L’ex magistrato maceratese Mario Fabbri (leggi l’articolo) ha ricevuto il premio dell’associazione culturale “Il Glomere” per lo scrupoloso lavoro con cui, da giudice istruttore del tribunale di Belluno, riuscì a far luce sulle responsabilità della catastrofe del Vajont che nel 1963 rase al suolo il paese di Longarone, provocò duemila morti e costituì uno dei capitoli più oscuri e complicati della storia italiana. La consegna ufficiale del premio è avvenuta nell’auditorium universitario “San Paolo” alla presenza di Romano Carancini e Roberto Padrin, sindaci di Macerata e Longarone, e di Luigi Lacchè, rettore dell’ateneo. La manifestazione si è aperta con le parole di Placido Munafò, presidente del “Glomere”, che, nel motivare questo riconoscimento “alla tenacia, all’impegno civile e al rigore professionale” di Mario Fabbri, lo ha collocato nel quadro degli eventi che “Il Glomere” intende promuovere per illustrare le figure più significative della recente storia cittadina.
Nel ricordare che Fabbri si laureò in giurisprudenza proprio nella nostra città, il rettore Lacché ha sottolineato l’importanza dei rapporti di collaborazione fra l’università, le istituzioni pubbliche e le libere associazioni culturali, dopodiché il sindaco Carancini si è dichiarato orgoglioso della “maceratesità” di Mario Fabbri e il sindaco Padrin ha posto in risalto il legame che grazie a Fabbri si è creato negli anni fra Longarone e Macerata. A questo punto si è svolto uno spettacolo di parole e documenti filmati interpretato dall’attore Omar Rottoli, che ha ripercorso le vicende umane e giudiziarie conseguenti a quello spaventoso disastro. La cerimonia si è conclusa con l’intervento dello stesso Fabbri, il quale, nel ringraziare per le espressioni di stima e di affetto che gli sono state rivolte, si è soffermato su alcuni episodi di quella sua durissima indagine a dimostrazione dell’inflessibilità ma anche della sensibilità umana che deve guidare la professione di magistrato.
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Non lo sapiu de stu Fabbri, la cosa me pare interessante.