Grupo Compay Segundo a Porto Recanati
di Marco Ribechi
Notte di ritmi cubani a Porto Recanati, l’Arena Gigli diventa una pista da ballo. È stato un concerto travolgente e partecipatissimo quello andato in scena nella località costiera che ha visto per protagonista il Grupo Compay Segundo de Buena Vista Social Club, i principali ambasciatori della musica cubana nel mondo. Un evento molto atteso come racconta la lunga fila che, per circa un’ora, ha raccolto il folto pubblico prima dell’ingresso in un’arena completamente occupata per rendere tributo a colui che è stato tra i principali artefici della diffusione della musica cubana nel mondo. Sul palco nove musicisti d’eccezione con il ritmo nel sangue, scelti dallo stesso Compay Segundo prima di morire come suoi eredi, diretti dal figlio contrabbassista Salvador Repilado.
Hugo Garzon
Un concerto di livello internazionale capace di scuotere le vene dei presenti e di divertire con la più classica delle anime latine. Dopo pochissimi minuti infatti le ali esterne dell’arena erano già piene di spettatori che, piuttosto che restare seduti ad ascoltare la musica, hanno preferito danzare e muoversi insieme alla piccola orchestra cubana. «Siamo qui per portare un fraterno saluto dall’isola di Cuba a Porto Recanati – è l’esordio con cui Hugo Garzon, cantante e suonatore di maracas, inizia a caricare il suo pubblico – partiremo dalle canzoni più semplici fino ad andare verso quelle più profonde» riferendosi con tutta probabilità alle tematiche toccate. Ad aprire le danze è El Carretero seguita da De Camino a la Vereda e subito il pubblico diventa partecipe alle continue richieste dei musicisti che sono a Porto Recanati non solo per suonare ma, soprattutto, per far danzare. «Voglio vedervi scorrere il suono nel sangue, nelle vene» grida Garzon prima del brano Para hacer un son.
Il direttore Salvador Repilado, figlio di Compay Segundo
Il primo momento di romanticismo arriva con il pezzo immortale di Consuelo Velázquez Bèsame mucho, probabilmente il brano in lingua spagnola più celebre e cantato al mondo. Particolarmente toccati i tanti latinoamericani presenti in arena dove fioccano anche alcune bandiere di Cuba. Company Segundo infatti non è solo uno degli emblemi dell’isola ma un vero e proprio orgoglio di tutto il centro e Sudamerica, continente la cui cultura non può essere scissa dalla musica. Dopo il pezzo Maria Luisa il concerto si trasferisce in Repubblica Domenicana con il pezzo di Juan Luis Guerra Para que sepas seguito da San para ti, tratta dall’ultimo lavoro della band Vivelo, Amor de loca juventud e Orgullecida. L’arena Gigli è ormai una pista da ballo dove è impossibile tenere a freno il desiderio di muoversi e di esprimere, tramite la danza, l’apprezzamento per un concerto tanto divertente e ben suonato. Altri tre brani, rispettivamente Yo Domino, Enamorate Bailando, e la celebre Candela aprono ai ricordi di una Cuba d’altri tempi, legata anche alle sue vicende politiche.
Per questo l’immancabile tributo al comandante Che Guevara con il brano di Carlos Puebla Hasta Siempre Comandante Che Guevara: «Ogni volta che veniamo in Italia non possiamo, da nord a sud, non suonare questa canzone». La conclusione è affidata a due pezzi invece per ricordare Compay Segundo, scomparso a quasi cento anni nel 2003. Quasi un secolo di Cuba, di cambiamenti epocali, tutti cantanti attraverso quello stile musicale caraibico esportato in ogni angolo del pianeta. «Vi prego di fare luce con i cellulari per salutare colui che ha reso possibile tutto questo» chiede l’orchestra prima di suonare il suo brano più famoso Chan Chan che chiude anche l’intero concerto. Ma il pubblico non è pago, grida “Un’altra, un’altra” e subito viene accontentato con Guajira Guantanamera. Al termine dello spettacolo i musicisti si concedono per delle foto a un pubblico che ha letteralmente amato un evento dal sapore del passato, immaginato tra cadenti case cubane e vecchie automobili anni ‘50, trascorso a sorseggiare rum e a respirare grandi sigari fumosi.
È stato uno spettacolo bellissimo. Grazie Cuba,grazie a Compay Segundo per averci trasportato per un momento in America Latina.
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