di Marco Ribechi
Enzo Avitabile è stato l’attesissimo ospite dell’ultimo week end di audizioni live. Il musicista napoletano, ha trascinato, coinvolto, esaltato gli animi e i corpi dei presenti con sonorità afro-partenopee scandite dal battito di mani del numeroso pubblico presente.
Circa un anno fa è uscito “Music Life” un film documentario del premio Oscar Jonhathan Demme (Il silenzio degli innocenti) sulla sua vita. Come è nata la collaborazione?
«Jonathan Demme, per caso, ascoltò in radio il mio pezzo “Salviamo il mondo”, in seguito chiese d’incontrarmi, per l’occasione portai con me tutti i miei dischi e scoprii che Demme li possedeva già tutti: mi confidò che da due anni e mezzo ascoltava solo la mia musica e mi chiese di fare un docu-film su di me e sulla mia produzione e sul mio linguaggio».
Durante la serata si è esibito nel suo pezzo “Don Salvatore”, può spiegarci meglio la sua scelta?
«Giro sempre con due strumenti, il tamburo di canapa e l’arpina, mi aiutano ad arrivare lì dove non arrivo con le parole. Il pezzo presentato parlava del mio popolo che da secoli entra in chiesa e non chiede i miracoli ma li pretende.Don Salvatore è un canto di speranza e un posizionamento spirituale verso colui che può, tipica situazione della quotidianità napoletana».
Come definisce e identifica la sua musica?
«Mi sono sforzato di uscire fuori dalle definizioni, non voglio “fare un genere”, voglio essere io il genere; voglio essere io musica, e cercare un suono che accolga tutti i suoni del mondo. Con un suono riesci a dire delle cose evocando delle emozioni e andando oltre la retorica. La musica è vita e libertà per tutti. Nel corso degli anni ho cercato di recuperare tutte le scale musicali di tutti i popoli e avere un’unità musicale. Il mio suono nasce e diviene nel rispetto di tutti i suoni del mondo: c’è un’unica canzone, un’unica razza nel mondo che è quella umana. Vorrei quindi portare a casa tutte le conoscenze degli altri».
VENERDI’ – Ad aprire la sfida tra i cinque concorrenti in gara i Bunarma, in calabrese “d’animo buono”. La band fonde dialetto e ritmi antichi del popolo ed ha alle spalle due lavori, “Ncantu” e “Aundi Vai”. Alla giuria, la band ha affermato: «Tutte le nostre canzoni sono nate con un filo conduttore: l’emozione che nasce dal vivere la nostra terra, nel bene e nel male. Abbiamo portato brani in dialetto, perché la forza emotiva è più forte rispetto ad un brano in italiano». Il palco ha accolto poi Lucariello&Nelson, un duo formato da un rapper ed un cantautore. Luccariello, esponente dal ’97 della scena hip hop partenopea, ha collaborato con la band Almamegretta; nel 2009 ha composto il brano Cappotto di legno sulla vicenda dello scrittore Roberto Saviano, mentre insieme al rapper NTO ha anche realizzato la colonna sonora delle serie tv “Gomorra”. Nelson ha alle spalle due album da solista, nonché la partecipazione a Sanremo nel ’98 e la premiazione con il David Di Donatello per la migliore canzone originale. Secondo la definizione della stessa giuria «Due fiumi che confluiscono in un uno solo». Terza proposta musicale della serata, il gratissimo ritorno degli Equ ,tre album all’attivo, un’esibizione in qualità di ospite al premio Tenco del 2013 e il primo premio ottenuto al contest “ Romagna Creative District”. Gli Equ sono stati tra i vincitori di Musicultura 2014 e vincitori del premio per il miglior testo con la canzone Eccetera Eccetera. A vincere il premio “Un Certain Regard” per la migliore esibizione della serata Silvia Caracristi che ha conquistato pubblico e giuria con suoni ricercati e la sua vocalità incredibilmente espressiva. Ad ottobre 2014 risale il suo primo disco, “Orbita”, che racchiude un percorso di scrittura lungo un decennio ed è stato finanziato grazie ad una campagna di crowd funding lanciata sul sito Musicraiser.
