Nonna Lavinia raccontava che dopo la raccolta delle mele esse venivano adagiate sulla paglia perché si mantenessero più a lungo. C’era da fare economia perché il cibo non abbondava e non si buttava via mai niente. Capitava quindi che qualche mela cominciasse a marcire (nonna diceva: «è appena toccata»,e costringeva tutti a mangiare quelle già “toccate”); ma ogni giorno ce n’erano di nuove e nonno protestava sempre (ma non vinceva mai), ed era costretto a mangiare sempre quelle un po’ marce. Lo stesso discorso valeva per la vendemmia perché era consuetudine tagliare i grappoli d’uva più belli (prevalentemente il Moscatello) e metterli da parte per poi essere appesi nel magazzino ed essere consumati durante l’inverno. Con quest’uva si cucinavano anche le salsicce. La ricetta che vi propongo è di Rosina ed è di una semplicità disarmante.
INGREDIENTI:
3 salsicce, 1 grappolo d’uva bianca
Spremete metà dell’uva e mettete da parte il succo. Tagliate le salsicce a rondelle abbastanza spesse e mettetele in padella facendole cuocere lentamente. Quando risulteranno cotte scolate il grasso in eccesso e aggiungete il succo con i rimanenti chicchi di uva. Insaporite per qualche minuto e servite.
Il vino in abbinamento è il Camerte della Cantina La Monacesca. In alternativa la Lacrima di Morro d’Alba di Marotti Campi.
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