di Pietro Pistelli*
A cura del Comune di Ripatransone e con la collaborazione dell’Associazione Nazionale Giuseppe Garibaldi, guidata da una discendente diretta dell’eroe Anita Garibaldi Hibbert è stato inaugurato a palazzo Bonomi-Gera il museo risorgimentale dedicato alla tradizione garibaldina. Un nuovo museo che ha visto aprire i battenti, proprio in occasione del 150 Unità d’Italia. Un fatto importante e significativo. Un sogno che si è tramutato in realtà. Vorrei ora realizzarne un altro, quello di riaprire il Museo del Risorgimento di Macerata che venne inaugurato nel 1905 dal re Vittorio Emanuele Terzo. In occasione dell’Esposizione mondiale. Un sogno che è stato anche dell’indimenticabile Libero Paci, una perdita incolmabile per la cultura e la storiografia maceratese e marchigiana (molto bello, puntuale e commovente il ‘ricordo’ di Maurizio Verdenelli, proprio su Cronachemaceratesi) .
Il museo che era ospitato nei locali di Piazza Vittorio Veneto la cui targa in marmo campeggia ancora oggi, è da tempo immemorabile, un trentennio, chiuso nelle casse della biblioteca Mozzi-Borgetti tanto che anni fa, molti ormai, l’allora sindaco di Sarnano, Gildo Piergentili aveva fatto formale richiesta perché il museo venisse trasferito e quindi eretto nella cittadina termale. A questo interessamento, successivamente era seguito il progetto tolentinate perché il museo trovasse alfine albergo nel Castello de La Rancia. Tuttavia niente ad oggi è stato fatto per ‘riesumare’ l’Eroe, una figura ‘vivente’ a Macerata, nel suo territorio e in tutte le Marche. Nelle casse ben sigillate nella biblioteca maceratese sono conservati cimeli di grande valore storico documentale a testimonianza, specie per le giovani generazioni, della costituzione a Macerata durante la Repubblica Romana del 1848-1849 della Legione Garibaldina, che difese sul Gianicolo nell’aprile del 1849 il labaro dell’Italica libertà, cosi come recita la lapide sul vecchio palazzo Cioci dove soggiorno’, lasciando il conto scoperto,per quasi un mese Giuseppe Garibaldi.
A ricordo e a memoria dell’aiuto dei maceratesi per la costituzione della legione e per essere stato eletto suo deputato alla Costituente Romana, Garibaldi dedicò l’unica vittoria contro i Francesi, il 30 aprile del 1849 a porta San Pancrazio a Roma, alla città di Macerata. Qualsiasi città italiana, con questi precedenti storici sarebbe stata orgogliosa di tanto passato risorgimentale e proprio per questo motivo, il Museo del Risorgimento di tutte le Marche, venne collocato nel capoluogo tra il Chienti e il Potenza. Quale migliore occasione dei restaurati locali nel prestigioso palazzo Buonaccorsi ( un museo nel museo) la riapertura del Museo del Risorgimento?!
Macerata non più sperduto capoluogo della provincia italiana, bensì allo stesso livello dei musei del risorgimento, riaperti in pompa magna a Torino, Milano, Bologna, Bergamo, Firenze per non parlare di Roma dove insiste sotto l’Altare della Patria. Che ne pensa il sindaco Romano Carancini, peraltro lodevolmente in moto per “ricaricare” il vecchio orologio della torre di piazza,di esaudire un vecchio sogno di Libero Paci. Quale migliore, irripetibile occasione? Dobbiamo ricordare che i pezzi del museo non sono di proprietà del Comune ma in comodato da altri enti locali marchigiani, che potrebbero richiedere la restituzione. Quali sono i propositi dell’Assessore al cultura, Stefania Monteverde, in merito alla riapertura del museo del Risorgimento, nel contesto del prossimo evento relativo alla inaugurazione dei musei d’arte nel restaurato palazzo Buonaccorsi?
