Corruzione, chiesta l’archiviazione
per il sindaco di Pioraco

INCHIESTA - Il primo cittadino era stato iscritto nel registro degli indagati in qualità di funzionario della Regione per il rilascio di un'autorizzazione. Sin dall'inizio il suo legale ha respinto le contestazioni e presentato una memoria difensiva

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Matteo Cicconi, sindaco di Pioraco

Sindaco indagato per corruzione, la procura distrettuale di Ancona chiede l’archiviazione. Matteo Cicconi, primo cittadino di Pioraco e funzionario regionale, esce dall’inchiesta che lo coinvolgeva per il rilascio alla Massaccio srl dell’autorizzazione di conversione dell’impianto da biogas a biometano. La procura gli contestava di aver accettato la promessa di denaro o altra utilità da un altro indagato, che era amministratore della Massaccio, quale corrispettivo per l’illegittimo rilascio, in tempo utile per partecipare al relativo bando di contribuzioni, priva del parere dell’Arpam, non rilasciato, diceva la procura, a causa delle criticità ambientali del sito in relazione al territorio circostante, che avrebbero necessitato ulteriori approfondimenti.

Il legale di Cicconi, l’avvocato Salvatore Santagata, nei mesi scorsi aveva chiesto l’archiviazione per il suo assistito ritenendo non vi fosse stata «Nessuna promessa di denaro, nessun elemento che confermi azioni corruttive». Cicconi, anche assistito, per la parte amministrativa, dall’avvocato Alessandra Piccinini, era indagato per la sola ipotesi di corruzione e come funzionario della Regione. Oggi la procura ha stralciato la posizione di Cicconi e chiesto l’archiviazione per la parte dell’inchiesta che lo riguarda.  

L’indagine è della procura distrettuale di Ancona e si lega, oltre all’episodio della presunta corruzione, ad un presunto sversamento illecito di liquami e digestato nel fiume Esino. In tutto sono otto le persone indagate e 4 società di cui 3 con sede nel Maceratese. Escluso Cicconi (a cui viene contestata solo la corruzione), le contestazioni, a vario titolo, vanno da quelle legate a reati ambientali, all’illecita gestione di rifiuti. Secondo gli inquirenti sarebbero stati sversati in torrenti affluenti al fiume Esino oltre 3.800 tonnellate di liquami e digestato. I rifiuti erano costituiti principalmente da liquame bovino e residui della produzione di biogas.

(Gian. Gin.)

«Non c’è prova di corruzione, l’indagine sul sindaco Cicconi va archiviata»

Liquami nell’Esino: otto indagati. Funzionario regionale accusato di corruzione. Sequestrati 3 impianti biogas e un allevamento



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