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«Ben 18 milioni per l’Istituto San Giuseppe,
più che per riparare tutte le chiese in città»

MACERATA - L'ex consigliere comunale Pd ed ex direttore Erap Daniele Staffolani mette nel mirino il maxi contributo per il complesso di via Isonzo. «E' il più grande cantiere di ricostruzione privata della città dietro alle demolizioni alla Pace ma tutto è passato sotto silenzio: quali sono i gravi danni riportati dall’edificio a seguito del sisma tali da giustificare l’erogazione di un contributo di tale entità?»

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La scuola San Giuseppe

«Finanziamento da oltre 18 milioni per l’adeguamento sismico dell’Istituto San Giuseppe di via Isonzo, più che per la riparazione di tutte le chiese danneggiate dal sisma a Macerata, circa 13 milioni» così Daniele Staffolani, ex consigliere comunale Pd e già direttore Erap Macerata. «Un cantiere aperto nel 2023 e passato quasi inosservato – dice Staffolani -, tanto più che, vista l’entità del finanziamento concesso, costituisce nella città il più grande cantiere nell’ambito della ricostruzione privata dopo quello relativo ai palazzi demoliti di via Pace – rimarca Staffolani – alla Congregazione, proprietaria dell’immobile, con decreto dell’Ufficio speciale per la ricostruzione è stata concessa la ragguardevole cifra di 18,1 milioni. I lavori, iniziati ad aprile 2023, dovrebbero concludersi il  17 febbraio 2028,come indicato nel cartello di cantiere; il livello operativo dell’intervento, su cui è stato parametrato il finanziamento, è pari a L4, ossia ad un livello di danno e di vulnerabilità sismica piuttosto elevati».

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Daniele Staffolani

La scuola paritaria privata delle Giuseppine ha una storia lunga oltre un secolo e da circa un decennio non è più gestita direttamente dalle suore ma da una cooperativa e che, attualmente, ospita una scuola dell’infanzia, una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado per un totale di circa 200 alunni. «Si pensi, per rimanere in ambito ecclesiastico, che la Diocesi di Macerata ha ottenuto un finanziamento decisamente inferiore, circa 13 milioni, per la riparazione di tutte le chiese danneggiate dal sisma nella città. Per il Duomo di San Giuliano, ad oggi ancora chiuso, edificio imponente che aveva subito danni non trascurabili, è stato previsto un finanziamento di soli 4 milioni. Quella destinata all’Istituto delle Giuseppine per il solo adeguamento sismico appare una somma veramente cospicua che non può non destare qualche perplessità. Per fare un altro confronto, al liceo Scientifico Galilei, probabilmente la più grande scuola della Provincia con circa mille alunni, sono stati destinati solamente 8,7 milioni di euro per l’adeguamento sismico, mentre, con altri 4-5 milioni di euro, si sarebbe potuto realizzare, delocalizzandolo, un edifico completamente nuovo, risolvendo una volta per tutte l’annoso problema, più volte trattato in Consiglio comunale, di un’unica sede per la scuola, attualmente distribuita tra via Manzoni e il Palazzo degli Studi in centro storico».

Staffolani porta anche altri esempi a sostegno della sua tesi. «Per comprendere l’enormità del finanziamento concesso basti pensare che per la nuova caserma dei Vigili del fuoco serviranno 12,7 milioni, mentre per il risanamento di tre edifici imponenti danneggiati dal sisma quali la Prefettura, la Questura e il Provveditorato agli Studi, è stata stanziata una somma complessiva di circa 19 milioni, di poco superiore a quella erogata al solo Istituto San Giuseppe – prosegue l’ex direttore Erap – anche per l’ex Monastero delle Carmelitane, le cosiddette Monachette, dichiarato inagibile con danni di livello L4, di cui è in corso l’intervento di restauro e risanamento conservativo da parte dell’Erdis per adibirlo a studentato, ci si è limitati ad un finanziamento di 4 milioni di euro nell’ambito di un quadro economico dell’intervento pari a circa 10 milioni. Ovviamente tutto è avvenuto nel rispetto delle normative vigenti in materia, ma ciò non esime dal porsi alcuni interrogativi nel merito dell’operazione. Quali sono i gravi danni riportati dall’edificio delle Giuseppine a seguito del sisma, tali da giustificare l’erogazione di un finanziamento di tale entità? L’edificio è stato oggetto di ordinanza di inagibilità? Sulla base di quale stima dei danni è stato concesso il finanziamento? Non era forse più opportuno, con una somma di tale portata, delocalizzare in altra zona tutto il complesso, come venne fatto anni addietro per il Monastero delle Carmelitane in via Armaroli, ricostruito nel quartiere Vergini, considerato anche l’esiguo numero di suore rimaste nello stabile? Oppure, non volendo delocalizzare, non sarebbe stato più opportuno demolire l’intero stabile e ricostruirlo nello stesso luogo, considerato che lo stesso non sembra presentare particolari pregi sotto il profilo architettonico? Ambedue le soluzioni avrebbero consentito,con una somma decisamente minore, forse con la metà di quella erogata dall‘Ufficio speciale ricostruzione, di disporre di un fabbricato completamente nuovo, in linea con i più recenti standard costruttivi».



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