Avevano imbastito un controllo capillare del territorio costiero, in particolare nei comuni di Civitanova e Porto Sant’Elpidio, dove rifornivano di droga clienti abituali e “fidelizzati”. Pensavano di essere al sicuro, perché alcuni dei corrieri che spacciavano si spostavano con dei taxi: nei loro confronti è stata invece emessa una richiesta di rinvio a giudizio da parte del Sostituto Procuratore presso la Procura della Repubblica di Macerata, Andrea Belli.
Nel mirino sono finite 38 persone, 26 delle quali accusate di concorso continuato nel reato di detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, in particolare cocaina: gli altri 12 sono invece ritenuti responsabili di favoreggiamento personale. Per 3 degli stessi indagati, inoltre, pesa anche l’accusa di aver commesso delle estorsioni.
L’indagine, partita a settembre 2010, è nata dal monitoraggio continuo svolto dagli agenti del commissariato di Civitanova in merito al fenomeno di diffusione delle sostanze stupefacenti. La polizia ha messo sotto osservazione soggetti già conosciuti quali assuntori, e si è servita anche di strumenti tecnici che hanno permesso agli investigatori di ricostruire un quadro complesso di di attività di spaccio condotte dal gruppo che è stato rinviato a giudizio.
Sarebbero 4 i capi dell’associazione, uomini di età compresa tra i 30 ed i 40 anni, tutti arrestati in flagranza di reato tra l’ottobre del 2010 ed il gennaio del 2011. Si tratta di Marco Orsili, residente a Civitanova, Edoardo Politelli, domiciliato a Porto Sant’Elpidio, e di Raffaele e Pasquale Costanzo, anche loro residenti a Civitanova. Tutti già noti alle forze dell’ordine, con precedenti specifici ed anche di diversa natura rispetto ai reati contestati. La droga arrivava direttamente da Bari e, in alcuni casi, il gruppo si riforniva da alcuni fornitori della provincia di Perugia.
Gli agenti hanno ottenuto numerosi riscontri a sostegno dell’operazione, denominata “Taxi Drug”, grazie al paziente lavoro d’indagine, fatta di appostamenti, pedinamenti ed intercettazioni telefoniche. In occasione di questi riscontri, che si concludevano con l’arresto in flagranza di chi operava per conto del gruppo criminale, veniva sequestrato lo stupefacente e si procedeva all’identificazione del consumatore. E’ emerso che la clientela ricopriva trasversalmente tutte le classi sociali ed era stata precedentemente fidelizzata grazie alla garanzia della costante disponibilità e della buona qualità della merce offerta. Professionisti, avvocati, calciatori, imprenditori, impiegati, ma anche operai o commesse, sono risultati essere coloro che acquistavano regolarmente con frequenze che, a seconda del tipo di dipendenza e del quantitativo contrattato di volta in volta, variavano dalla settimanale alla giornaliera. Per gli habitué era prevista anche la cessione dello stupefacente a credito, e chi sgarrava nel pagare gli arretrati andava incontro a metodi di recupero crediti non proprio ortodossi.
Il gruppo, infatti, minacciava i clienti morosi, arrivando fino al sequestro dei loro beni, come capitato al cliente che non aveva pagato cocaina per un valore di 2.700 € e a cui era stata “pignorata” l’auto. Al termine dell’operazione è stato sequestrato oltre un chilogrammo di cocaina e circa mezzo chilogrammo di hashish, per un valore complessivo sul mercato di circa 75000 €, oltre a 30.000 € in contanti che documentano il giro d’affari del sodalizio e che erano in mano a soggetti ufficialmente erano in attesa di occupazione o risultavano sotto occupati.
Sono complessivamente 300 gli assuntori di stupefacenti scoperti e segnalati alla Prefettura quali tossicodipendenti, alcuni dei quali in tale dipendenza, anche psicologica, dai loro fornitori da non voler ammettere nemmeno i processualmente documentati episodi di cessione dello stupefacente risultanti a loro carico così da essere denunciati per favoreggiamento personale.
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