
Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi con Romano Carancini, Antonio Pettinari e Francesco Micheli
di Maria Stefania Gelsomini
(foto di Guido Picchio, foto di scena di Alfredo Tabocchini)
Mentre milioni di stelle stanno a guardare, le sedici stelle sul palco accendono l’entusiasmo del pubblico maceratese. La grande lirica è tornata, l’atmosfera è di nuovo quella delle grandi occasioni e lo Sferisterio che ha fame di grandi voci è stracolmo, a parte qualche sparuto buco fra le poltronissime. Si apre con le parole di Mario Del Monaco la serata di gala a lui dedicata, mentre foto e immagini di scena e di vita del “re dei tenori” scorrono proiettate sul muro dello Sferisterio, inquadrate come in una sorta di schermo televisivo da quattro sottili fasci di luce bianchi e blu. Ha fatto le cose in grande il figlio Giancarlo, celebrando con tutti gli onori la memoria del padre nel trentennale della sua scomparsa. Stelle, qualche stellina e due autentiche star, Daniela Dessì e Fiorenza Cedolins. Ma le prime stelle di ieri sera, a dirla tutta, sono Francesco Micheli, arrivato in Arena con papillon, una lunga sciarpa rossa al collo e in tasca, fresca fresca, la riconferma triennale come Direttore artistico (leggi l’articolo) e Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, invitato da Alberto Simonetti, main sponsor del festival Off e suo amico, arrivato per la prima volta allo Sferisterio con un seguito di addetti alla sicurezza e con tante misure preventive.
Oltre tre ore di musica e ricordi, una ricca e variegata carrellata di arie scelte fra i ruoli prediletti dal grande tenore, che rivive fra le note del suo ricco repertorio, principalmente nelle opere di Verdi e Puccini.
Il programma prende il via con l’Overture dai Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi, eseguita dall’Orchestra Regionale delle Marche diretta dal maestro Gianluca Martinenghi. È quindi la volta del tenore spagnolo Jorge De Leon, stella emergente del panorama lirico che ha appena interpretato Radamès nell’Aida dell’Arena di Verona, con “Recondita armonia” dalla Tosca di Puccini. Un ruolo, quello di Cavaradossi, tra i più amati da Mario Del Monaco. La soprano vicentina Silvia Della Benetta, riccioli rossi e un lungo abito rosso, reduce dalla Lucia di Lammermoor a Berna, canta “Tacea la notte placida” dal Trovatore di Verdi mostrando una buona tecnica, seppure la sua Leonora non abbia ancora raggiunto una forza drammatica così incisiva.
Il baritono Luca Salsi, acclamato Giorgio Germont nella Traviata di Svoboda-Brockhaus, conferma le sue doti canore e il piglio interpretativo nell’aria del Rigoletto “Cortigiani, vil razza dannata”, e il pubblico lo saluta con un’ovazione. La giovanissima soprano croata Lana Kos affronta con disinvoltura l’impegnativa aria “È strano! È strano… Follie! Delirio vano è questo… Sempre libera” dalla Traviata, ruolo che ha cantato anche all’Arena di Verona e a Palermo: brava, convincente e molto apprezzata dal pubblico. Dopo un’altra giovane soprano, l’ucraina Nataliya Tymchenko con l’aria “Sola, perduta, abbandonata” dalla Manon Lescaut di Giacomo Puccini, che riesce a colorare la tragicità del personaggio grazie anche a una voce scura e drammatica, è la volta del russo Vladimir Galouzine, tenore drammatico di fama mondiale, con “Vesti la giubba”, aria di Canio da I Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, ruolo interpretato giusto lo scorso maggio all’Opéra national di Parigi sotto la direzione di Daniel Oren con la regia di Giancarlo Del Monaco.

