San Severino, città d’arte e di cultura, apre di nuovo le porte alla stagione delle grandi mostre. Dopo l’esposizione dal titolo “Astrazione Fatale”, ospitata in città lo scorso anno, sarà la volta delle “Nature narranti”, omaggio all’opera del grande artista Sirio Bellucci. L’evento culturale, curato da Massimo de Nardo, sarà inaugurato sabato 19 maggio alle 18,30 nella sala degli Stemmi del palazzo Comunale in occasione della Notte dei Musei. “San Severino è orgogliosa di tributare un omaggio alla carriera di questo straordinario interprete dell’arte che ha esposto nelle migliori gallerie d’avanguardia italiane – spiega l’assessore comunale alla Cultura, Simona Gregori, che sottolinea – La mostra che andremo ad ospitare nasce dalla collaborazione con la libreria Binario Zero e l’associazione Rrose Sélavie, editrice di una nuovissima bimestrale sulle arti e la creatività visiva”. Sirio Bellucci è uno degli artisti più originali di questi ultimi decenni. È stato uno dei protagonisti dell’arte concettuale. Va ricordata, come riconoscimento del suo lavoro, la copertina dedicatagli dalla più autorevole rivista di arte contemporanea, Flash Art, nel 1975. Alla fine degli anni Settanta, Bellucci recupera una pittura espressionista e simbolista, e per certi versi anticipa quella che poi sarà la Transavanguardia. Enzo Cucchi e Sandro Chia, esponenti di spicco di questa corrente neo-figurativa, hanno voluto sottolineare la loro stima e il loro apprezzamento incontrando Bellucci nel suo studio di Belvedere di Fabriano, località nella quale Bellucci si è “ritirato” da qualche anno visto che prima viveva a Macerata. Dalla pittura materica e gestuale, che non esclude del tutto la rappresentazione, il maestro è passato poi al Concettuale. Sono anni, quello che contraddistinguono la sua produzione dal ’74 all’85, di sperimentazioni e di esposizioni nelle principali gallerie d’avanguardia.
Alla fine degli anni Novanta, Bellucci ritorna alla pittura, onirica, simbolica. Le immagini diventano sempre più elementi narrativi; Bellucci ci racconta storie che assomigliano a evocazioni rituali (danze attorno ad enormi pagliai-totem, saltimbanchi, carrozze in viaggio nell’ignoto). Sono memorie, ma anche utopie. E le utopie, si sa, fanno parte del futuro. Bellucci da qualche tempo riattraversa la sua origine (le colline alte e solitarie di Belvedere, vicino a Fabriano) e ne ricava una pittura corposa e anche veloce, meditata e anche improvvisata, arcaica e anche contemporanea. Sicuramente una pittura riconoscibile per stile, personalissimo, come sanno essere le opere di chi va oltre le correnti, gli “ismi”, e si propone nella sua totale originalità. Nel 2008 è stata pubblicata una monografia sulle sue opere, a cura di Massimo De Nardo e Paola Ballesi, con il patrocinio della Provincia e del Comune di Macerata. A giugno del 2008 ha ricevuto il premio “Creativamente. Una vita per l’arte”, assegnato ai personaggi maceratesi dell’arte, dello spettacolo e dell’imprenditoria.
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