“La paura dei numeri”,
premiato ad Amsterdam e Frascati
il film made in Macerata

CINEMA - La pellicola, basata sul racconto di Elisabetta Garbati e con sceneggiatura che porta la firma anche di David Miliozzi, ha ricevuto il titolo nella categoria Sociale al Castelli Romani Festival, dopo la palma per la fotografia vinta in Olanda

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In primo piano Elisabetta Garbati, David Miliozzi e il regista Mauro John Capece

Nell’attesa di ricevere il premio per la migliore fotografia all’Amsterdam New Cinema Film Festival, “La paura dei numeri” di Mauro John Capece ha trionfato anche al Castelli Romani Film Festival di Frascati, dove si è aggiudicato un riconoscimento per il miglior film sociale e ha ottenuto una menzione speciale per la miglior attrice a Corinna Coroneo.

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La premiazione a Frascati

E c’è tanta Macerata dentro la pellicola, che è ispirata al racconto “Il fantasma della fontana” della ginecologa e consigliera comunale Elisabetta Garbati e la cui sceneggiatura porta la firma anche dell’altro consigliere comunale David Miliozzi (con la collaborazione della stessa Garbati). I due, inoltre, fanno anche parte del cast insieme agli altri due maceratesi Maurizio Boldrini e Francesco Pugnaloni e con l’11enne civitanovese Margherita Cerolini.

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La locandina del film, con protagonisti Margherita Cerolini e Francesco Pugnaloni

Patrocinato dalla Marche Film Commission, “La paura dei numeri” è un racconto sul tempo, la diversità e l’autismo affrontati con sguardo rigorosamente formale, ispirandosi ad una suggestiva leggenda marchigiana. Al centro della storia c’è una bambina di 11 anni affetta dalla sindrome dello spettro autistico. Attraverso il suo punto di vista, l’opera intreccia due piani temporali, il 1923 e l’oggi, interrogandosi con urgenza su come era essere autistici allora e come lo è ora. «Noi non siamo diversi, sono gli altri che sono tutti uguali» è una delle frasi centrali del cortometraggio, a proposito del quale il regista afferma: «La sceneggiatura di questo “piccolo capolavoro” mi ha spinto a tornare a raccontare storie più essenziali, restando comunque fedele alla mia cifra cinematografica, precisa e rigorosa. Ne è nato un corto intenso e curato nell’estetica, a cui sono profondamente affezionato, nettamente distante dalle opere convenzionali. Ho voluto mostrare come venivano trattati, in passato, i bambini con sindrome dello spettro autistico, circa un secolo fa, e come, invece, oggi ci si relaziona con loro. Ho realizzato immagini forti per un progetto che alterna scene ambientate negli anni Venti, periodo in cui questi bambini “particolari” venivano talvolta condotti persino dall’esorcista, ad altre collocate nella contemporaneità, dove finalmente possono ricevere l’attenzione e il sostegno che meritano».

“La paura dei numeri”, diventa un film il racconto di Elisabetta Garbati



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