La prima parte dello spettacolo si chiude con un trittico pucciniano delle meraviglie: due arie dalla Tosca e una dalla Bohème. Sale sul palco una Daniela Dessì in splendida forma (e per una volta senza il suo inseparabile Fabio Armiliato), elegantissima nel lungo abito nero, una delle regine della lirica contemporanea. Intona “Vissi d’arte” e non canta Tosca, è Tosca. Tiene la scena come pochi cantanti sanno fare, la si ascolta e ci si dimentica di essere a un concerto perché ci si ritrova immersi dentro l’opera, quasi si riescono a vedere le scene, i costumi, i gesti. Non è un caso se è stata definita dalla critica “la miglior Tosca attualmente in carriera”: una voce bellissima, una tecnica sopraffina, una spiccata intensità drammatica fanno della soprano genovese una delle regine del belcanto. Il pubblico impazzisce e le tributa un’ovazione, l’applauso più lungo e fragoroso della serata. Il giovane tenore Gianluca Terranova, che vedremo presto come protagonista di una fiction Rai su Enrico Caruso accanto a Vanessa Incontrada e Martina Stella, veste i panni di Rodolfo e canta con trasporto ma un po’ di preoccupazione “Che gelida manina” da La Bohème. E la prima parte si conclude con lo splendido duetto “Mario! Mario! Mario!… Son qui”, interpretato da Fiorenza Cedolins e Jorge De Leon. Ed ecco la seconda Tosca della serata, ecco la seconda star sul palco di Macerata. “Mia sirena” canta Cavaradossi, e in effetti la soprano friulana assomiglia a una sirena fasciata nel suo lungo abito rosso fuoco. C’è mestiere, c’è sicurezza, le basta aprir bocca per dimostrare di stare lassù, un gradino sopra. Considerata voce pucciniana per antonomasia, è ormai lanciata in una carriera internazionale che, come ha ricordato in una recente intervista, è partita qualche anno fa proprio dallo Sferisterio, dal debutto nel 1999 in Butterfly con la regia di Henning Brockhaus e la direzione del compianto maestro Massimo De Bernart. Reduce dal ruolo di Micaela nella Carmen dell’Arena di Verona nel mese di luglio, la Cedolins sfodera un grande squillo nella voce ed è straordinaria, anche in forma di concerto, a rendere una Tosca innamorata e gelosa del suo Mario. Un ottimo duetto esaltato anche dalla prova di De Leon, che si rilassa rispetto alla prima aria e riesce a dispiegare in libertà la sua bella voce potente.
Alla ripresa, dopo l’intervallo, è ancora un’intensa Daniela Dessì a deliziare il pubblico con “Pace mio Dio”, da La forza del destino di Verdi. E dopo la soprano cinese Sun Xiuwei, che esegue senza troppo entusiasmare la celebre aria dall’Aida “Cieli azzurri”, sale sul palco Roberto Aronica, tenore molto amato a Macerata per aver ricoperto a metà degli anni Novanta i ruoli di Edgardo, Rodolfo e Alfredo in Lucia di Lammermoor, Bohème e Traviata. Stavolta ha scelto, dall’Ernani di Giuseppe Verdi, la difficile aria “Mercè diletti amici… Come rugiada al cespite”: un’interpretazione vibrante e generosa come sempre, all’altezza di una bravura riconosciuta sui palcoscenici di tutto il mondo. È sempre un piacere ascoltarlo.
Dopo tanti tenori, finalmente un baritono, e pure marchigiano: Marco Di Felice. Caratterizzatosi ormai come baritono verdiano e chiamato con successo nei principali teatri d’opera, canta con grinta l’aria “Nemico della patria” dall’Andrea Chenier di Umberto Giordano. Ma si ritorna subito alle voci tenorili spinte con Giancarlo Monsalve, che interpreta “O souverain” da Le Cid di Jules Massenet, cantata da Del Monaco nel 1973 a fine carriera (si ritirò dalle scene nel 1975) in un discusso concerto alla Salle Pleyel di Parigi. Monsalve è cileno: l’esuberanza dei sudamericani, la voce scura, il gusto nel canto (ha studiato con Monserrat Caballé e Mirella Freni) lo fanno apprezzare dal pubblico. E dopo tante soprano, finalmente anche un mezzosoprano, Anna Malavasi, che insieme a Gezim Myshketa, l’Escamillo della Carmen in scena stasera, regala al pubblico un bel duetto dal Don Giovanni di Mozart “Là ci darem la mano”, con una voce piena, agile e squillante. Molto brava.
