La rabbia dei bagnini di Scossicci:
“I turisti non troveranno la spiaggia
Inutile fare i lavori a settembre”

PORTO RECANATI - Gli operatori balneari di nuovo sul piede di guerra: "Se non iniziano entro i primi di maggio faremo manifestazioni pesanti nei luoghi istituzionali”. Rodolfo Scalabroni dello chalet Tutto Esaurito: "C’è rimasto il turismo del dolore, con la gente che viene a vedere le strutture crollate. E intanto qui non sappiamo dove mettere gli ombrelloni"

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Il Palm Beach a Scossicci

Il Palm Beach a Scossicci

La riunione dei titolari degli chalet. Al centro con la maglia bianca Andrea Marcelli, portavoce Abat

La riunione dei titolari degli chalet. Al centro con la maglia bianca Andrea Marcelli, portavoce Abat

di Alessandro Trevisani

Quanti problemi per i balneari: dopo i crolli legati alle mareggiate (chalet Mauro, Masaya, Massi e il Palm Beach, venuto giù giusto un anno fa) a far dannare gli operatori arriva l’ennesimo, fatale ritardo nei lavori per il litorale nord, quello di Scossicci. Il nodo è il solito: la creazione di cinque “pennelli” per raccogliere la sabbia rilasciata dal moto ondoso, e “allungare” in questo modo la spiaggia compresa tra gli chalet Acapulco e Barracuda. Un’opera che è attesa dall’inizio della stagione scorsa.
Troppo tempo, per Andrea Marcelli del Barracuda, che alla presenza di altri soci Abat ha lanciato un messaggio preciso alle autorità: «Se i lavori non iniziano entro i primi di maggio faremo manifestazioni pesanti nei luoghi istituzionali». Obiettivo della protesta principalmente il Provveditorato delle opere pubbliche di Toscana, Marche e Umbria, incaricato dal comune di Porto Recanati, sei mesi fa, di stilare un progetto da eseguire coi 330mila euro avanzati dalle opere di ripascimento del 2014. «Ci hanno messo sei mesi a preparare il progetto – dice Marcelli – che verrà discusso venerdì 24 nella conferenza dei servizi convocata dal comune con Arpam e Astea. A questo punto, se i lavori dovessero davvero partire a settembre, come ventilato dal sindaco Montali, se sarà necessario faremo partire le prime denunce».

Andrea Marcelli, titolare del Barracuda

Andrea Marcelli, titolare del Barracuda

«Partire a settembre sarebbe assurdo – dice il presidente Claudio Pini – questi sono lavori che si completano in 20 giorni”. Gianfranco Mancini, titolare del Palm Beach, non le manda a dire: «A suo tempo dicemmo al sindaco che non occorreva la progettazione, perché si trattava di una banale manutenzione ordinaria. E comunque la Montali l’abbiamo vista una volta sola, mentre la Ubaldi veniva anche di notte, se necessario». Anna Mancini, contitolare dello chalet crollato, aggiunge un’altra questione: «Le pulizie in spiaggia attendono da troppo tempo: vanno fatte quando non ci sono ancora i turisti. E quando mi chiamano per chiedermi ‘Come sei messa?’ io francamente non so che cosa rispondere. Quello che è certo è che non abbiamo mai fatto, in 30 anni, un’estate senza spiaggia. Oggi questo rischio c’è».

Lo chalet Bebo's e il pennello di massi accanto ad Acapulco

Lo chalet Bebo’s e il pennello di massi accanto ad Acapulco

In effetti la spiaggia conta un 25-30 metri di lunghezza nei punti più sabbiosi. E Francesco Luzi, gestore del Coco bar, di fronte al Mia e al Villaggio Internazionale, osserva che «non è possibile, per la città, fare a meno dell’indotto generato da 4 villaggi turistici: la gente che veniva in vacanza qui si sposterà e non tornerà mai più. Gli immobili, qua intorno, stanno perdendo valore per le condizioni della spiaggia. Ma l’introito, per le casse comunali, è enorme: queste sono tutte seconde case. Sicché mi domando: dei soldi incassati quanti ne investe il comune in questa zona? Molto pochi, immagino, dato che nemmeno hanno spazzato la pista ciclabile».

Quello che resta del Palm Beach

Quello che resta del Palm Beach

Rodolfo Scalabroni, dello chalet Tutto esaurito, spiega che «è passato un anno dai primi crolli e non si è fatto nulla per il pennello sopra al Palm Beach. C’è rimasto il turismo del dolore, con la gente che viene a vedere le strutture crollate. E intanto qui non sappiamo dove mettere gli ombrelloni». Una rivelazione la fanno di nuovo i coniugi Mancini: «Il nostro ristorante, a maggio 2014, è venuto giù perché i massi della scogliera radente, che protegge la strada litoranea, sono scesi giù e hanno rotto i pali su cui reggeva la struttura». La manutenzione della strada spetta alla provincia di Macerata. E qui Scalabroni fa un pronostico tra l’amaro e il realistico:«Questo inverno la strada rischia di cadere giù con le prime mareggiate. Date un’occhiata all’asfalto: è pieno di crepe, segno che il materiale sottostante si sta muovendo».
Altra zona disagiata è il Lido delle Nazioni, dove tranesenne e cartelli bloccano l’accesso ai pedoni dalla fine di dicembre, quando venne giù il Masaya. «Ma la Rotonda riapre il primo maggio, e lo annuncia con tanto di striscioni – dice Scalabroni -: dove passeranno i turisti per recarsi al mare?». Per intervenire con efficacia, prima dei primi ingenti arrivi di turisti, mancano meno di due mesi.

 

Le crepe sulla strada provinciale davanti al centro sportivo Malibù

Le crepe sulla strada provinciale davanti al centro sportivo Malibù

Lo chalet la Rotonda riapre il 1 maggio

Lo chalet la Rotonda riapre il 1 maggio

Il Masaya crollato e poco più a sud la Rotonda

Il Masaya crollato e poco più a sud la Rotonda

Allo chalet Davide la sterpaglia non impedisce ai primi bagnanti di prendere il sole

Allo chalet Davide la sterpaglia non impedisce ai primi bagnanti di prendere il sole

 



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