A chiusura delle esibizioni live l’energia coinvolgente dei maceratesi Elpris (Guarda il video) si è riversata sul palco, con il loro pop cantautorale suonato in attitudine punk. I componenti della band, giovanissimi, hanno già suonato nel corso di manifestazioni quali “Via libera”, “Hamlin Fest” e “Festa della musica”. Nel 2012, sempre a Macerata, hanno partecipato all’Homeless Rock Fest uscendone vincitori; hanno inciso anche “Poppepunk”. «Con questi tre nostri brani – hanno ammesso davanti alla commissione d’ascolto – abbiamo voluto dare un impatto energico a Musicultura, ma nel nostro album ci sono anche dei pezzi più soft, in cui pause e silenzi si alternano a picchi rock».
SABATO – Tiempo Antico, la band partenopea capitanata da Giovanni Sorvillo ha conquistato pubblico e giuria con la sua trascinante energia e calore. Molte le collaborazioni illustri tra cui James Senese, Antonio Balsamo, Tullio De Piscopo, Joe Amoruso «Il progetto Tiempo Antico nasce per stupire e sorprendere il pubblico di Musicultura» hanno dichiarato i membri della band. A seguire Dario Buccino: strumentista, vocalista, teorico musicale e compositore performativo. Buccino è ideatore di una delle «invenzioni artistiche più sorprendenti degli ultimi quindici anni -ha detto il musicologo H. K. Metzger – il “sistema HN” un sistema musicale costituito da tecniche di composizione, notazione, esecuzione e basato sulla parametrizzazione dei processi performativi».
Il compositore, grazie ad un rettangolo di lamiera ad altezza umana posto alle sue spalle, è riuscito a trasformare in suono ogni suo movimento. Un’orchestra di archi, pianoforte, basso e chitarra hanno accompagnato la sua voce sul palco. Nell’illustrare la novità assoluta della sua invenzione, ha spiegato: «La musica deve nascere da un’intuizione del corpo. Vorrei che tutti gli strumenti fossero usati come la voce, come se tutto il corpo fosse voce». Dalla Toscana si è proposta sul palcoscenico della Filarmonica con un suono senza tempo e testi costruiti da frammenti d’ amore la band dei Telestar. Attiva dal 2003 ha condividendo la scena con Paolo Benvegnù, i Baustelle, Roy Paci e Tricarico. Annovera tra le tappe del suo percorso la vittoria nel 2011 del Jammin Festival, dove ha potuto suonare assieme ad artisti come Negramaro, Verdena e Fabri Fibra.
Note intense e raffinate quelle della bella cantautrice romana Agnese Valle che con il suo clarinetto e i suoi lunghi capelli rosso fuoco ha incantato il pubblico del teatro. Il suo primo album dal titolo “Anche oggi piove forte” è stato candidato alla targa Tenco “Opera Prima”. Tra una canzone e l’altra ha cercato di far immergere il pubblico nell’atmosfera che le ha ispirato i testi. Da Trapani il duo Bardi, l’incontro tra un cantastorie e un chitarrista che ha dato vita ad un gruppo folk con la passione per la musica inedita ed il teatro. A chiudere la serata, i ritmi e le sonorità etniche ed elettroniche ottimamente orchestrate dei lucani Renanera. Antico e moderno, liriche popolari e ritmi serrati danno vita ad uno spettacolo con« un cuore pulsante ricco di passione – hanno dichiarato – e il dialetto lucano veicola con maggiore espressività i contenuti delle nostre canzoni».
DOMENICA – Grandi aspettative nell’ultima giornata di audizioni per scoprire tutti i talenti in gara per entrare tra i 16 finalisti che verranno presentati il 23 aprile a Recanati. La band barese Os Argonautas ha proposto un sound tradizionale mediterraneo con influenze cantautoriali e rock psichedelico brasiliano stile “tropicalia” da cui sembrano riprendere anche il nome come citazione dell’intramontabile band “Os mutantes”. A seguire Adolfo Dececco, chitarrista, filosofo e scrittore con una grande vocazione al cantautorato. Vanta collaborazioni con i musicisti di De Gregori e Guccini. Il duo femminile C.F.F. presenta un sound elettro-acustico nel tentativo di recuperare l’essenza del suono e della parola. Una voce, chitarra e poche percussioni per stupire il pubblico in sala. Vincitori del premio della critica sono Hilimoni band on the road che ama esibirsi in locali fumosi e “sudati” ma che non disdegna un accurato lavoro in studio. A concludere Mugli, istrionico artista auto-prodotto che fa della performance il su grido di battaglia. Abiti di scena, cambi, balletti a metà tra Renato Zero e Adriano Celentano accompagnati da una grande capacità vocale ha saputo lasciare un segno indelebile sul pubblico in sala.
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