La Corte d’appello
di Alessandro Luzi
«Aveva già avuto rapporti». Questa una parte delle motivazioni della sentenza di primo grado con cui era stato assolto un 31enne accusato di violenza sessuale su una 17enne. Dopo oltre un’ora e mezza di camera di consiglio, oggi pomeriggio la Corte d’appello di Ancona ha ribaltato la sentenza del Tribunale di Macerata del 2022, condannando a 3 anni l’imputato. Nella requisitoria il pg di Ancona, Cristina Polenzani, aveva chiesto di riformare la sentenza di assoluzione e condannare il 31enne per violenza sessuale a 4 anni e 1 mese (come chiesto in primo grado dalla procura di Macerata).
Le contestazioni dell’accusa risalgono al 9 luglio del 2019 in un piccolo comune dell’entroterra maceratese. All’epoca dei fatti l’imputato aveva 25 anni e la ragazza, straniera, 17.
L’avvocato Mauro Riccioni
Quella sera i due erano usciti in auto insieme ad un’altra coppia, rimanendo poi da soli. In quel momento, dice l’accusa, il 25enne avrebbe costretto la giovane ad avere un rapporto sessuale completo.
La giovane, quando era riuscita a scendere dall’auto, era andata a chiedere aiuto ad una connazionale sua coetanea che poi l’aveva accompagnata a fare denuncia ai carabinieri.
Il 31enne, difeso dagli avvocati Mauro Riccioni e Bruno Mandrelli, ha sempre negato le accuse. La 17enne, i genitori e i fratelli si erano costituiti parte civile tramite l’avvocato Fabio Maria Galiani.
«Siamo rimasti sorpresi da questa pronuncia – ha detto Mandrelli -, per commentarla e valutare se fare ricorso in Cassazione attendiamo attendiamo il deposito delle motivazioni. Stigmatizziamo il clima che si è voluto creare attorno all’udienza di oggi con articoli e dichiarazioni che a mio avviso hanno turbato la serenità della discussione. La sentenza di primo grado risale a 3 anni fa e in questo periodo non ho sentito dibattiti e prese di posizione sull’argomento». Le motivazioni della sentenza arriveranno entro 90 giorni.
In primo grado i giudici del Tribunale di Macerata avevano assolto il 25enne, poi era arrivata la richiesta d’appello della Procura e della parte civile.
L’avvocato Bruno Mandrelli
«Aveva già avuto rapporti, dunque era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione. La giovane non aveva opposto resistenza né chiesto aiuto» hanno scritto i giudici nella motivazione. E poi ancora «era rimasta in compagnia dell’imputato, accettando di accomodarsi sul sedile posteriore e qui di scambiarsi effusioni amorose con lui, senza manifestare fino a quel momento alcuna contrarietà, nonostante fosse evidente a chiunque che fossero giunti in quel posto proprio a tale scopo».
A entrare sulla vicenda la deputata maceratese del Pd, Irene Manzi. «Serve colmare un vuoto normativo – ha detto Manzi -. È dovere delle istituzioni interrogarsi con serietà sul modo in cui il nostro ordinamento interpreta e protegge il consenso nei rapporti sessuali. Una norma chiara non è solo un adeguamento agli standard europei e internazionali, come richiesto dalla Convenzione di Istanbul, ma un passo necessario per garantire tutela, dignità e giustizia».
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