Il disegno di Aleandri
di Luca Patrassi
Sferisterio, basta la parola. Sia che ci si riferisca ai festival di questi anni che alla sua costruzione ottocentesca, l’Arena suscita grande interesse e tifo da “stadio”, giusto per rimanere al tema della mostra in corso al Maxxi che aveva suscitato la protesta dell’assessore comunale all’Urbanistica, già storico presidente dell’Ordine degli architetti della provincia di Macerata, Silvano Iommi. Motivo della contestazione la presentazione di un progetto dell’ingegnere Salvatore Innocenzi di realizzazione dell’Arena attribuendolo all’architetto Ireneo Aleandri che ha poi eseguito l’opera. A contestare le dichiarazioni di Iommi sono il maceratese Massimo Lanzavecchia, autore di pubblicazioni di storia locale, e l’architetto settempedano Luca Maria Cristini.
Massimo Lanzavecchia
Inizia Massimo Lanzavecchia: «“Diatriba Aleandri o Innocenzi”? In realtà, ormai, pare più un soliloquio sul secondo, “un esagerato “campanilismo” di marca ormai sepolta”, come già scriveva Arnoldo Cordoni nel 1932 nella storica polemica di quegli anni. Eppure lo Sferisterio è firmato Aleandri com’è universalmente riconosciuto, ovviamente anche nella mostra in corso al Maxxi di Roma, perché storicamente documentato. Che il Maxxi abbia organizzato a Roma una grande mostra su architettura e mito degli stadi, “prima grande esposizione in Italia dedicata a questa tipologia architettonica” con lo Sferisterio di Macerata a rappresentarne l’archetipo, è una grande occasione per valorizzare il monumento e la città. Che il Comune per la mostra abbia scelto di mandare a Roma (per la seconda volta dopo la bocciatura accademica di duecento anni fa), tra i tanti disponibili un progetto scartato e abbandonato – di Innocenzi del 1821 – piuttosto che quello accolto e realizzato – di Aleandri del 1823 – credo sia stato un grave errore, certamente sul piano della verità storica».
Lanzavecchia argomenta il dissenso rispetto alla posizione di Iommi: «Così, purtroppo, chi visita la mostra vede un disegno considerato brutto e inadeguato dalle Accademie e dai committenti che lo bocciarono, ma soprattutto ricava una rappresentazione distorta del progetto su cui lo Sferisterio è stato costruito; e chi si dovesse imbattere nella “protesta” maceratese contro il Maxxi, che doverosamente ha attribuito ad Aleandri l’architettura, rimarrebbe quantomeno perplesso se non divertito. È vero, purtroppo, che siamo in un periodo in cui su più versanti della storia locale fioriscono ipotesi “creative” non supportate da documenti certi o evidenze plausibili, ma sullo Sferisterio la vicenda storica è chiara e ampiamente studiata, documentata e pubblicata – e il mio libro del 2023 ne è l’esempio più recente e aggiornato. Come spesso accade, anche in questa vicenda bi-centenaria rimangono aspetti da approfondire, che comunque non modificherebbero il giudizio storico consolidato, né sui progetti di Innocenzi rifiutati né sulla paternità architettonica di Aleandri; quindi ben vengano eventuali ulteriori studi e nuovi documenti, del resto sui social sempre annunciati ma di cui fin qui non s’è vista traccia».