In conclusione mi sembra importante sottolineare i rilevanti riferimenti storici inerenti il museo ‘dimenticato’. In seno all’esposizione regionale di Macerata del 1905 era presente una sezione di documenti e cimeli risorgimentali. Per iniziativa dei suoi curatori, ed in particolare di Domenico e Giovanni Spadoni, essa divenne il primo nucleo di un Museo del Risorgimento, a cui il Comune diede sede nel 1907 nella ex – chiesa di San Lorenzo (demolita nel 1933).
Costantemente incrementato da doni di privati e di enti, il Museo fu particolarmente valorizzato a partire da quando, in concomitanza con le celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia, ne fu studiato un allestimento al secondo piano del Palazzo della Biblioteca. Chiuso dai primi anni’80, esso potrà ancora assolvere alla funzione storica e divulgativa per cui sorse il notevole patrimonio di documenti originale, libri e periodici risorgimentali conservati dalla biblioteca.
*Delegato per le Marche e la Repubblica di San Marino dell’associazione nazionale ‘Giuseppe Garibaldi’. Premio “Righetto” 2014
GARIBALDI NELLE MARCHE. Il primo contatto di Garibaldi con le Marche si ebbe, quando il Generale, accompagnato dal fido Angelo Masina, capitano dei lancieri, si precipitò, a bordo della diligenza, a Roma. Infatti, i rivoluzionari romani nel 1848 lo invitarono nella città eterna per sostenere la causa libertaria, una volta che il papa Pio IX si era rifugiato nella fortezza di Gaeta. L’eroe stava con la sua legione a Ravenna pronto a marciare su Venezia per difendere la Repubblica di Manin. Alla chiamata del governo provvisorio, dopo l’assassinio del primo ministro Pellegrino Rossi,Garibaldi non seppe resistere e a bordo della diligenza di linea Ferrara-Roma volle raggiungere la capitale prima della sua legione che lo avrebbe seguito di lì a poco. Il passaggio di Garibaldi per Pesaro e Fano, lungo la direttrice Adriatica fino ad Ancona, per poi entrare nell’Appennino e proseguire verso Roma, non suscitò particolari entusiasmi. Anzi passò inosservato.
A Roma, Garibaldi subì il degrado da generale a colonnello. La solita storia di un Garibaldi invitato a Roma per la pressione del popolo, ma ben presto, generale degradato a tenente colonnello di una legione che rassomigliava più ad una banda di selvaggi che a un reggimento di fanteria E Garibaldi con i suoi 400 seguaci fece rotta verso Macerata, attraverso l’Umbria. Garibaldi e i suoi compagni, molti di loro in manica di camicia, attraversarono il passo di Colfiorito, dormirono sulla paglia a Serravalle di Chienti, mentre a Tolentino furono ospitati in diversi edifici ed il colonnello Garibaldi nella casa del conte Gentiloni-Silveri, (antenato dell’attuale ministro delle Comunicazioni). Ed in quella casa, anche per il cattivo tempo, Garibaldi passò la notte di Capodanno, brindando alle fortune della Repubblica di Roma e alla disfatta del potere temporale di papa Pio IX. E verso mezzogiorno, del primo dell’anno 1849, la legione garibaldina, insieme al suo colonnello comandante, giungeva a Macerata, dove Garibaldi insieme ai legionari, parteciparono alle votazioni per l’Assemblea Costituente, riuscendo ad essere eletto deputato.
