Con Zorro la Lube
iniziò ad essere grande

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Zorzi

di Andrea Busiello

L’ottava puntata dell’amarcord biancorosso vede protagonista un atleta che a Macerata ha lasciato il segno, e come se lo halasciato. Stiamo parlando di Andrea Zorzi (nella foto in alto con la maglia della Lube e al centro sopra le spalle di patron Giulianelli mentre la Lube festeggia il suo unico scudetto), che tra gli addetti ai lavori veniva denomitato “Zorro”. Lui fu l’emblema della crescita della Lube nel passare da squadra di media classifica a compagine di grandissima rilevanza perchè nei due anni di sua permanenza con la casacca biancorossa collezionò due semifinali scudetto consecutive. Quel numero 12 impresso sulle spalle, quella sua gentilezza squisita e quella classe indiscutibile erano prerogative che il solo “Zorro” aveva. Noi siamo andati ad ascoltare proprio la sua voce per farci raccontare qualcosa del passato in maglia biancorossa e del suo attuale impiego nella vita.

Zorzi ripercorrendo l’esperienza maturata a Macerata cosa ricorda con maggiore piacere?

“Sono stati due anni eccezionali. Ricordo che venni a Macerata perchè c’erano dei miei compagni come Masciarelli, Meoni e Margutti che già conoscevo e devo ammettere che l’esperienza in se mi ha lasciato un ricordo molto piacevole di Macerata”.

Che rapporto aveva Andrea Zorzi con la città di Macerata prima ed adesso?

“Direi molto positivo. Ero sempre ben accolto dalla curva in qualsiasi gara. Macerata aveva una bella platea pallavolistica ed ora che ritorno nelle vesti di commentatore devo ammettere che è rimasta tale. Una bella realtà”.

Zorzi + Giulianelli

Una partita speciale che Andrea Zorzi conserva nel suo album dei ricordi con la maglia della Lube e che non dimenticherà mai qual è stata?

“La finale di Coppa Cev a Rieti contro la Sisley per un motivo molto semplice. Nell’ultimo allenamento Rosalba cadendo su di me si fece male ad una caviglia e dunque io mi sentivo in parte responsabile dell’infortunio di un compagno di squadra piuttosto bravo che non potè giocare la finale. Ricordo che quella partita la perdemmo 3-2”.

Ci racconti qualche aneddoto che lo vide protagonista da giocatore, magari anche qualche marachella…

“Uno su tutti. In 18 anni di volley agonistico sono stato cacciato da un allenamento solo a Macerata, da coach Vincenzo Di Pinto. Ci fu un malinteso che portò a questa decisione di allontanarmi dall’allenamento e ricordo che ero furioso per quella scelta del coach”.

Ora come conduce la sua vita?

“Sempre con la pallavolo protagonista perchè faccio il giornalista in ambito prettamente pallavolistico e continuo a giocare con la nazionale Master. Quando lasciai il volley per 7 anni non toccai palla, poi però senza la pallavolo non riuscivo a stare ed allora ho ripreso con la nazionale master e devo ammettere che mi diverto ancora molto”.



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