Il Rigoletto nella messa in scena di questa stagione tra pulp e thriller. Un circo abbandonato fa da teatro alla vicenda
di Marco Ribechi
Il Rigoletto Pulp torna allo Sferisterio a dieci anni dalla sua prima messa in scena ed è di nuovo successo. E’ un allestimento ormai collaudato e sempre apprezzato quello proposto ieri sul palco dell’arena maceratese, già realizzato nel 2015 e nel 2019 su regia di Federico Grazzini. Il secondo titolo a debuttare nella stagione 2025 riesce ad entusiasmare il pubblico in platea nonostante i piccoli incidenti di percorso che però non sono stati in grado di rovinare la serata.
Un momento dell’esibizione di ieri allo Sferisterio
Per prima cosa la sostituzione in corsa del baritono Nikoloz Lagvilava, vittima di un malore durante le prove generali e rimpiazzato da Damiano Salerno nel ruolo di Rigoletto. Una scelta forzata che però non ha destato alcun tipo di incertezze anzi, proprio il nuovo protagonista è stato il più acclamato durante i saluti finali.
E poi la pioggia, arrivata a pochissime gocce verso il termine del primo atto e salutata da Ivan Magrì, alias il duca di Mantova, con uno squillante “Pioovee” che ha destato l’ilarità dei presenti. Fortunatamente il clima è stato clemente e, dopo aver messo gli strumenti dell’orchestra in salvo per precauzione e una pausa di circa 15 minuti, si è potuti tornare alla finzione scenica che è proseguita senza più alcun intoppo.
Del Rigoletto maceratese, ambientato in un circo abbandonato e frequentato da personaggi oscuri e poco raccomandabili si sono già spese molte parole: la corte del Duca di Mantova, composta da sicari e scagnozzi da film noir, è in grado di accogliere senza indugi la trasposizione dell’opera verdiana, rendendo ancor più cruda una storia che non esula da momenti di vera violenza. Se il secondo atto è quello forse più riuscito è nel terzo che il linguaggio del regista si fonde quasi con quello filmico, l’omicidio di Gilda ricorda i thriller più diretti e il conseguente cadavere nel sacco sembra quasi aspettare una squadra della scientifica per l’ispezione.
In questo turbine di scene piuttosto esplicite tutte le voci sono state in grado di brillare e strappare i consensi del pubblico: oltre ai già citati protagonisti maschili ottima prova per Ruth Iniesta, protagonista anche lo scorso anno nella Turandot nei panni di Liù, e Carlotta Vichi, anche lei presente in arena nel 2024 nella Norma nel ruolo di Clotilde. Notevolmente apprezzato anche Sparafucile, ovvero Luca Park. Merito anche della puntuale bacchetta del direttore Jordi Bernàcer che ha condotto la Form con ferma sicurezza. Anche Bernàcer ha già calcato il podio dell’arena quando nel 2023 diresse una splendida Lucia di Lammermoor.
Nel pomeriggio del Rigoletto però anche un’altra piacevole novità: si tratta del tour immersivo sulle arie dell’opera verdiana, un vero e proprio viaggio per i vicoli e i monumenti di Macerata con un’audioguida interattiva che guida la passeggiata (leggi l’articolo). L’idea è della coppia Michele Tirani e Riccardo Tabilio e sarà di nuovo proposta, su prenotazione obbligatoria, anche nelle date del 3, 5 e 8 agosto.
L’opera in arena torna nel prossimo fine settimana: il 25 luglio di nuovo con Rigoletto, il 26 con il debutto del Macbeth di Emma Dante e il 27 con la seconda rappresentazione de La Vedova Allegra.
(Le foto della serata del Rigoletto: Luna Simoncini)
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Piove sul bagnato. Conoscevo l’allestimento e la regia fin dal 2015, ma sono ritornato, sperando che almeno i cantanti fossero in grado di reggere il melodramma Verdiano. Solamente Luca Park (Sparafucile)è stato un basso molto incisivo, gli altri sembravano che si fossero radunati nel pomeriggio per la prima volta cercando di portare a termine l’opera sperando che la pioggia li confortasse. Imbarazzante è stato l’ultimo atto, con il camioncino per la vendita della…porchetta di Sparafucile, la passeggiata…archeologica romana e la povera Gilda uscita dal sacco, trasformata in bambolina per poi resuscitare dietro l’esterrefatto Rigoletto. Da maceratese e amante della lirica, vi chiedo: cercate i onorare i padri del melodramma allo Sferisterio (Perucci,Calzetti, Quagliani,Calogero, Ballesi, Proietti, Pieroni) e tanti altri, che fecero grande le stagioni dal 1967 al 1986.
Ho sempre avuto l impressione che il 90% alle prime dello Sferisterio …specie quelli in prima fila..fossero più esperti di Outfit che di Musica lirica..Personalissimo giudizio…
Peccato che Verdi non abbia composto un quarto atto tutto dedicato all’incidente probatorio relativo al processo per il fattaccio della locanda sul Mincio.
Verdi col cocchio che avrebbe fatto il compositore se avesse saputo di come sarebbe stato rappresentato a Macerata il Rigoletto che ricordo dicevano la sua opera preferita che però pare qui, quello più calpestato . E poi proprio in quel Santuario del melodramma che come dice Brunetti sembra siano più esperti in Outfit seppur di pessimo gusto. Seppur c’è da dire che sia po’ decaduto da quando hanno tolto il cinema con in suoi pornografici film evento. A proposito, quel regista che tento di continuare la sua sfortunata tournée portando in Spagna dopo lo Sferisterio Granne per dirlo alla Bartoloni che esiste veramente, quel famoso e molto ridente Rigoletto ambientato in un Luna Park, sono poi riusciti gli spettatori paganti a catturarlo? Per decenni avete rappresentato e decantato una Traviata degli Specchi, un sempre verde di sicuro successo, e rifatelo ogni anno alla Prima, alla seconda e alla terza. Una volta in quarta poi chi vi ferma più.