Il lungo programma prosegue col tenore argentino Gustavo Porta, che sfoggia una bella voce nell’aria “Cielo e mar” dalla Gioconda di Amilcare Ponchielli. Poi, con un cambio d’abito che solo le vere dive si possono permettere, elegantissima in un lungo peplo bianco bordato di strass, torna sul palco Fiorenza Cedolins per cantare “Io son l’umile ancella” dall’Adriana Lecouvreur di Francesco Cilea. Lo Sferisterio si spella le mani, l’atmosfera è carica di magia. A seguire, il celebre e sempre coinvolgente quartetto dal Rigoletto “Bella figlia dell’amore”, con Silvia Della Benetta (Gilda), Anna Malavasi (Maddalena), Marco Di Felice (Rigoletto) e Gianluca Terranova (Duca di Mantova).
L’omaggio a Del Monaco non può che chiudersi con Otello, il ruolo interpretato trionfalmente dal tenore allo Sferisterio 45 anni fa e uno dei suoi preferiti in assoluto. Pare ne abbia cantate qualcosa come 427 recite, dal debutto al Teatro Colón di Buenos Aires nel 1950 fino all’ultima edizione di Bruxelles nel 1972. Un Otello che Del Monaco cantò per due volte, nel 1960 e nel 1966, anche a Palazzo Ducale di Venezia, dove il prossimo anno verrà finalmente rimesso in scena per la regia, indovinate un po’, di Francesco Micheli! Vladimir Galouzine, applaudito dal pubblico che ne ha apprezzato la forza interpretativa, canta il tragico monologo del IV atto del dramma verdiano “Niun mi tema”.
Il doveroso tributo a un artista immenso, una scintillante serata lirica che rilancia Macerata, rielevandola al top operistico estivo en plein air: ciò che lo Sferisterio si meritava. L’augurio per il prossimo futuro è che questa terra marchigiana cui Del Monaco fu molto legato (avendo studiato a Pesaro ed essendo stato protagonista assoluto della rinascita della stagione lirica maceratese nel 1967 voluta da Carlo Perucci ed Elio Ballesi appunto con Otello), e che ha definito nella sua biografia “sonora, canora e un po’ pettegola”, torni ad essere, anche grazie anche ad eventi come questo, più sonora, più canora e un po’ meno pettegola.
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Caro amico Nazzareno Antinori,
tu almeno non avresti cantato col microfono. Forse per questo non ti hanno invitato…
Credo, Filippo, che quelli fossero microfoni ambientali o per registrare.
Se di microfoni vogliamo parlare, è l’audio della presentatrice che è stato un disastro. Non si è capito niente di quanto annunciava e raccontava della biografia artistica di Del Monaco.. Della sua voce che arrivava a tratti e distorta, si riusciva a cogliere una parola su tre e quindi non c’è stato il dovuto accompagnamento del pubblico nella narrazione biografica.
A me non è piaciuto l’allestimento con quel riquadro Mondrian a luce blu – come i neon delle uscite di sicurezza e dei servizi- insieme alla gialla proiettate sul muro a .incorniciare le foto dell’Artista. Sobrio, ma di elegante freddezza.
Io, almeno un cambio di luci nella seconda parte dello spettacolo, almeno lì , l’avrei visto bene anche per rinnovare l’atmosfera della lunga serata ,e poi anche qualche elemento visivo dinamico, sorprendente, come punteggiatura per richiamare l’attenzione lungo la crescente carriera di successo di Del Monaco. La mia sensazione è stata infatti , che il racconto per immagini ,svolto in maniera così fissa e lineare, sia passato in secondo piano, si sia appiattito su sè stesso rispetto quanto avveniva sotto sul palco, dal vivo..Anche i filmati originali , non hanno aiutato a ricreare quella stessa partecipazione di pubblico nei video.. Insomma, per me c’è stata un po’ di dispersione di contenuto della serata., dove hanno preso soppravvento le stelle nazionali e internazionali. Poi quell’uscita silenziosa degli artisti dopo l’applauso: troppo lungo quel percorso da acconpagnare ogni volta coi soli occhi.