Luca Maria Cristini
Altro intervento di replica a Iommi è quello di Luca Maria Cristini che, indirettamente, si è sentito chiamato in causa: «In primo luogo non c’è stata mai da parte mia alcuna polemica, ma la volontà da parte di chi ha studiato per anni l’architetto Aleandri e la sua opera, di ristabilire una volta per tutte la verità sulla paternità del progetto del grande stadio maceratese. I miei studi pubblicati e il fatto che Massimo Lanzavecchia mi abbia chiesto di firmare la prefazione del proprio libro dedicato a mettere la parola fine sulla questione credo stiano a dimostrare questo: nessuna polemica, ma solo l’ennesima affermazione se ce ne fosse stato bisogno, di un’ineluttabile verità storica, già, peraltro, ampiamente dimostrata in maniera inequivocabile molti anni fa da Gualberto Piangatelli. In secondo luogo mi permetta di osservare che questo ricorso a chissà quale dietrologia per motivare una didascalia sbagliata mi sembra dimostrare un patologico complesso da parte di chi ipotizza chissà quali manovre . Si chieda di correggere il cartellino, oppure – cosa c he sarebbe migliore – il Comune di Macerata, se ci tiene a fare bella figura, mandi in mostra al Maxxi uno dei bei disegni di Aleandri, invece di quello di Innocenzi, che era stato bocciato da tutte le accademie dello Stato Pontificio! I curatori della mostra, tra cui c’è il maceratese Manuel Orazi, sono studiosi di chiara fama e si offende la loro onestà intellettuale al solo pensiero che possano essere manovrati nelle loro scelte di curatela».
Lo Sferisterio in una mostra al Maxxi: polemica sull’autore del disegno originale
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Concordo con il collega Cristini quando dice “nessuna volontà polemica”, tanto più se fatta su tematiche ultronee e in occasioni inopportune. Allo stesso modo concordo con il fatto che Macerata-Musei chieda (come credo abbia doverosamente già fatto) non tanto di correggere quanto di integrare il cartiglio descrittivo con il nome dell’autore del disegno originale (Salvatore Innocenzi 1821), richiesto e dato in prestito per la mostra romana sugli stadi aperta sino ad ottobre.
Questo dice l’IA
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Lo Sferisterio di Macerata: Un Gioiello Architettonico e Culturale
Lo Sferisterio di Macerata è molto più di un semplice edificio; è un’icona della città e un luogo che ha saputo reinventarsi nel corso dei secoli. Progettato dall’architetto Ireneo Aleandri e inaugurato nel 1829, la sua storia è affascinante quanto la sua architettura.
Dalle Partite di Pallone all’Opera Lirica
Inizialmente, lo Sferisterio fu concepito per ospitare il gioco del pallone col bracciale, uno sport molto popolare all’epoca. La sua particolare struttura a emiciclo, con un muro rettilineo molto alto e una gradinata a ferro di cavallo, era perfetta per questo scopo. Questa configurazione, insolita per un teatro, è ciò che lo rende così unico e acusticamente eccezionale.
L’Architettura di Ireneo Aleandri
Ireneo Aleandri, allievo di Raffaele Stern, diede vita a un’opera che, pur nella sua funzionalità originaria, mostrava già un’innata eleganza. La facciata è caratterizzata da 100 colonne e il muro di gioco, alto 13 metri e lungo 88, è una vera e propria parete scenica. La capacità di Aleandri fu quella di combinare la praticità richiesta dal gioco con un’estetica neoclassica che ancora oggi affascina.
La Trasformazione in Teatro all’Aperto
La vera svolta nella storia dello Sferisterio avvenne nel 1921, quando fu allestita la prima stagione lirica con l’Aida di Giuseppe Verdi. Da quel momento, lo Sferisterio si affermò come uno dei più importanti teatri d’opera all’aperto d’Italia, capace di ospitare produzioni di grande respiro e attirare artisti di fama internazionale. La sua acustica, sorprendentemente buona per una struttura nata per un altro scopo, ha contribuito in modo significativo al suo successo lirico.
Lo Sferisterio Oggi
Oggi lo Sferisterio è la sede principale del Macerata Opera Festival, un evento di risonanza internazionale che attira migliaia di appassionati ogni estate. Oltre all’opera, ospita concerti, eventi culturali e spettacoli di vario genere, confermando la sua versatilità e il suo ruolo centrale nella vita culturale delle Marche.
