
L’aeroporto di Falconara
di Erika Mariniello
La Cisl Marche lancia l’allarme per il declassamento dell’aeroporto di Ancona Falconara, deciso da Enav (Ente Nazionale di Assistenza al Volo) e per il conseguente avviamento di un programma di ristrutturazione interna con riduzione di costi, apparati tecnologici e di personale e Angelo Leone, controllore di volo e rappresentante della sezione aeroporti del sindacato U.N.I.C.A. (Unione Italiana Controllo e assistenza al volo).
Leone, come commenta l’allarme lanciato da Cisl Marche sul declassamento dell’aeroporto di Falconara? E la richiesta da parte della Cisl e della Fit Marche sulla necessità di togliere l’aeroporto Sanzio dalla black list degli aeroporti minori (leggi l’articolo), visto il numero e il traffico di passeggeri e merci?
«Non condividiamo la scelta di declassare l’aeroporto Sanzio in quanto ad una riduzione dei livelli dei servizi resi corrisponde anche una riduzione degli investimenti con conseguenze negative sul territorio sia in termini economici sia di livelli occupazionali direttamente o indirettamente riconducibili all’aeroporto. Tutto questo risulta ancora più incomprensibile se effettuato nell’anno in cui Enav ufficializza un utile record di circa 50 milioni di euro con prospettive ancora migliori per l’anno appena concluso. Cisl Marche dovrebbe indirizzare la sua richiesta di far uscire l’aeroporto Sanzio dalla black list anche al proprio interno in modo da far capire a chi ha sottoscritto il Contratto di Settore le ricadute negative che questo ha sul territorio».
Nelle sue dichiarazioni sottolinea come i sindacati confederali e l’azienda hanno argomentato le ultime scelte attuate come unica soluzione per riprendersi dalla crisi. In realtà, afferma che nell’ultimo anno c’è stata una ripresa. Quali sono quindi le strade alternative da percorrere?
«Sono più di 10 anni che chiude bilanci in attivo, nonostante la crisi, e l’ultimo anno è stato prodotto un utile record di oltre 50 milioni di euro. Non c’è la necessità di rivoluzionare ciò che fino ad oggi ha funzionato. Il costo dell’assistenza al volo incide su un biglietto aereo per circa il 4% del totale e quindi una qualsiasi riduzione dei costi non avrebbe mai la forza per fare da volano per l’intera filiera del trasporto aereo, ma se sbagliata, come quella per l’aeroporto di Ancona, può compromettere viceversa l’economia del territorio. Ci sembra che per rendere appetibile la privatizzazione si vogliano spremere utili per coloro che vogliono “investire” sulle certezze, creando incertezze e problemi nelle economie limitrofe (nei quali chi deve ripianare è lo Stato)».
Dalle sue segnalazioni emerge il fatto che quanto sta accadendo all’Aeroporto di Falconara sta interessando 21 aeroporti considerati minori da Enav e che la riorganizzazione aziendale in atto nasce da un contratto di lavoro in vigore dal primo gennaio concordato tra sindacati e azienda. Un contratto svantaggioso per i lavoratori, in che termini? Quali le criticità?
« Il contratto é solo uno strumento con il quale Enav sta applicando un piano industriale di divisione degli impianti tra primari o strategici e secondari. Nel contratto vengono riprese e sviluppate quelle novità di cui la Società necessità per poter applicare questo piano che comunque si articola in una parte destinata alla compressione salariale del personale e dall’altra si sviluppa in un taglio infrastrutturale e tecnologico che va ad impattare sulla dotazione con la quale fornire i servizi di assistenza al volo. Per i lavoratori è previsto che debbano andare in aeroporti primari lasciando nei 21 aeroporti personale neoassunto e quindi inesperto, con condizioni di lavoro più gravose».
Nelle sue dichiarazioni parla di un referendum servito ad approvare il contratto nazionale di lavoro firmato a maggio dalla dirigenza della società e dalle sigle sindacali che definisce “farsa”. Perché?
«Il referendum doveva approvare l’intero Contratto di Settore del Trasporto Aereo e le varie sezioni specifiche delle varie associazioni datoriali. È stato organizzato solo dai Confederali non dandoci la possibilità di partecipare alle commissioni ne assistere come rappresentanti di lista alle operazioni di voto e allo spoglio delle schede; il numero delle schede fornito alle commissioni non era oggetto di registrazione e vidimazione, i votanti non sempre firmavano un foglio di avvenuta votazione, i seggi erano avvolti da manifesti che invitavano a votare per il SI e per finire i risultati di alcuni aeroporti come Alghero, Parma, Crotone non venivano considerati nel conteggio finale, nonchè l’urna di Fiumicino veniva portata via a fine votazione per essere scrutinata in un luogo segreto ed i risultati comunicati a distanza di 48 ore rispetto agli altri. Inoltre l’urna di Ciampino veniva portata ogni sera nella Sede centrale dell’Enav di via Salaria. In completa controtendenza con tutti i dati nazionali le tre urne di Fiumicino, Ciampino e sede centrale raccoglievano da sole l’80 % dei “Sì” mentre a livello nazionale il dato era completamente opposto. Alla fine il “Sì” avrebbe vinto di 30 voti e non stati mai messi a disposizione i verbali dei singoli seggi alimentando sospetti tra il personale. Inoltre circa 800 lavoratori dì Technosky, facente anche essa parte di Assocontrollo, non hanno ancora votato (il loro contratto scade il 31/12/2015) e il loro voto potrebbe modificare sostanzialmente il risultato del referendum».

copia della richiesta di referendum relativo all’approvazione del nuovo CCNL
Nonostante le diffide legali e gli esposti presentati in procura, il contratto di lavoro è stato avviato. Che cosa chiedete come sindacato?
«Alla luce di quanto sopra chiediamo l’annullamento del referendum e consequenzialmente del contratto di settore trasporto aereo; in quanto sindacati maggiormente rappresentativi in Enav, chiediamo di partecipare alle trattative del nuovo contratto.»
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