Altra cosa che si è fatta notare per assenza, è che non si è visto circolare un fiiore a pagarlo oro. Nessuna composizione floreale da nessuna parte, neanche all’ingresso principale come tocco d’accoglienza al clima particolare della serata. Ci stava; retorico, scontato, quanto volete, ma ci stava ieri sera.
Questo è il mio personalissimo giudizio ( A parte l”oggettività sull’audio della presentatrice. Veramente fastidioso.).
Sul pienone, diciamo un po’ anche grazie a Simonetti.
Nel complesso belle voci con Dessì e Cedolins in grande spolvero ma alla serata è mancata una conduzione brillante e l’inserimento tra un’esibizione e l’altra di qualche ricordo e aneddoto su Del Monaco. Pessima, stranamente, l’amplificazione. Non si capisce poi tutta l’enfasi, pure dei media locali, sulla presenza del presidente di Confindustria Squinzi abbigliato tra l’altro con tanto di cravatta orribile e pantaloni spiegazzati. Ci toglieranno la provincia ma certe volte siamo provinciali come nessuno…
Cari amici, Anche io ero presente, penso che i microfoni siano stati piazzati solamente per dare una presenza maggiore in caso di un eccessivo assorbimento ambientale vista l’ assenza di effetto elettronico, tutto era ben bilanciato e acustico. Ottima la scelta di mette l’ audio nella buca orchestrale libera, altre soluzione avrebbe ostacolato con le casse la visione dai posti estremamente laterali, ma ha penalizzato gli stessi, perdendo l’intelliggibilità della voce della presentatrice che di suo si mangiava le parole. Penso che in tutta la platea e nei palchi l’audio fosse ottimo. Mi ė sembrato eccessivo parlare in maniera assolutistica di audio pessimo o come scritto dalla signora Moroni in maniera un pò presuntuosa, rendendosi portavoce di circa o più di 2000 spettatori. Forse un commento più corretto sarebbe stato… ” Dalla mia posizione non si ascoltava bene la voce della presentatrice “. Anche le luci mi sono sembrate di buon gusto. In sostanza e poi ė quello che più conta: buona musica e belle voci.
Di tutti i fotografati, quanti hanno pagato e quanti (a vario titolo) hanno assistito aggratisse????
Si potrebbe avere un elenco di coloro che hanno ricevuto i biglietti omaggio per questa Stagione?
A chi sono stati dati?
perchè??
greendigita
Quindi , secondo lei, correttamente , avrei dovuto pensare con la sua testa e scrivere quello che ha scritto lei per me alla fine del suo commento?
Ma mi faccia il piacere!!! Il mio commento è corretto perchè è il mio, nel senso che ho detto quello che penso io. . Il suo no invece, sia nel merito, che nei miei confronti..
Già che a me rispondere a chi non si sa , è una cosa che non sopporto, mi cita per nome dandomi della presuntuosa solo per avere detto le cose come stanno e in più, vuole anche mettermi in bocca quello che piace a lei? E’ il trionfo della vile arroganza.
Potrei replicare semplicemente dicendole che anche io, dalla mia postazione, avrei avuto diritto ad ascoltare ottimamente, come sostiene sia stato per la platea e i palchi, oppure perchè c’è un solo modo di fare le cose, bene,, ma siccome essendoci diversi posti liberi mi sono spostata col permesso delle mascherine, posso rassicurarla che la voce della presentarice arrivava lo stesso male anche in altre parti, e a dirlo, non sono solo io qui, ma tutti quelli seduti vicino a me. e altro pubblico all’uscita..
Ma lei piuttosto , come fa a sapere tutti quei particolari tecnicii ? E in quanti posti sedeva cotemporaneamente per dire che l’audio era ottimo dappertutto ,tranne dove ero io? Io no, lei invece conosce personalmente le 2000 persone per parlare al posto di tutte?
Sull’allestimento ribadisco: luci fredde, spettacolarmente inesistente, sceneggiatura piatta, non coinvolgente, mai un effetto scenico .Non mi è piaciuto.
.A lei poi che importa se a me non è piaciuto?
Mi lasci nella mia convinzione e nell’ immaginare tanti altri elementi di supporto per una serata celebrativa come quella.
