di Gianluca Ginella
Eroina killer, muore un giovane di Tolentino. Matteo Romagnoli, 33 anni, macellaio, è stato trovato senza vita nelle prime ore di questa mattina. Dopo un ricovero alla Pars di Corridonia, era uscito dalla comunità e stava cercando di riprendere la sua vita.
Si è consumato alle 3 di questa mattina il dramma di Matteo Romagnoli. Il giovane questa notte, secondo gli accertamenti dei carabinieri di Tolentino, si è iniettato una dose di eroina. Che gli è stata fatale. A scoprire quello che era accaduto è stata la sorella del giovane, Pamela, che intorno alle 3 si è trovata a passare sotto la casa dove il fratello vive insieme al nonno, in via Sticchi, al civico 6, a Tolentino. La ragazza, vedendo le luci accese nella casa, è salita per salutare il fratello. Nella casa c’era silenzio. Il nonno era nella sua stanza e dormiva. La ragazza è arrivata in camera del fratello. E lì ha scoperto il corpo del giovane, riverso a terra. Caduto dalla sedia della scrivania. Sulla scrivania c’era una siringa e il necessario per iniettare una dose di eroina. La ragazza ha chiamato il 118. Gli operatori dell’emergenza, giunti subito sul posto, hanno cercato di rianimare Romagnoli. Ma non c’è stato niente da fare. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri della Compagnia di Tolentino, comandata dal capitano Cosimo Lamusta, che hanno svolto i rilievi nella stanza dove il giovane è stato trovato senza vita. Sono in corso gli accertamenti per capire se ad uccidere il giovane sia stata una dose di eroina che conteneva un principio attivo troppo elevato. Intanto sono in corso le indagini per risalire al pusher che ha ceduto la dose di stupefacente a Romagnoli. Martedì pomeriggio il magistrato di turno ha fissato l’autopsia. Il giovane, dopo aver trascorso due anni nella comunità Pars di Corridonia, era uscito e aveva trovato un impiego come macellaio in un supermercato di Corridonia, il Sì con te.
Questa mattina, nel corso di una conferenza stampa per parlare dell’attività della Pars, il responsabile della comunità, Josè Berdini, ha riferito, commosso, della triste fine di Matteo. “E’ stato da noi per circa due anni, Matteo era un ragazzo gioviale, con le sue fragilità, come tutti quelli che arrivano da noi – dice Josè Berdini, responsabile della Pars –. È uscito dalla nostra comunità nell’estate del 2013. L’indicazione che gli avevamo dato era di passare da una forma residenziale, a una forma che in genere proponiamo a tutti nel periodo del reinserimento in famiglia e nel lavoro. In questo senso lui è stato un po’ manchevole, perché non ha voluto aderire a questa proposta che è di tipo semiresidenziale”. Nel percorso che Matteo ha vissuto alla Pars è stato affiancato dalla sorella Pamela e dalla mamma Paola, che hanno anche aderito ai gruppi della comunità per aiutare il giovane a vincere la sua battaglia con la droga. Romagnoli, interessato di informatica e diplomato, uscito dalla comunità aveva cominciato un lavoro completamente differente: quello di macellaio, un mestiere di cui aveva appreso i rudimenti proprio partecipando ad attività della Pars. Berdini aggiunge che “Secondo me è importante dire una cosa: è vero che queste persone hanno avuto tanti guai e questi guai a volte sono affrontati in tarda età, già affrontarli a 30 anni è tardi. Sarebbe meglio fare una prevenzione precoce. Lo dico anche per avvertire le famiglie, che guardino i figli prima per scorgere già in tenera età i problemi e che si affrontino prima questi problemi”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Ciao Matteo, la nostra giovinezza ed i nostri ricordi non verranno cancellati da questo banilissimo incidente. R.I.P. e assistici dall’aldilà. Ci mancherai!
Un abbraccio a Matteo e a tutti i suoi familiari.
Dalla droga non si esce, il trucco e il non cominciare mai!
Condoglianze ai familiari… Gli unici che ne soffrono davvero alla fine!
quanta ignoranza! la società sta morendo di overdose di ignoranza , pregiudizio, paura di contaminazione . Ci moriremo tutti , purtroppo, e forse questi giovani come Matteo, l’hanno capito prima ….
ciao Matteo,per NOI resterai una persona sempre speciale .
non conoscevo Matteo ma la notizia mi tocca profondamente.Un senso di impotenza in un mondo che non riesce a dare prospettive di vita e a salvare i giovani,i nostri figli.Un’overdose di indifferenza e di opportunismo.Berdini si sente in dovere di intervenire,quasi a scusarsi pubblicamente di un fallimento,di un’insuccesso di un’impresa,forse il timore di un rientro d’immagine negativo. .Conosco Josè e so che è animato da ben altro spirito,ma questa,come tante altre sono occasioni per fare silenzio,tacere e piangere la perdita di una giovane vita.
Un forte abbraccio con tanto affetto ai genitori e a tutti coloro che hanno voluto bene a Matteo, un ragazzo sensibile che va ad ingrossare quel cimitero di croci bianche senza fine.