I fratelli Di Segni con il cardinale Edoardo Menichelli
Ci sono storie che neanche la morte riesce a spegnere, ma anzi rende eterne. Nel giorno del lutto per la scomparsa del cardinale Edoardo Menichelli (leggi l’articolo), si ricorda come una di queste viva nel cuore di San Severino, tra le colline di Serripola, dove durante l’occupazione nazifascista si intrecciarono le vite di due bambini: uno sarebbe diventato cardinale, l’altro il rabbino capo della comunità ebraica di Roma.
È qui che, tra il 1943 e il 1944, trovò rifugio la famiglia ebrea del dottor Mosè Di Segni – medico, partigiano, Medaglia d’argento al Valor militare – in fuga dalle persecuzioni. Con lui, la moglie Pina Dascali Roth e i figli Elio e Frida, ospitati e protetti dalla piccola comunità di Serripola, grazie anche all’intercessione del parroco del tempo.
In quella stessa frazione era nato Edoardo Menichelli, il futuro cardinale, che da ragazzino giocava con i fratelli Di Segni. «Don Edoardo era uno dei bambini di Serripola con cui io e mia sorella Frida giocavamo. Lui sapeva che con quei bambini si poteva giocare ma non si poteva chiedere chi fossero e da dove venissero», ricordò anni dopo Elio Di Segni.
Riccardo, terzo figlio della famiglia e oggi guida spirituale dell’ebraismo romano, non era ancora nato, ma il legame con Serripola e San Severino è profondo e vivo. Tanto che nel 2011, proprio la città decise di celebrare quella straordinaria vicenda con una cerimonia ufficiale, conferendo la cittadinanza onoraria ai fratelli Di Segni. In quell’occasione, il cardinale Menichelli poté riabbracciare, commosso, i suoi antichi compagni di giochi.
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