulizia, biancheria, internet e trasporto sarebbero stati i primi ad essere sacrificati in un’ottica di ristrutturazione atta a coprire i debiti nel caso in cui i costi fossero lievitati o l’investimento privato fosse venuto meno, non potendosi così coprire integralmente il mutuo».
I ragazzi di Officina esprimono poi ulteriori dubbi: «I tempi di ristrutturazione di un simile immobile non sono brevi, se si sciogliesse il contratto dell’attuale mensa, necessario per reperire i fondi per il pagamento del mutuo, dove andrebbero a mangiare gli studenti? Inoltre, sebbene un fondo vincolato impedisca la ridestinazione dei finanziamenti, nulla vieta che per lo stesso fine siano allocate ulteriori risorse, come quelle che l’Ersu vanta di aver risparmiato; considerando che i finanziamenti alle borse di studio sono diminuiti e che il prossimo anno potrebbero ricomparire gli idonei non beneficiari, riteniamo che ad un’operazione immobiliare sia preferibile investire sull’assicurare una copertura totale delle borse di studio».
Officina Universitaria ribadisce poi le motivazioni alla base della scelta di far mancare il numero legale: «Posti di fronte a tale prospettiva acquistare l’ex Upim avrebbe significato compromettere il Diritto allo Studio. Se ci fossimo presentati pur votando contrari l’acquisto sarebbe stato approvato e, pur nel rispetto di tutti i formalismi, saremmo stati sostanzialmente complici di un attentato al Diritto allo Studio. Abbiamo quindi scelto di far venir meno il numero legale per impedire che soggetti rappresentativi dei soli equilibri partitici prendessero una decisione lesiva degli interessi degli studenti che siamo chiamati a tutelare».
Poi l’attacco al direttore Maurizio Natali: «La tanto incriminata paralisi dell’ente non è altro che uno spettro evocato da chi l’ex Upim lo voleva a tutti i costi e da chi vuole mendicare visibilità alimentando in maniera sterile la polemica senza una propria idea ma facendosela prestare.
Per prima cosa l’ente era già paralizzato, era da dicembre che non si convocava un consiglio di amministrazione, se la mancata approvazione del bilancio consuntivo avesse avuto tali catastrofiche ripercussioni perché non si è agito prima, ma si è aspettato aprile per calendarizzarne l’approvazione?
Inoltre va chiarita la differenza tra stanziamento ed erogazione, precisando che, all’ordine del giorno, compariva la voce sussidio straordinario, il cui stanziamento era già previsto nel budget, e per la cui erogazione è sufficiente una determinazione del Direttore».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Posizione totalmente condivisibile quella dei ragazzi di Officina Universitaria, che stanno efficacemente combattendo per la salvaguardia effettiva, e non puramente formale, del diritto allo studio, in funzione del quale devono essere indirizzati i fondi dell’ERSU.