Nazareno Gabrielli: spunta
il giallo degli assegni

La proprietà contesta un addebito per oltre un milione di euro

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di Roberto Scorcella

Prima udienza questa mattina in Tribunale a Macerata per l’istanza di fallimento presentata da sindacati e Rsu della Pelletterie 1907 di Tolentino per il mancato pagamento ai 52 dipendenti di 4 mensilità e altre indennità. Il personale è stato messo in mobilità. Si è trattato di una udienza nel corso della quale sembra (il condizionale è d’obbligo, visto che non sono arrivate comunicazioni ufficiali) non sono state prese decisioni definitive. L’istanza è conseguente alla mancanza di liquidità dell’azienda, che ora accusa una banca, l’Unicredit, di una condotta indicata fra le cause del dissesto. La vicenda risale al 2007, quando Key Group, allora proprietaria della Nazareno Gabrielli, cede l’azienda a Paolo Badile (nella foto al centro) e Michele Spagna. Il passaggio avviene il 4 ottobre; il 22 dello stesso mese la nuova proprietà si trova addebitati nell’estratto conto inviato da Unicredit Banca d’Impresa oltre 70 assegni per circa un milione e 300mila euro, emessi dalla precedente proprietà e anticipati dalla banca tra aprile e giugno dello stesso anno. Secondo i nuovi proprietari, dovevano rientrare nella contabilità pregressa e invece erano stati contabilizzati ben 4 mesi dopo. ”

Soldi – spiega Badile, attuale liquidatore della società – di cui nulla sapevamo e che hanno provocato il dissesto finanziario di Pelletterie 1907. A seguito dell’addebito sul conto di una cifra così cospicua, infatti, l’azienda è entrata nella Centrale rischi di Banca d’Italia avendo sconfinato negli affidamenti concessi per oltre 1 milione di euro”.

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Pelletterie 1907 si è rivolta al Tribunale civile di Milano chiedendo il rigetto dei decreti ingiuntivi di pagamento emessi da Unicredit ad aprile 2009, sostenendo il dolo negoziale con richiesta di risarcimento dei danni finanziari e d’immagine. Il Tribunale, dopo una prima udienza ha aperto un giudizio di merito per una valutazione tecnica. “Unicredit ci ha fatto sedere a un tavolo per trovare una soluzione. Di fatto però – conclude Badile – la soluzione è stata unilateralmente proposta dalla banca, che mi ha messo nella condizione di dover accettare fideiussioni personali per oltre 5 milioni di euro e un piano di rientro assolutamente insostenibile per un’azienda in evidente difficoltà finanziaria”. Unicredit chiarisce intanto la sua posizione affermando che “gli assegni non furono addebitati alla data del loro ricevimento in quanto la procedura non prevede addebiti in assenza di provvista”. Furono perciò “allocati a sospesi in attesa che si verificassero alcuni eventi prospettati dall’azienda (aumento di capitale e incasso crediti), in considerazione dei quali la banca aveva deciso di accordarle la sua fiducia”. “Di tale circostanza – ribadisce Unicredit – gli esponenti aziendali e i soci (sia vecchi che nuovi) erano stati tenuti al corrente: nelle comunicazioni periodiche del saldo di conto corrente l’importo dei sospesi veniva sempre evidenziato nel saldo disponile e non in quello contabile. Il protrarsi della definizione e il mancato rispetto degli accordi, ha poi indotto la banca a procedere all’addebito dei sospesi nel mese di ottobre”.

Nell’immagine in alto (clicca per l’ingrandimento) una riproduzione dell’estratto conto di Pelletterie 1907 in cui figurano i 70 assegni addebitati per un totale di un milione e 300 mila euro.



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