Il direttore BM Luciano Goffi e il presidente di Confndustria Nando Ottavi sono intervenuti durante la presentazione del rapporto sulla produzione industriale
di Marco Ricci
E’ stato presentato oggi, nelle sede di Banca Marche a Fontedamo di Jesi, il rapporto di Confindustria sulla produzione industriale nel 2014, un anno che appare di passaggio dopo i duri anni di crisi, con pochi dati che nel complesso possono far pensare ancora a una vera e propria ripresa. Il 2014 ha visto infatti nelle Marche la produzione industriale attestarsi sugli stessi livelli del 2013. Se non c’è dunque ancora il segno più, per la prima volta dopo anni la fase recessiva in regione sembra essersi interrotta, in uno scenario però che vede la produzione industriale italiana ancora un quarto inferiore agli anni precedenti la crisi, con il Pil nazionale che nel 2014 ha ancora fatto registrare uno dei numeri peggiori dell’intera area Euro. “Non sono i piccoli decimali a farci riprendere dagli anni di crisi” – ha spiegato il presidentedi Confindustria Marche, Nando Ottavi, che ha parlato di un malato in via di miglioramento ma non certo guarito. Nelle Marche, oltre ad un aumento non troppo marcato delle esportazioni se si eccettua il settore farmaceutico, si è assistito nel 2014 all’ennesima contrazione del mercato interno, una debolezza protrattasi per tutto l’anno e che rappresenta una delle maggiori criticità per l’intero paese.
Per il 2015 Confindustria Marche però prevede in regione l’arrivo della ripresa, grazie al traino della domanda per l’estero e un miglioramento delle vendite all’interno. Nel corso dell’anno la produzione industriale potrebbe così salire di un 1.3%, un dato positivo ma ancora non confrontabile con quanto perso durante i sette anni di crisi ma che lascia immaginare come l’economia marchigiana possa essersi lasciata il fondo dietro le spalle. Se sono sconfortanti i dati sugli investimenti, con un vero e proprio crollo anche nel 2014, non negativa è la dinamica occupazionale in particolare se confrontata con il resto del paese, sebbene lo stesso Ottavi parli di “primi risultati che dovranno essere consolidati in futuro”. Insomma, anche il 2014 è stato un anno che ha dato meno soddisfazione del previsto, con ancora molta strada da percorrere per recuperare quanto perso. “Il percorso potrebbe accorciarsi con l’internalizzazione – ha detto Nando Ottavi a margine del convegno – ma sarà necessario un aumento degli investimenti statali e agevolazioni per quegli investimenti privati che vanno in direzione dell’innovazione, cercando così di far ripartire l’occupazione, la possibilità di spesa e il mercato interno, puntando in primis sul manifatturiero. Certezza del diritto, meno burocrazia, investimenti statali, politiche industriali che guardino al futuro – ha concluso Ottavi – possono permetterci di stimolare la ripresa e andare avanti. Al contrario, il rischio è quello di diventare sempre meno competitivi non solo in confronto ai paesi Ue ma anche di altre regioni italiane.”
PRODUZIONE INDUSTRIALE – Alla contrazione dell’attività produttiva registrata da minerali non metalliferi (-1,8%), alimentare (-1,3%), tessile abbigliamento (-0,6%) e meccanica (-0,2%) si è contrapposto l’incremento sperimentato da gomma e plastica e legno e mobile (+1,8 rispettivamente) e dalle calzature (+0,3%). Per il 2015 Confindustria Marche prevede una crescita della produzione in quasi tutti i settori (+1,3%), con il dato trainato da calzature e alimentari che dovrebbero registrare una crescita del 4%. Anche per il fatturato, per quanto riguarda l’anno in corso, si prevedono buoni risultati, in particolare per il fatturato proveniente dalle vendite all’estero.
LE ESPORTAZIONI – Se il mercato interno non è ancora capace di sostenere lo sviluppo industriale delle Marche, è dal commercio con l’estero che i risultati sono confortanti. La leggera flessione della domanda interna è stata accompagnata da una crescita dell’attività commerciale sull’estero. Con un incremento delle vendite all’estero del 7,5%, le Marche sono risultate tra le regioni che hanno contribuito maggiormente a sostenere l’export nazionale. Tale risultato è apparso decisamente superiore sia rispetto alla media nazionale (+2%) che a quella della ripartizione dell’Italia Centrale (+3%), ma è in buona parte dovuto al comparto della chimica farmaceutica e delle esportazioni petrolifere. Al netto di questi comparti, i numeri sarebbero stabili rispetto al 2013, con la la dinamica esportativa delle Marche più contenuta e ancora inferiore del 6,7% rispetto ai livelli raggiunti nel 2007, anno precedente la crisi. Venendo ai singoli settori, consistente l’incremento registrato dal legno e mobile (+5%), dai macchinari (+4,7%), dal tessile-abbigliamento (+3,8%), dalle calzature (+2,8%); positivi anche i risultati per la gomma e plastica (+0,9%), l’alimentare (+0,7%) i minerali non metalliferi (+0,4%). In flessione, invece, le vendite sull’estero degli apparecchi elettrici (-2%) e dei prodotti in metallo (-1%).
INVESTIMENTI E LAVORO – Se ancora sono pessimi i dati riguardanti gli investimenti, sintomo di un quadro ancora difficile in particolare per il mercato interno, con una flessione del 5.7% sul 2013 e senza previsione di recupero nel 2015, fragili ma confortanti sono i numeri sull’occupazione, in particolare per quanto riguarda il maceratese, l’ascolano e il fermano. In Provincia di Macerata l’offertà di lavoro, dopo un 2013 da incubo, è cresciuta del 2.8% (più 4000 unità), secondo dato migliore dopo quello di Ascoli. All’opposto, la flessione registrata nel pesarese e nell’ascolano, con il tasso regionale di disoccupazione che scende nel complesso di quasi un punto per attestarsi per attestarsi a circa il 10%, dato migliore che nel resto del paese. Sarà da vedere se questi numeri riusciranno quanto meno a stabilizzarsi. Nel Maceratese, il tasso di disoccupazione è sceso di quasi quattro punti facendo riscontrare il dato migliore dell’intera regione. Se nelle Marche sono stati circa 10mila i nuovi occupati (+1.6%) nel 2014, con la componente femminile che ha beneficiato maggiormente della crescita, c’è da sottolineare però come il miglioramento dell’occupazione sia dovuta per due terzi ai lavoratori indipendenti, con il sospetto che questi numeri possano nascondere quell’occupazione precaria tipica del popolo delle nuove partite Iva. Questo fenomeno sembra riscontrarsi in particolare nel commercio e nel comparto edile che ha avuto comunque, insieme all’industria in senso stretto, un recupero occupazionale molto marcato rispetto al 2013. Cresce, seppur di poco, il tasso di disoccupazione giovanile (36.4%), con un sensibile scarto positivo rispetto al resto d’Italia (42.7%). In diminuzione anche le ore di cassa integrazione, che sono scese di circa un milione sui 51 milioni del 2013, con un marcato aumento degli interventi straordinari e in deroga e un dimezzamento della cassa ordinaria.
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