Questo al di là della musica e dei cantanti, sui quali nulla da dire. Sono andata principalmente per ascoltare la Cedolins e ho scoperto tante altre belle voci.
Gentilissima amica,
Io non le ho chiesto di pensare con la mia testa, forse ha letto superficialmente, tant’ è vero che non mi oppongo al suo commento oggettivo, ma la forma con cui la espresso. Se rilegge bene il mio post , consigliavo solamente di rendere le eventuali giuste critiche meno oggettive e più soggettive specificando dove come e quando ( Si fa per dire ). Comunque intanto ė importante avere appurato che come pensavo lei era collocata nei posti estremamente laterali. No che giustifichi il fatto che li non si sarebbe dovuto ascoltare bene, ma almeno, vista la complessità della forma dello sferisterio dovremmo essere più indulgenti: pensi quello che avremmo dovuto se avessero messo le casse audio sul palco
…ricomincio che mi ė partito anzitempo il post…
Gentile signora,
Non le chiedevo di ragionare con la mia testa né che abbia mai affermato che le sue critiche non fossero reali, stavo facendo osservare che a mio modesto parere il suo commento fosse un pò troppo oggettivo e quindi espresso in forma poco soggettiva, forse ha letto superficialmente il mio post. Anch’io ho cambiato più volte posto e le posso assicurare, contrariamente da lei, che sentivo bene in tutta la platea, unico appunto qualche grosso problema fonetico della presentatrice ( si mangiava le parole ).Appurato, che come avevo intuito, il suo posto era molto laterale ,non ritiene di dover essere un po’ piú indulgente, anche se ragionevolmente lei avrebbe dovuto sentire bene come gli altri. Purtroppo lo sferisterio ha una forma atipica, e quindi difficile da sonorizzare se le casse audio non vengono posizionate sul palco, non oso pensare quali critiche avrebbe mosso giustamente se le avessero messo le casse audio sul palco impedendo gran parte della visione, ma in compenso avrebbe sentito bene la presentatrice. Lei mi chiede come faccio a conoscere tanti dettagli tecnici, semplicemente prima di parlare mi documento. Perchè se la prende così tanto se le dico che fare affermazioni in maniera oggettiva mi sembra presuntuoso? Questo è il mio parere ed è lei che mi vuole indurre di pensare con la sua testa, torno a ripetere legga bene il mio post e si accorgerà che non ho mai cercato di ostacolare la sua opinione, ma caso mai di giustificare delle scelte tecniche, viste da un tecnico. verbo volant scripta manent
Ps. Comunque prima di offendere le persone dandogli del vile arrogante, si prenda una camomilla, e poi risponda civilmente ad uno scambio di
greendigital
in quello che ho detto sull’amplificazione non c’è niente di soggettivo e non è questione di laterali. Sappia che io prima di parlare o sono informata o m’informo. Se parla da tecnico e sostiene che lo Sferisterio per la sua forma è difficile da sonorizzare ,insiste a scaricare le colpe sulla presentatrice che si mangiava le parole e sul posizionamento delle casse o degli spettatori anzichè ammettere che il disturbo si è creato per le non idonee regolazioni , lei , prima di aprire bocca si studi bene W.Clement Sabine.
al p.s. le rispondo.:
E chi avrei offeso io, di grazia? Chi è greendigita per tutti i lettori ? Un avatar.!
Ci vuole una gran faccia tosta, sa? Lei è andato persino ad appurare dove ero seduta io ed ha potuto farlo in quanto mi presento per chi sono ,mentre io avrei offeso tale greendigita, dandogli del vile per il fatto che non si presenta col suo vero nome ,e dell’arrogante in risposta a volermi far dire cose che a lui sarebbe piaciuto dicessi, oltre avermi attaccata pretestuosamente per coprire una magagna evidente a tanti spettatori e poi venire infine a raccontare balle sull’acustica in relazione alla forma dello Sferisterio.
Ma mi rifaccia il piacere.
UNA SERATA DA CANCELLARE ,UNA BRILLANTE STAGIONE A OSPITATO UNA ORRENDA MESSANSCENA PER ACCOMODARE QUALCUNO,SOLITI VIZI SIAMO SEMPRE IN MANO AD IMPROVVISATORI FURBI