di Marco Ribechi
Droni in volo per mappare il territorio, plastici 3D virtuali per ricostruire l’evoluzione storico-fisica di un’area, georadar per scandagliare il sottosuolo in cerca di reperti. L’archeologia, nonostante sia almeno nel senso comune la scienza del recupero dell’antico, non è mai stata così vicina alla modernità e alle nuove tecnologie che le aprono nuovi orizzonti fin’ora impensabili. E’ in questa direzione di sperimentazione che l’Università di Macerata si inserisce nel progetto “Macerata città creativa” (leggi l’articolo) unendo arte, storia territorio e tecnologie. Il corso di archeologia dell’Unimc si è affermato come una realtà altamente competitiva nonostante le risorse non siano paragonabili a quelle di atenei internazionali più facoltosi. Da oltre 50 anni grazie all’incontro tra Antonino Di Vita e Lidio Gasperini, continua a proporre i frutti di un’esperienza scientifica sempre più legata ai rapporti con il territorio, all’utilizzo delle moderne tecnologie, alla valorizzazione ed alla formazione di archeologi ed epigrafisti.
Proprio le nuove tecnologie possono offrire la possibilità di interagire con l’arte antica, come spiega Roberto Perna, professore di Unimc «Siamo operativi in vari paesi dell’Africa, in Grecia, Albania e Spagna – spiega il docente – Alcune nostre ricerche sono all’avanguardia sia per il recupero di beni storici che per l’interazione con il pubblico. Da un lato lo studio dei beni culturali permette una maggiore conoscenza del territorio e della sua storia, dall’altro consente una valorizzazione del patrimonio creando anche nuove opportunità economiche e professionali». Il dipartimento si sta muovendo infatti nella direzione di sperimentare e applicare nuove forme all’archeologia classica «Abbiamo realizzato un modello unico al mondo, si tratta di plastico virtuale 3D che recupera le trasformazioni e la morfologia storica della media valle del Fiastra – continua Roberto Perna – Questo materiale ha il vantaggio di divulgare in maniera semplice e diretta i risultati delle ricerche, di ricostruire paesaggi, ambienti, il corso dei fiumi. Permette di vedere con gli occhi di mille anni fa come erano effettivamente le cose».
Se nei documentari si vedono spesso ricostruzioni 3D archeologiche, come ad esempio per i palazzi romani o per la città di Pompei, la stessa operazione non era mia stata tentata per un intero territorio. «Abbiamo reso possibile queste mappature anche grazie alla collaborazione con privati, che possiedono determinate tecnologie e decidono di applicarle alle nostre ricerche. Questo è successo ad esempio con la Geoinformatix e con la Dronesense che sono state preziose per le nostre missioni in Albania». E’ proprio nel territorio albanese che l’università si è resa protagonista di rilievi archeologici effettuati con droni che hanno permesso di ridurre i tempi di studio e di ottenere immagini più esplicative sia per i ricercatori che per i futuri turisti curiosi. «Stiamo anche utilizzando un software molto innovativo per cui siamo anche i primi a fare sperimentazione e sviluppo. Le tecnologie sono un’occasione di crescita e anche di uno stimolo a far crescere le competenze senza dover obbligatoriamente far riferimento a risorse economiche – spiega Roberto Perna – E’ fondamentale capire come l’utilizzo delle nuove tecnologie permetta di creare tutta una rete di relazioni e competenze stimolando interazioni che possono essere sfruttate anche in altri settori e soprattutto in collaborazione con realtà che in altri tempi non sarebbero state pensabili. Per restare nel territorio abbiamo una fruttuosa collaborazione con l’ateneo di Camerino che ci sostiene con geologi e architetti per l’archeometria e pianificazione.
Inoltre la tecnologia rende piacevole la fruizione di una ricerca che può essere mostrata senza ricorrere ai tecnicismi scientifici ma ad esempio con la visione di un filmato o una ricostruzione 3D. Ad Urbisaglia sono stati usati i codici QR per identificare i monumenti. Tutte queste interazioni tra arte, storia e informatica permettono la creazione di un territorio smart, connesso che comunica tra le sue parti e con il mondo intero. Ognuno può implementare o utilizzare le nostre ricerche, i ragazzi che si formano nell’uso di determinati macchinari o programmi posso spendere la loro formazioni in tanti altri settori, le nostre esperienze, come quelle degli altri, possono essere messe in condivisione creando un modello creativo e innovativo».
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Particolarmente affascinante la ricostruzione 3D del mausoleo di Catervo, non ha qualcosa della pizza di
Pasqua?