Paolo Castelli, novant’anni “contro”

Urbanistica. L'insegnamento di un grande architetto raccolto dai giovani che si preparano ad una nuova stagione d'impegno a Macerata facendo “Punto ed a capo” (l'associazione che ha promosso in Biblioteca la 'festa di compleanno' del maestro marchigiano)

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I festeggiamenti per i 90 anni di Paolo Castelli nella Biblioteca Mozzi Borgetti

di Maurizio Verdenelli

Paolo Castelli, il maestro compie novant’anni ma non va in pensione. Una storia che celebrata (a stupirsene per primo forse è stato proprio lui) in Biblioteca a Macerata (leggi l’articolo) in coincidenza ieri con il suo genetliaco, promette di continuare. Non solo per l’insegnamento che il grande architetto marchigiano -radici camerinesi- continua ad offrire ai giovani ma davvero concretamente e dunque professionalmente. Il Gruppo Marche è ora diretto dal figlio Alessandro e dai due figli di questi, i nipoti di Paolo, la terza generazioni di Castelli in architettura. Tutt’insieme ora ‘disegneranno’ il nuovo ospedale di Trieste. Questione di famiglia, visto che il patriarca ha ‘disegnato’ quelli di Macerata e Siena, vincendo gli altrettanti concorsi. Una ventina su duecento cui Paolo Castelli ha partecipato in tutt’Italia, ha ricordato Lucio Del Gobbo. Che, in Biblioteca (Sala Castiglioni) è stato chiamato dall’amico per ‘L’Elogio’. Non a caso, considerato che Lucio è il miglior critico d’arte in circolazione e che Castelli, ‘disegnando’ progetti si è poi avvicinato anche alla Pittura. La sua prima mostra ha avuto un titolo molto esplicativo circa la ‘vocazione’ bucolica ed un po’ francescana di questo eterno ragazzo di 90 anni che non ha perso né entusiasmo né curiosità per la Natura e quello che lo circonda: “Colloquiando con le querce’.
La ‘scandalosa’ giovinezza di Castelli, alla Biblioteca Moggi Borgetti, è apparsa in tutta la sua interezza. Personalmente ricordo il generoso impegno per ‘la grande bellezza’ di Macerata. Un uomo contro le lobbies per l’affermazione dell’Architettura, così come sarebbe piaciuta a Vitruvio. Un professionista che amava in quegli anni la polemica, sempre e comunque, come arma di battaglia. Una difficile eredità colta dal figlio Alessandro che è stato poi per un breve periodo assessore all’Urbanistica nella giunta Maulo (venne personalmente, ricordo, in redazione al ‘Messaggero’ per annunciarmi un addio che lasciò tante amarezze nei protagonisti di quegli anni del possibile rinascimento del capoluogo).

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Paolo Castelli

Della ‘giovinezza’ di questo novantenne, con un futuro intatto ancora davanti, la testimonianza è stata nella presenza dei giovani architetti. Ad organizzare la ‘festa di compleanno’ l’associazione ‘Punto ed a capo’ (moderatore il presidente Michele Schiavoni) ‘desiderosa di far rinascere l’Architettura dopo anni poco gloriosi nel capoluogo’, insieme con i Giovani Architetti e l’Ordine professionale, insieme con Comune e Provincia. “C’è tanto da fare in questa città” mi ha detto l’avvocato Schiavoni, qui approdato dopo studi ed apprendistato romani. Gli auguri sono naturalmente necessari. Intanto l’associazione prepara un grande cartellone nel nome della rinascita e del dibattito sui temi del ‘costruire’ e della filosofia a questa connessa. “Profezia dell’Architettura” il titolo dell’iniziativa: dieci incontri a Macerata. Il primo ospite, il 1 aprile, sarà un grande progettista e teorico: l’architetto romano Franco Purini.
E’ stata una bella festa, in Biblioteca con spumante finale: tanto entusiasmo e voglia di cambiare ed annunci di impegno. Sullo sfondo, una città che ha tradito fondamentalmente il prezioso ‘legato’ di un urbanista come il grande Piccinato, soffocata da una colata di cemento senza precedenti (per case in cerca di acquirenti, per la maggior parte, inutilmente) che rischia di rovinare anche lo skyland tradizionale del capoluogo. Quella ‘città sulla ‘collina’ che Castelli, studente a Roma, ricordava la ‘sua’ Camerino e che non ha voluto mai abbandonare, riguardandola ogni volta ‘con sospetto’ e dolore-furore dal suo quartier generale di Villa Potenza, dove ha sede lo Studio Marche, sul fiume Potenza. Lo ha ricordato Lucio Del Gobbo elogiando ‘i novantanni d’un maestro’ purtroppo in gran parte inascoltato.



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