
Antonio Mastrovincenzo
di Marco Pagliariccio
È partita la più classica delle rese dei conti in casa Pd. E il primo a farne le spese è Antonio Mastrovincenzo. L’ex presidente del consiglio regionale è stato espulso dal partito per essersi candidato (venendo eletto con 2.051 preferenze) alle ultime regionali nella civica di Matteo Ricci.
Scelta decretata dalla commissione regionale di garanzia su ricorso di alcuni iscritti di Ancona, ma operazione sulla quale troneggia la figura della segretaria Chantal Bomprezzi e che affonda le radici nel diktat della stessa nella marcia di avvicinamento alla composizione delle liste: il no al terzo mandato a Palazzo Leopardi, che aveva messo fuori gioco lo stesso Mastrovincenzo insieme agli altri due consiglieri uscenti Manuela Bora e Fabrizio Cesetti.

Chantal Bomprezzi, segretaria del Pd Marche
Ma se per quest’ultimo era alla fine arrivata la deroga (e infatti l’ex presidente della Provincia di Fermo è stato puntualmente rieletto raccogliendo 4.141 voti), per Mastrovincenzo e Bora era arrivato il no assoluto a correre nell’affollata lista dem anconetana, che faceva gola alla stessa Bomprezzi (poi finita fuori dal consiglio con 2.933 preferenze buone per un quarto posto di lista) e dove già figuravano “cavalli di razza” come l’ex sindaca del capoluogo dorico Valeria Mancinelli e il già candidato governatore Maurizio Mangialardi. Ricci, però, non voleva dissipare il tesoretto di voti che potevano portare in dote Bora e Mastrovincenzo e aveva offerto a entrambi la possibilità di entrare nella sua lista. Proposta declinata da Bora, ma accettata da Mastrovincenzo e non sembrava esserci nulla di strano, trattandosi di una lista costruita dal candidato governatore, anch’esso esponente dem. Tanto che l’assemblea regionale del partito nulla aveva avuto da eccepire sulla cosa. E invece ieri la doccia gelata sulla testa dell’ex presidente del consiglio regionale.

Silvia Venerucci, presidente dell’assemblea regionale del Pd
La scelta di Bomprezzi ha messo in subbuglio in partito. La segretaria tace e fa altrettanto Mastrovincenzo, ma ce ne sono eccome di esponenti di spicco dell’area dem a parlare. Silvia Venerucci, presidente dell’assemblea regionale del Pd, ha parlato di «profonda preoccupazione e rammarico per la decisione di espulsione di Antonio Mastrovincenzo dal partito» visto che il provvedimento «risulta in forte controtendenza e stride con le decisioni assunte dall’assemblea regionale stessa. In occasione dell’ultima seduta, infatti, l’assemblea aveva votato favorevolmente l’ingresso di Mastrovincenzo e Bora nella lista del presidente, la loro permanenza all’interno del Partito democratico, il loro ingresso nel gruppo consiliare del Partito democratico in Consiglio regionale, qualora eletti. La decisione di espulsione è grave e non tiene conto della volontà unitaria espressa dal massimo organo statutario regionale. Una forzatura di questo tipo rischia di minare la coesione e l’unità necessarie in questa fase politica, e si pone in contrasto con un percorso di ricomposizione e inclusione che stavamo cercando di costruire. Riservo ogni valutazione e iniziativa politica e statutaria necessaria per comprendere e affrontare le ragioni di tale provvedimento, auspicando che si possa giungere ad una soluzione che ripristini la serenità e l’unità all’interno del partito».

Romano Carancini
Anche l’ex sindaco di Macerata Romano Carancini si schiera con Mastrovincenzo. «Non si può essere “semplicemente” scandalizzati dall’espulsione farsa di Antonio Mastrovincenzo dal Partito Democratico. Occorre chiedersi perché ciò sia avvenuto dopo che l’assemblea regionale aveva votato unanimemente che Antonio rientrasse nel gruppo consiliare Pd. Occorre chiedersi chi siano i “mandanti” di questa operazione di “epurazione”. Occorre chiedersi se la segretaria regionale del Pd e il segretario provinciale di Ancona fossero al corrente di questa sconsiderata azione. E non si provi a sostenere la casualità del fatto, ammantando di ipocrisia anche questa porcheria politica. Ne va della democrazia e della trasparenza di un partito che su questi principi dovrebbe continuare a fondare la propria ragion d’essere. Ad Antonio, come sa, tutta la mia solidarietà, con la stima e l’affetto di sempre».