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Ireneo Aleandri, nato l’8 aprile 1795 a San Severino Marche e morto il 6 marzo 1885 a Macerata, non risulta essersi laureato in ingegneria in senso moderno, poiché all’epoca il sistema universitario e i percorsi formativi erano diversi da quelli attuali. Aleandri si formò come architetto presso l’Accademia di San Luca a Roma, dove fu discepolo di Raffaele Stern e Giuseppe Camporese, due figure di spicco dell’architettura neoclassica. Non si hanno evidenze di un titolo di laurea in ingegneria conseguito in una specifica università o data, ma la sua formazione romana, completata intorno al 1819, gli permise di sviluppare competenze sia in architettura che in ingegneria, come dimostrato dalle sue opere, tra cui lo Sferisterio di Macerata (1823-1829) e il viadotto di Ariccia (1846). La sua attività professionale si basava su incarichi pratici e sulla reputazione acquisita, più che su un diploma formale.
@Franco Pavoni, “Ingegnere” e “architetto” sono all’epoca termini equivalenti, a indicare una professione unitaria, che fino al ’700 si conseguiva «su pratico tirocinio innestato sopra una cultura generale», poi su frequenza di studi presso Scuole e Accademie (G. Giovannoni, Architetto, in Enciclopedia Italiana, Treccani, 1929). Mentre di Salvatore Innocenzi, “ingegnere” del Comune, «nulla si conosce degli studi» (G. Spadoni) ma è ipotizzabile rientrino in quel “pratico tirocinio”, di Ireneo Aleandri si sa che ha frequentato il Liceo a Macerata e la scuola di architettura dell’Accademia di San Luca a Roma (allievo si Stern, Camporese, Valadier).
Onestamente non capisco. Non ho mai approfondito il percorso storico dello Sferisterio, ma presupponendo che esista una documentazione che fa risalire i primi disegni a Salvatori Innocenti come sostiene l’assessore Iommi presumo che questa attribuzione sia fatta sulla base di documentazione certa, ma anche se così non fosse e l’attribuzione è invece da ricondurre all’Aleandri, non comprendo l’interferenza della politica su questa questione, argomento a lei per definizione assolutamente estranea. La politica quando interferisce impropriamente su questioni tecniche o sulla lettura storica degli eventi del passato produce solo danni. Nel primo caso, l’autostrada del Sole tratto calabro ne è testimonianza, nel secondo caso, la storia viene modificata al fine di piegarla ai propri interessi ideologici nascondendo così la verità storica dei fatti
@Placido Munafò, infatti la questione non dovrebbe essere per nulla politica. L’attribuzione dello Sferisterio ad Aleandri è storicamente definita. Purtroppo è persistito un filone carsico, tutto maceratese. che parte dalle divisioni originarie interne alla Società promotrice sul primo disegno di Innocenzi per riesplodere in una grande polemica nel primo centenario (tra Cordoni e Spadoni), che Capici ricostruisce nel suo Sphaeristerium del 1989 e che Iommi ha riesumato da qualche anno con una serie di post sui social. Devo peraltro a questa riesumazione la curiosità che mi ha spinto a ristudiare i documenti di archivio e a pubblicare il mio libro nel 2023. La questione, quindi poteva e doveva rimanere sul piano dell’approfondimento storico, invece il Comune sta usando il suo potere unilaterale per una vera e propria azione, anacronistica e infondata, di rivalutazione di Innocenzi e di svalutazione di Aleandri, fino ad inviare alla mostra del MAXXI di Roma un disegno bocciato invece di quello vero per rappresentare lo Sferisterio! Si può lasciar correre una enormità del genere sul piano storico senza che chi conosce quella storia sia chiamato a chiarire come stanno le cose?
@ Massimo Lanzavecchia, ripeto che non ho mai approfondito la questione storica dello Sferisterio, ma stante quanto scrive, presumo allora che il mio intervento sull’interferenza politica potrebbe essere appropriato.