A ringraziamento della collaborazione prestata dai maceratesi alla formazione della legione, Garibaldi promise di dedicare a Macerata il primo fatto d’arme, che avvenne il 30 aprile sul Gianicolo a Roma, nella battaglia di Porta San Pancrazio, contro i francesi. La legione varcava gli appennini per raggiungere Rieti e Garibaldi accompagnato da Bixio, dal capitano Gaetano Sacchi, dal fido moro Aguyar, ne approfittava per dare uno sguardo al confine napoletano. Quel Regno delle due Sicilie che aveva dato ospitalità a papa Pio IX fuggito da Roma, dopo l’omicidio del primo ministro Pellegrino Rossi. E per non fare capire al Mazzini le vere intenzioni, la separazione di Garibaldi dalla legione avvenne a Macerata il 23 gennaio 1849, quando il governo di Roma fu informato dettagliatamente della partenza per direzioni opposte: della legione verso gli appennini e dell’eroe verso il Piceno. Giuseppe Garibaldi ritorna nelle Marche dopo la sfortunata difesa della Repubblica Romana. All’eroe dei Due Mondi, dopo la lotta impari con i Francesi, non resta che riprendere l’idea di correre in aiuto di Venezia. Garibaldi, pertanto rientra nelle Marche valicando il novello Passo di Bocca Tra baria, il quale essendo di nuova realizzazione non era ancora stato segnato nelle mappe militari e quindi non era controllato dagli Austriaci. Il Generale, dopo aver ricevuto il benvenuto dal prete di Lamoli e dopo aver fatto una breve sosta a Borgo Pace, alle 8 del mattino del 28 luglio 1849 si fermò nei pressi di Mercatello sul Metauro ( L’antica Pieve d’Ico). Appena giunto a S. Angelo in Vado, Garibaldi cercò fuori del paese un luogo aperto per farvi accampare la Legione e fece bivaccare la truppa fuori S. Angelo, lungo la strada che porta ad Urbania tra il piano e il colle di Ca’Rinalduccio, vicino al Monte Frondoso, in modo da sbarrare il passo agli Austriaci. Ma le avanguardie austriache riuscirono a raggiungere, nei pressi di S. Giovanni in Petra, la retroguardia garibaldina che dovette sacrificarsi sul posto per permettere al Generale, Anita e il grosso della Legione di arrivare, senza danni, nella serata a Macerata Feltria. Non restava altra salvezza che San Marino Stato sovrano ed indipendente. Dopo aver fatto celebrare tre Messe per Anita tanto sofferente dai Cappuccini di Pietrarubbia e condotto vittoriosamente l’ultimo scontro con gli Austriaci, sul monte Tassona, appariva agli stremati legionari la sagoma inconfondibile della Repubblica di San Marino, dove saranno accolti da esuli e dove davanti al convento dei Cappuccini Garibaldi sciolse quella Legione che era stata formata a Macerata.
(Le notizie sono tratte dal libro ‘Giuseppe Garibaldi nelle Marche’ di Pietro Pistelli)
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Caro Pestelli, ti ringrazio del tuo tentativo di far riaprire il Museo del Risorgimento di Macerata. Credo, purtroppo, che farai un buco nell’acqua. Parlo per esperienza vissuta: feci lo stesso tentativo quando ero consigliere comunale, ma fu inutile. Temo anche che le casse con il materiale relativo al Museo siano state negli anni saccheggiate e forse è questa la ragione per la quale non vogliono riaprirlo. Aggiungo che chiesi di intitolare una via, come è avvenute nel forlinese, ad un patriotta che partecipo ai moti maceratesi nei giorni del solstizio d’estate (23-24 giugno) del 1817. I primi in Italia. Ma nessuno ha voluto ascoltare.Auguri. Sarei felicissimo che tu ci riuscissi.
se sono scomparse è una cosa gravissima …si dovrebbe interessare chi è preposto a fare un censimento degli oggetti..possibile che cose cosi importanti scompaiano ..ci sono reparti dell’arma…
nel settore reperti storici
cose del genere fanno parte della nostra storia (chi non conserva la propia storia è destinato al declino) fortuna si parla a macerata di museo diffuso…gabrio l’argomento è interessante…CRONACHE MACERATESI se havete possibilità fate un articolo su che fine hanno fatto i reperti
E’ un peccato che esistano dei reperti custoditi nelle casse (ammesso che ancora ci sia qualcosa) quando abbiamo il sistema museale di Macerata che occorre potenziare. I locali adatti ci sono, persone competenti e di buona volontà che possano organizzare il lavoro anche, non rimane che sollecitare i Ns. amministratori a farlo. Chi meglio di “Cronache Maceratesi” può riuscire a farlo mobilitando l’opinione pubblica? Qui non si parla di oneri a carico del Comune che sarebbero minimi, basta la buona volontà.
giustissimo Adelmo con tutti i locali di propietà del comune semiabbandonati ..con piccole spese si può rifare vivere la nostra storia anche con il contributo di qualche associazione ..di cui Macerata ne conta tante ..le cose più semplici vengono demonizzate se non cè interesse dietro