Fabrizio Cesetti
Cesetti, che si era trovato in una situazione simile a quella di Mastrovincenzo, arriva a chiedere la testa (politicamente parlando) di Bomprezzi. «Ritengo che chi si è preso la responsabilità di deliberare l’esclusione di Antonio Mastrovincenzo dall’Anagrafe degli iscritti al Partito democratico, così come gli eventuali ispiratori di questo sciagurato provvedimento, debbano quanto prima rendere conto del danno arrecato al partito stesso – tuona il consigliere dem – il percorso che ha portato alla candidatura di Antonio Mastrovincenzo nella Lista civica Matteo Ricci Presidente e alla sua successiva elezione in consiglio regionale è stato assolutamente lineare e trasparente, ma soprattutto si è svolto in pieno accordo con il partito. E, verbali alla mano, quell’accordo non ha mai contemplato la fuoriuscita dello stesso Mastrovincenzo dalla comunità dem. Tanto è vero che questa settimana, accogliendo l’auspicio di Matteo Ricci, l’ingresso di Antonio Mastrovincenzo nel nuovo gruppo assembleare del Partito Democratico è stato approvato a maggioranza. E allora è arrivato il momento di dire basta: il tempo dei sotterfugi di coloro che all’interno del partito agiscono nell’ombra, le ormai tristemente note “teste disabitate”, sollevando polveroni e lambiccandosi su norme e regolamenti per ricavare posizioni di vantaggio personale, deve finire. Sia convocata urgentemente l’assemblea del Partito democratico delle Marche e la segretaria regionale Chantal Bomprezzi, insieme a tutta la segreteria regionale, si presentino all’appuntamento dimissionari».

Alessia Morani
Ma anche un altro pezzo da novanta del partito, l’ex deputata pesarese Alessia Morani, si schiera contro la scelta della segretaria. «Mai avrei pensato ad una deriva così distruttiva del mio partito nelle Marche – rincara la dose Morani – Antonio Mastrovincenzo non è solo uno dei massimi dirigenti del nostro partito, ma è anche una persona perbene ed un uomo leale. Nonostante l’ingiusta esclusione dalla lista del Partito democratico per le elezioni regionali, si è messo in gioco, su richiesta di Matteo Ricci, candidandosi nella sua lista ed è risultato il primo degli eletti. Oggi fortunatamente siede in consiglio regionale ed è un punto di riferimento per tanti di noi. L’assemblea regionale del Pd nel giorno in cui sono state approvate le liste, ha votato all’unanimità la sua permanenza nel partito e la sua ammissione al gruppo del Pd in consiglio regionale. La sua espulsione fa carta straccia della votazione dell’assemblea regionale che è l’organo sovrano del Pd. Il trattamento che gli è stato riservato offende non solo lui ma tutta la comunità politica del partito democratico ed io mi vergogno profondamente per ciò che ho letto oggi. È necessario che si riunisca immediatamente la direzione regionale per discutere di ciò che accaduto. Servono chiarimenti urgenti e molto profondi. Se qualcuno pensa di poter fare un uso personale del partito a discapito di tutta la comunità, penso abbia sbagliato i suoi conti».
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Chantal Bomprezzi, segretaria regionale del partito, interviene sulla questione: «Il Pd sta discutendo in queste settimane nelle assemblee provinciali e presto convocheremo la direzione regionale. Queste saranno le giuste sedi in cui discutere, confrontarsi e affrontare tutte le questioni. Le commissioni di garanzia, che sono autonome e indipendenti nella loro funzione, hanno un ruolo tecnico e di controllo, pertanto operano e decidono legittimamente in base alle norme statutarie, e non possono quindi muoversi diversamente. Auspico la migliore collaborazione possibile nel rispetto di tutti, in primis sul piano politico, per il bene del nostro partito, per mantenere l’unità tanto faticosamente conquistata – conclude – e per lavorare sulle questioni concrete che interessano alla gente, a partire dalla sanità».
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Beh, i mandanti sono evidenti e abitano a Senigallia
Pupazzi pagliacci!
· C'è stato un ricorso
PD Marche completamente da rifondare. Solo vergogna . Poi non ci si lamenti se sempre più marchigiani non votano
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Con la sconfitta è iniziata l’epurazione…