Il Monumento ai Caduti in via Nazionale a Tolentino
di Alessandro Feliziani
Nell’areanord-est della città di Milano, tra la Stazione Centrale e l’ospedale Niguarda, quasi a segnare il confine tra la zona residenziale Maggiolina e il contiguo quartiere conosciuto con il nome di Villaggio dei Giornalisti, a pochi isolati da via Lepanto, nota per le caratteristiche case a forma d’igloo, c’è una via intitolata a Gaetano Serrani. Pochi sanno che Gaetano Serrani fu un giornalista (le due targhe agli estremi della strada non lo specificano) e sicuramente sono ancora meno coloro che associano quel nome della toponomastica milanese con quello del Ten. Gaetano Serrani che a Tolentino appare sulla lapide posta, a ricordo dei Caduti nella Prima Guerra mondiale, al centro del Monumento alla Vittoria, eretto nel 1938 a lato di via Nazionale proprio davanti allo stadio.
La pagina 570 dell’Albo d’Oro dei militari caduti nella guerra 1915-1918 in cui figura il nome di Gaetano Serrani
A svelare a chi scrive tale comune identità è stata la lettura di una nota di Pierluigi Roesler Franz, consigliere nazionale dell’Ordine dei giornalisti, autore di un approfondito e prezioso lavoro di ricerca sui giornalisti italiani morti eroicamente nella Grande Guerra. A lui si deve la “scoperta” di circa centocinquanta nomi di giornalisti italiani morti in combattimento o a seguito delle ferite riportate negli eventi bellici del primo conflitto mondiale. Ben più, quindi, degli ottantatré nomi (tra i quali quello del tolentinate Gaetano Serrani) trovati incisi su una lapide rinvenuta casualmente nel 2011 a Roma negli scantinati di uno stabile di proprietà dell’Istituto nazionale previdenza giornalisti italiani (Inpgi). La lapide, di cui per decenni si era persa ogni traccia, era stata realizzata nel 1934 e collocata nell’atrio del Circolo della stampa di Roma.
La scheda anagrafica di Gaetano Serrani conservata nell’archivio del Comune di Tolentino
Difficile trovare a Tolentino documenti sull’attività giornalistica di Gaetano Serrani. Di lui, nella città natale, si perdono le tracce quando non aveva ancora compito 21 anni. Grazie alla disponibilità di Maurizio Felicioni, funzionario dei servizi demografici del Comune, abbiamo potuto vedere la scheda anagrafica dell’epoca. Da essa risulta che era nato il 6 novembre 1882. I suoi genitori, Pacifico e Anna Giampieri abitavano in Traversa Fondaccio, nella zona del centro storico di Tolentino compresa nel triangolo tra la basilica di San Nicola, la chiesa di Santa Maria e il tratto delle mura a sud, che guardano verso il Ponte del Diavolo. Dalla scheda si apprende che nel marzo 1903 Serrani emigra a Roma e, dopo di allora, l’unica annotazione riguarda la morte, avvenuta il 17 marzo 1916 a seguito delle ferite riportate in combattimento. Dalla documentazione militare risulta che fu arruolato e combatté come Sottotenente nel 29° reggimento fanteria della Brigata “Pisa” e che morì nell’ospedale da campo n. 76 a San Martino al Carso, la stessa località (ricordata da Giuseppe Ungaretti in una poesia proprio del 1916) dove sei mesi prima, il 23 ottobre 1915, era caduto in combattimento Filippo Corridoni, pure lui giornalista, rimasto famoso per la sua attività di sindacalista e politico.
La lapide con i nomi dei Caduti di Tolentino nella Grande Guerra in cui compare il Ten. Serrani Gaetano
A Roma, Serrani entrò probabilmente a far parte del movimento socialista e alla vigilia della Grande Guerra, come Corridoni, si schierò a favore dell’intervento dell’Italia nel conflitto bellico. Le ricerche di Pierluigi Franz hanno permesso di individuare il tolentinate Gaetano Serrani tra i sostenitori de “Il Popolo d’Italia”, il quotidiano che Benito Mussolini, dopo essersi dimesso dalla direzione dell’Avanti, fondò nel novembre 1914 proprio allo scopo di dare voce e stimolo all’area interventista. Il nome di Gaetano Serrani figura nell’elenco di una ventina di redattori dei primi tempi di attività de “Il Popolo d’Italia”, testata con sede a Milano e che ben presto divenne terzo giornale nazionale per numero di copie.
La ricerca di Pierluigi Franz ha appurato che era marchigiano anche il primo giornalista italiano morto nella Grande Guerra. Si tratta di Lamberto Duranti di Ancona, arruolatosi volontario nella Legione Garibaldina. Morì in combattimento nelle Argonne, in Francia, il 5 gennaio 1915, diversi mesi prima, quindi, dell’ingresso dell’Italia nel conflitto. Probabilmente è per questo motivo che il suo nome non figura nella lapide del 1934 al Circolo della Stampa di Roma. Figura però regolarmente nell’Albo d’Oro dei militaricaduti nella guerra 1915-1918, a suo tempo pubblicato dal ‘Ministero delle Guerra’. Un Albo, composto da ben ventotto volumi, che vede elencati in ordine alfabetico tutti i Caduti, tra i quali cinque giornalisti nati nelle Marche: Augusto Agabiti di Pesaro, Filippo Corridoni (decorato di Medaglia d’Oro) di Pausola (oggi Corridonia), Lamberto Duranti (la sua tomba è nel cimitero di Tavernelle di Ancona), Amilcare Mazzini di Mondolfo e Gaetano Serrani di Tolentino.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati